L’articolo 208 presente nella bozza della legge di Bilancio prevederebbe un fondo per “esigenze parlamentari” che in due anni ammonterebbe a 1,2 miliardi: una sorta di tesoretto che sarebbe stanziato da Conte per le spese di deputati e senatori.
Dopo poco più di un mese dall’esito del referendum, con la netta vittoria del Sì che ha sancito la sforbiciata di deputati e senatori a partire dalla prossima legislatura, per i parlamentari nella legge di Bilancio 2021 ci potrebbe essere un bel regalo sotto l’albero.
Un taglio quello dei parlamentari che, per i promotori e sostenitori della riforma da poco andata in Gazzetta, dovrebbe portare risparmi per lo Stato pari a 100 milioni l’anno, anche se per Carlo Cottarelli il lordo non dovrebbe superare gli 80 milioni.
Del resto una ridimensionata ai costi della politica è sempre stato uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle, con Luigi Di Maio che nei giorni scorsi, di fronte alla nuove misure restrittive decise dal governo per fronteggiare il Covid, è tornato alla carica per una sforbiciata anche agli stipendi di deputati e senatori.
Tutto molto bello se non fosse che Il Tempo racconta dell’articolo 208, inserito nella bozza della legge di Bilancio del 16 novembre, dove si parla di un tesoretto da 1,2 miliardi in due anni per le spese dei parlamentari, che così sarebbero in qualche modo “risarciti” dal premier Giuseppe Conte per il ruolo sempre più marginale delle Camere.
Legge di Bilancio: 1,2 miliardi per le spese dei parlamentari?
La bellezza di 800 milioni per il 2021 e altri 400 milioni per il 2022. Ammonterebbe in totale a 1,2 miliardi il fondo per “esigenze parlamentari” che è stato inserito nella bozza dell’ultima legge di Bilancio.
L’articolo 208 presente neòòa bozza del 16 novembre della Legge di Bilancio
A dare la notizia è Il Tempo, che ha parlato di un premier Giuseppe Conte che “ha ritenuto di ricompensare i parlamentari con un fondo molto generoso, che vale la metà dell’intero costo annuale della Camera e del Senato”.
“In questo modo - si legge nell’articolo - gli onorevoli potranno avere la certezza di finanziare le loro iniziative senza vedersele rimandare al mittente dalla ragioneria dello Stato che, in mancanza delle coperture finanziarie, blocca le norme”.
Il quotidiano parla così di maligni che avrebbero chiamato l’articolo in questione “ fondo markette ”, visto che ora i parlamentari “avranno la possibilità di realizzare concretamente i provvedimenti richiesti da singole categorie che li supportano o da cittadini del loro collegio”.
Se la notizia fosse confermata e l’articolo dovesse veramente essere inserito nel testo della legge di Bilancio, ci troveremmo così di fronte a una maggioranza che da un lato esulta per i 100 milioni che saranno risparmiati ogni anno dopo il Referendum, mentre dall’altro votano per un fondo spese da 1,2 miliardi in due anni a disposizione di deputati e senatori.
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