Dopo due giorni di intenso lavoro è stato firmato dal G20 il Patto di Roma, che impegna i Paesi a un miglioramento complessivo dei sistemi sanitari mondiali, senza distinzioni. Il punto sul Covid-19.
Tra il 5 e il 6 settembre si è tenuta la riunione dei Ministri della Salute del G20. Nella conferenza stampa in chiusura del vertice il Ministro della Salute italiano Roberto Speranza ha esposto i punti fondamentali trattati nel corso dei due giorni.
Il Ministro ha aperto la conferenza stampa dichiarando che il G20 si è concluso con l’approvazione all’unanimità del “Patto di Roma”. Il messaggio che passa è un impegno condiviso, un impegno comune per vincere la battaglia contro il Covid-19.
Un globo unito dice Speranza, che vuole camminare insieme per rilanciare la sanità mondiale. Il “Patto di Roma” è un testo complesso che è riuscito a riunione e soddisfare tutti.
Per un cambiamento globale: i punti del Patto di Roma
La pandemia ha segnato in maniera indelebile l’immaginario di tutto il globo, in particolare ha messo in primo piano la necessità di avere un sistema sanitario adeguato, aggiornato e pronto a rispondere alle crisi future sulle quali la comunità scientifica ha messo tutti in guardia da tempo.
Il “Patto di Roma” sigla l’intento comune di non essere mai più impreparati. “In ogni Paese abbiamo vissuto gli stessi problemi - ha detto Speranza - il primo grande punto è ricominciare a investire nei servizi sanitari nazionali”.
L’idea alla base è un impianto universalista, ovvero un sistema che mette al centro la persona, senza distinzione di colore della pelle o di soldi. La strategia comune è quella di “Una sola salute” che mette in relazione la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente, “non è possibile dividerlo” dice Speranza.
Patto di Roma: cosa cambia sulla questione Covid-19?
Tra le decisioni prese sulla questione sanitaria non poteva certo mancare l’argomento che nell’ultimo anno e mezzo ha fatto discutere tutto il mondo politico, sanitario, giornalistico e dell’opinione pubblica.
Basandosi sul principio universalista promosso precedentemente, Speranza annuncia un impegno serio nel raggiungimento dell’obiettivo proposto anche dall’OMS, ovvero la vaccinazione del 40% della popolazione mondiale entro l’anno. Come fare? Una prima azione è aumentare la produzione, ma anche permettere una produzione locale del vaccino.
Infatti a oggi il 75% della produzione dei vaccini è stato somministrato in soli 10 Paesi, lasciando, per esempio, in Africa una copertura vaccinaledi appena il 2%. “Se lasciamo una parte del mondo senza vaccini rischiamo di avere ulteriori varianti che potranno rafforzare la sfida di questo virus contro di noi.
Il Ministro Speranza ha poi lanciato un messaggio di azione e al tempo stesso di speranza per un impegno e una risoluzione della crisi: “Nessuno deve restare indietro nella campagna di vaccinazione, i Paesi del G20 devono farsi carico di aiutare i Paesi più fragili subito, qui, adesso e ora”.
Il G20, per concretizzare questi impegni, non ha vincolato una cifra specifica. In conclusione quindi il vertice non ha preso una decisione economica in merito a quanti soldi stanziare (secondo l’OMS servono circa 2 miliardi di dollari) per vaccinare una buona parte dei Paesi più fragili, ma ha preso un impegno ideologico e politico.
Questo si deve trasformare in investimenti, in azioni concrete, ma che rispondono alle richieste di aiuto e supporto specifiche, senza limiti. Le risorse specifiche economiche saranno quindi decise tra due settimane, quando i Ministri della Salute si incontreranno con i Ministri delle Finanze del G20.
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