Per il Fondo Monetario Internazionale, l’Europa deve stare attenta ai fallimenti delle imprese: possono costare anche 15 milioni di disoccupati in più. Cosa fare?
FMI: nuovo monito all’Europa sul fallimento delle imprese.
Il rischio di un collasso è dietro l’angolo, con tragiche conseguenze quali la perdita di altri milioni di posti di lavoro nel già martoriato vecchio continente.
Per il Fondo Monetario Internazionale i Governi dell’Unione Europea hanno un compito complesso ma cruciale: salvare in modo efficace le attività imprenditoriali. Come agire?
Salvare le imprese dal fallimento: ecco come per il FMI
I Governi europei devono aiutare le imprese a rafforzare il proprio capitale per evitare un’ondata di fallimenti e disoccupazione che potrebbe costare 15 milioni di posti di lavoro: questa la drammatica sintesi analitica del FMI.
La stima dell’organizzazione è che le massicce erogazioni di denaro pubblico erogate durante la pandemia abbiano contribuito a salvare 30 milioni lavoratori, ma la quota di società insolventi è in aumento, con piccole imprese particolarmente colpite.
Per togliere dal pericolo bancarotta le aziende europee è quindi necessaria una combinazione di sostegno pubblico e privato per almeno il 2%/3% della produzione economica.
Il monito è ben preciso: solo le imprese sane riusciranno a creare nuove opportunità di crescita e aggiuntivi posti di lavoro. Per evitare di sprecare denaro pubblico cercando di salvare aziende non redditizie o consentire a quelle che ricevono supporto di essere gestite male, gli economisti hanno detto che dovrebbe esserci un principio di coinvolgimento delle banche.
Gli esperti del FMI hanno citato azioni virtuose in tal senso, come: il programma di prestiti partecipativi della Francia, che dovrebbe essere lanciato alla fine di questa settimana; le iniezioni di private equity dell’Italia con un contributo del Governo per le piccole imprese; il meccanismo irlandese per valutare la fattibilità con l’aiuto di valutazioni di mercato.
Attenzione, però, per aiutare le imprese dal fallimento occorre mettere in piedi sistemi complessi, a volte lunghi rispetto alla necessità di aiutare in fretta.
Il terreno, quindi, resta scivoloso. Il principio ribadito dal FMI, comunque, si avvicina a quanto detto da Draghi: non si possono salvare in modo indistinto tutte le aziende. Quelle che non ce la fanno, vanno accompagnate alla transizione.
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