Attenzione ai commenti offensivi e agli insulti su Facebook: potreste essere denunciati per diffamazione aggravata. Cosa vuol dire? Quale pena è prevista?
Facebook: è vero che scrivere su una pagina commenti offensivi e insulti è reato? Pare di sì, e a stabilirlo è stata la Cassazione. Attenzione a cosa scrivete su Facebook, dunque, perché potreste finire in tribunale con l’accusa di diffamazione aggravata.
Se c’è una cosa che piace di Facebook è la possibilità di scrivere e commentare qualsiasi fatto, immagine o post, liberamente, senza il rischio di venire censurati. Il problema, però, è che spesso gli utenti esagerano e finiscono per oltrepassare il limite del diritto di critica, per sfociare in offese del decoro personale. E questo senza incorrere, tendenzialmente, in nessuna denuncia penale. Almeno fino ad ora.
Infatti, con una sentenza del 1° marzo su un caso di diffamazione sul social network ai danni del Presidente della Croce Rossa Francesco Rocca, la Cassazione ha deciso di mettere un freno al trend degli insulti su Facebook.
Se avevate intenzione di offendere pubblicamente il politico di turno o la fidanzata che vi ha tradito, dovrete ripensarci a meno che non vogliate finire in tribunale con l’accusa di diffamazione aggravata.
Vediamo cosa vuol dire e come viene punito chi commette questo tipo di reato.
Facebook, perché l’offesa è diffamazione aggravata
L’offesa tramite Facebook rientra nel reato di diffamazione a mezzo Internet, con l’aggravante che si tratta di un social network frequentato da miliardi di utenti. La condivisione di post e opinioni è quindi potenzialmente infinita, così come l’impatto delle nostre azioni sulle bacheche dei nostri contatti.
Ecco un estratto della sentenza:
“La diffusione di un messaggio in tali modalità ha potenzialmente la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone, sia perché, per comune esperienza, bacheche di tal natura racchiudono un numero apprezzabile di persone, sia perché l’utilizzo di Facebook integra una delle modalità attraverso le quali gruppi di soggetti socializzano le rispettive esperienze di vita, valorizzando in primo luogo il rapporto interpersonale, che, proprio per il mezzo utilizzato, assume il profilo del rapporto interpersonale allargato ad un gruppo indeterminato di aderenti al fine di una costante socializzazione.”
In poche parole, un messaggio di offesa o un insulto su Facebook ha una gravità maggiore rispetto a un’offesa diffusa con altri mezzi proprio perché può essere letto da un numero indeterminato di persone, e perché Facebook ha un ruolo importante nel processo di socializzazione.
Facebook, diffamazione aggravata: quale pena è prevista?
A questo punto vi starete domandando quale condanna è prevista per chi viene accusato di diffamazione aggravata a mezzo Internet e, in particolare, a mezzo “social”.
Ovviamente la gravità della pena dipenderà dai singoli casi, dai soggetti e dai fattori in gioco. Come prima cosa, se non lo avrà già fatto il buon senso dell’interessato, il giudice ordinerà la cancellazione del post o del commento diffamatorio.
Riguardo la fattispecie del Presidente della Croce Rossa, la Corte Suprema ha confermato la condanna al pagamento di una multa da 1.500€ per chi ha chiamato Rocca “verme” e “parassita”.
In generale la pena per questo tipo di reato è la reclusione da sei mesi a tre anni o il pagamento di una multa da 516 a 2065€.
Da oggi in poi sarà meglio pesare le parole dette su Facebook e su altri social network, e acquisire consapevolezza della risonanza che ogni gesto e opinione condivisi in rete possono avere sul mondo.
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