In caso di frode fiscale dell’imprenditore, il giudice può ordinare la confisca anche dei beni futuri, come gli introiti. I dettagli della decisione della Cassazione.
Anche i beni futuri possono essere confiscati. Lo ha deciso la Corte di Cassazione in una recente sentenza, dove è stato stabilito che l’imprenditore accusato di frode fiscale risponde anche con i beni futuri, ad esempio gli introiti.
La sentenza in questione è la n. 13070 del 26 marzo 2019, con la quale gli ermellini hanno accolto il ricorso presentato dalla Procura di Ancona e hanno fornito un chiarimento rispetto alla possibilità di confiscare i beni futuri, argomento sul quale esistono orientamente giurisprudenziali discordanti.
Gli orientamenti principali sulla misura ablativa dei beni futuri sono due:
- uno ne nega la confisca, ed è quello sostenuto dagli imprenditori;
- l’altro ammette la confisca dei beni futuri ed è più garantista nei confronti dei creditori.
Frode fiscale e confisca dei beni futuri: la decisione della Corte di Cassazione
Una recente decisione della Corte di Cassazione (la sentenza n. 13070 del 26 marzo 2019) ha affrontato il difficile argomento della confiscabilità dei beni futuri da parte dei creditori in caso di frode fiscale.
Ebbene, con 25 pagine di sentenza, la Corte esamina i due orientamenti contrapposti a riguardo:
- il primo, dalla parte degli interessi degli imprenditori, sostiene che i beni futuri - come gli introiti - non possono essere soggetti a confisca;
- il secondo, dalla parte degli interessi dei creditori, sostiene che anche i beni futuri dell’imprenditore fraudolento possono essere confiscati.
A conclusione della sentenza in esame, i giudici della Corte hanno propeso per il secondo orientamento, sancendo che in caso di frode fiscale anche i beni futuri possono essere confiscati, misura già obbligatoria per i reati tributari.
Confisca dei beni futuri nella frode fiscale: le argomentazioni della Cassazione
Nel caso di specie, i giudici hanno riconosciuto la correttezza delle osservazioni dell’imputato/imprenditore il quale aveva rilevato la dualità degli orientamenti giurisprudenziali, ma hanno deciso di concludere il caso riconoscendo la confiscabilità dei beni futuri.
Infatti, secondo la Corte, si ritiene applicabile la normativa in ambito di diritto tributario, dove si prevede espressamente la confisca di tutti i beni, anche quelli futuri. Tuttavia, tale confisca dovrà essere ordinata dal giudice solo quando i beni rinvenuti nella disponibilità dell’imprenditore non sono sufficienti a soddisfare il credito.
Detto in altre parole, la confisca dei beni futuri non rappresenta un valido argomento per negare l’applicazione della misura in relazione al profitto ottenuto in seguito ad un reato tributario, sia in via diretta che per equivalente.
La decisione della Cassazione ribadisce anche che il giudizio penale e quello civile e cautelare sono indipendenti tra loro. Quindi, anche se l’Amministrazione coinvolta annulla l’accertamento nei confronti dell’imprenditore ciò non esclude la legittimità della confisca, sia dei beni attuali che futuri.
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