Alain Minc, consigliere del presidente francese Emmanuel Macron, ha auspicato che l’Italia possa mantenere l’attuale leadership: “Tutti sono preoccupati per il dopo Draghi”. Cosa può accadere alle prossime elezioni?
“Tutti sono preoccupati per il dopo Draghi e i mercati lo dimostrano già. L’Italia poteva permettersi giochi politici finché la Bce creava denaro ogni giorno”. Parole queste di Alan Minc, lo scrittore e politico francese considerato da sempre il consigliere ombra del presidente Emmanuel Macron.
“Se l’Italia mantenesse una leadership come quella di Draghi - ha poi aggiunto Minc come riportato da La Repubblica - La Francia e il Sud dell’Ue sarebbero un blocco molto potente con Spagna, Portogallo e Grecia”.
Un concetto molto chiaro quello di Alan Minc, che è arrivato a margine del vertice Macron-Draghi che si è svolto all’Eliseo. Un momento dove i due leader hanno cercato di fare il punto della situazione visto il momento molto difficile che si sta vivendo in Europa.
Il pensiero dell’Eliseo però sembrerebbe essere proiettato anche verso il 2023, quando a marzo in Italia si terranno da calendario le elezioni politiche: nonostante le tante voci di possibili crisi di governo, il sentore è che alla fine questa legislatura sia destinata ad arrivare fino alla sua scadenza naturale.
Draghi e le prossime elezioni
Che il mondo economico e finanziario faccia il tifo per un Mario Draghi a Palazzo Chigi fino al 2028 non è di certo un mistero. Di recente Goldman Sachs nella sua ultima analisi economica lo ha chiaramente scritto visto il timore che le prossime elezioni politiche possano portare instabilità sul debito pubblico italiano.
Un concetto questo simile a quello espresso da Alan Minc, con l’ipotesi di un Draghi-bis che così ha incassato un endorsement anche da parte della Francia. Musica questa per le orecchie di Confindustria e dei partiti moderati nostrani, che da mesi vanno auspicando una permanenza dell’attuale presidente del Consiglio anche dopo il 2023.
Piccolo dettaglio: Mario Draghi ha sempre dichiarato che non ha la minima intenzione di scendere in politica, quindi è sostanzialmente impossibile che lui possa candidarsi alle prossime elezioni politiche.
L’ex numero uno della Bce di conseguenza potrebbe tornare in ballo soltanto in caso di un pareggio elettorale. Non è un caso che alcune forze politiche, vedi il Pd, starebbero spingendo per una riforma elettorale di stampo puramente proporzionale, che renderebbe inevitabile il ricorso alle larghe intese per dare vita a un governo.
Se invece si votasse con l’attuale legge elettorale, allora il centrodestra se dovesse presentarsi unito avrebbe ampie possibilità di successo, con Giorgia Meloni che a quel punto si troverebbe con la strada spianata verso Palazzo Chigi.
Basterebbe però che Forza Italia decidesse di staccarsi dal centrodestra andando a far fronte comune con i moderati, per rendere assai probabile un pareggio alle urne anche con l’attuale sistema di voto in vigore.
Draghi forever
In sostanza alle prossime elezioni ci potrebbe essere la possibilità che alcuni partiti possano correre non per vincere ma per pareggiare, ponendo così le basi per un Draghi-bis dove i vari leader si andrebbero ad “accontentare” di dividersi i vari ministeri magari rispolverando il sempre attuale manuale Cencelli.
Altro particolare non trascurabile: ma siamo sicuri che Mario Draghi sia interessato a fare il presidente del Consiglio fino al 2028? Dopo le voci di una volontà di “fuga” già lo scorso gennaio in occasione del voto per il Quirinale, negli ultimi tempi molto si è parlato di lui come il possibile prossimo segretario generale della Nato.
In più la prospettiva di dover avere a che fare per altri cinque anni con una maggioranza così tumultuosa e variegata non è di certo delle più allettanti. Visto il pressing già in atto sia dentro sia fuori i nostri confini, alla fine Draghi però potrebbe anche accettare anche in virtù del delicato momento che stiamo vivendo.
L’Italia è l’unica nazione al mondo in cui alcuni segretari di partito, invece che ambire a guidare il Paese, sperano in un capo del governo tecnico. Vista la classe politica che abbiamo, non c’è da meravigliarsi che all’estero facciano il tifo per Draghi.
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