Jeremy Clarkson è un personaggio sopra le righe, senza peli sulla lingua. Non ama la Formula 1 attuale, troppo noiosa e prigioniera di regole cervellotiche.
La Formula 1 cambia con il cambiare dei tempi, dirà qualcuno. E se quarant’anni fa ci si entusiasmava per le ruotate tra Villenueve e Arnoux nel celebre duello di Digione, oggi i piloti devono fare attenzione a lasciare agli avversari lo spazio di manovra senza ostacolarli. Più una serie infinita di regole più o meno logiche,
Regole che in parte derivano da una sacrosanta ricerca della sicurezza, perché è anche vero che quarant’anni fa la morte di un pilota in pista non era un evento così raro. Mentre oggi non è più così, e l’incidente mortale di Jules Bianchi nell’ottobre del 2015 è arrivato a distanza di 21 anni da quelli di Senna e Ratzenberger.
Certo, un’altra fetta di norme e cavilli del regolamento sportivo che governa la Formula 1 - pensata per rendere più interessanti le gare, regolamentare precedenze, manovre e situazioni in gara - ha reso la classe regina degli sport a quattro ruote eccessivamente burocratica, farraginosa e a tratti noiosa.
Formula 1 noiosa? “Niente penalizzazioni, anzi, premi per gli azzardi”
Di una Formula 1 dalla noia mortale ha parlato Jeremy Clarkson, giornalista inglese celebre per aver portato in TV programmi come Top Gear e The Grand Tour. Commentando davanti ad una birra il Gran Premio di Gran Bretagna - che non è stato poi neppure così noioso, agli standard attuali - Clarkson ha affermato di avergli preferito la visione della finale del torneo di Wimbledon.
Nell’intervista - concessa al magazine Drive Tribe - il giornalista ha aggiunto: “E se lo fa un appassionato come me, vuol dire che la Formula 1 ha un grosso problema”. Il problema, per il buon Jeremy, sono le regole che hanno massacrato la Formula 1, togliendo spettacolo, interesse e passione.
Clarkson, che non è tipo da politically correct ne da peli sulla lingua, ha fornito la sua ricetta per riportare interesse verso la F1: “I commissari di gara andrebbero aboliti e i piloti dovrebbero essere liberi di prendersi a ruotate. Altro che penalizzazioni, i piloti che guidano pericolosamente andrebbero premiati con punti aggiuntivi in classifica”.
“Per consentire ciò” - ha aggiunto Clarkson - “le auto dovrebbero essere molto più robuste. Io vorrei tornare a vedere scene come Villeneuve-Arnoux. Basta con i costruttori che mortificano lo spettacolo per ragioni di marketing e investimenti. La Formula 1 deve tornare ad essere uno sport”.
Basterebbe meno cavilli, senza rinunciare alla sicurezza
Un cambiamento drastico. Eccessivo, perché va bene lo spettacolo ma far rischiare la pelle ai piloti no. Non siamo al Colosseo a guardare i gladiatori, ma la provocazione può starci, soprattutto se mirata a stimolare il dibattito.
Che la burocrazia e le regole cervellotiche siano un limite tanto nella vita pubblica quanto nello sport è acclarato. Qualche vincolo in meno farebbe bene alla Formula 1: ad esempio il DRS che è diventata la droga dei piloti per sorpassare. O gli strascichi regolamentari che ormai seguono quasi tutti i GP.
E poi, per gli appassionati, sarebbe bello sentire qualche parola in più da parte dei piloti che non siano le solite frasi di circostanza, filtrate dagli uffici stampa, per giunta. Uno come Ayrton Senna - al pari di Jeremy Clarck, non le mandava a dire: basti pensare il confronto con un giovane Michael Schumacher, dopo aver subito da quest’ultimo un tamponamento a Magny Cours 1992.
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