In Europa e nelle principali economie del continente i segnali sono di una debolezza nella ripresa: il quarto trimestre inizierà in flessione? I problemi della crescita sono ancora irrisolti.
Europa in flessione: le imprese dell’area dell’euro stanno segnalando un forte rallentamento dell’attività, causato da una persistente strozzatura dell’offerta globale e da una conseguente impennata dell’inflazione.
I dati preliminari dei PMI di ottobre hanno confermato ritmi più lenti della crescita. Il rapporto arriva a poco meno di una settimana dalla riunione BCE, che valuterà lo stato dell’economia dell’Eurozona.
I responsabili politici stanno affrontando una crescente pressione per reagire a un picco dei prezzi che secondo loro è transitorio, ma che ormai dura da tempo. Una decisione più restrittiva, però, potrebbe soffocare la ripresa e non essere efficace sui prezzi in aumento a causa, soprattutto, dei colli di bottiglia dell’offerta.
Vediamo cosa hanno suggerito i dati sulla ripresa dell’Eurozona.
La crescita europea in flessione: i numeri
L’indice Flash Composite Purchasing Managers’ di IHS Markit per l’Eurozona, un buon indicatore della salute economica generale, è sceso al minimo di sei mesi di 54,3 a ottobre dai 56,2 di settembre.
Chris Williamson, capo economista aziendale di IHS Markit, ha sottolineato che “un forte rallentamento in ottobre significa che la zona euro inizia il quarto trimestre con il più debole slancio di crescita da aprile.”
Due i motivi di tale andamento, strettamente correlati e già noti: i colli di bottiglia della catena di approvvigionamento, insieme alla carenza di conducenti di veicoli pesanti, hanno fatto sì che l’indice dei prezzi degli input balzasse a 73,1 da 70,9, di gran lunga il più alto dall’inizio dell’indagine a metà del 1998.
Il PMI per il settore dei servizi è sceso a 54,7 da 56,4, il minimo da aprile, e al di sotto di una previsione del sondaggio Reuters di 55,5.
Tuttavia, le aziende hanno assunto personale al ritmo più veloce da allora in oltre 14 anni. L’indice di occupazione è salito a 56,0 da 54,1. L’attività manifatturiera è rimasta robusta e il PMI delle fabbriche è sceso solo da 58,6 a 58,5 di settembre, anche se un indice di misurazione della produzione, che alimenta il PMI composito, è sceso a 53,2 da 55,6, il minimo da giugno 2020.
I prezzi per le materie prime necessarie alle fabbriche sono aumentati a un ritmo record e, sebbene i produttori abbiano trasferito parte di questi costi ai clienti, non sono stati in grado di trasferire l’intero onere.
Da Germania e Francia allarme mancanza forniture
Le due maggiori economie europee hanno evidenziato sofferenze nei dati PMI preliminari.
La compressione dell’offerta globale più grave del previsto ha causato il calo maggiore della produzione manifatturiera francese da quando lo scorso anno sono stati in vigore rigorosi blocchi e ha fortemente smorzato lo slancio di crescita in Germania, riferiscono i responsabili degli acquisti.
Gli indicatori per gli ordini di fabbrica in entrambi i Paesi sono peggiorati in ottobre, con alcuni produttori di beni che hanno affermato quanto i gravi ritardi sulla fornitura di input abbiano causato la cancellazione o il rinvio dei contratti.
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