Palazzo Chigi non retrocede davanti alle nuove proposte. Il green pass entrerà in vigore dal 15 ottobre senza deroghe, intanto c’è chi prova a indebolirlo.
Nessuna deroga sul green pass. Dal 15 ottobre entrerà in vigore l’obbligatorietà del certificato verde sul luogo di lavoro. Non retrocede il Governo Draghi nonostante le proteste contro l’obbligo. Non si esclude in futuro la possibilità che la validità del tampone sia estesa a 72 ore, ma per adesso Palazzo Chigi rimane fermo nella sua posizione.
È stato lo stesso Mario Draghi a promettere il massimo impegno per portare a termine la campagna vaccinale, unico vero strumento per contrastare l’epidemia dei Covid-19 nelle sue varianti. Secondo la strategia del Governo l’obbligo del certificato anti-Covid consentirà un rapido aumento delle vaccinazioni, permettendo di ripartire in sicurezza.
Proteste sul green pass, Salvini prova indebolirlo
Nonostante la linea decisa del Governo, Salvini prova a indebolire il decreto sul green pass. Dopo le violente proteste dei No-Vax che hanno preso d’assalto il centro di Roma, opponendosi all’obbligo del certificato verde, Salvini è tornato alla carica.
La richiesta questa volta non è nuova. Il leader della Lega ha chiesto al Governo di estendere a 72 ore la validità del tampone antigenico. Questa scelta potrebbe voler dire meno tamponi da fare per i lavoratori no-vax, o per quelli che non possono vaccinarsi per ragioni di salute, Da tre tamponi si passerebbe a uno o due tamponi a settimana.
Il rischio di questa proposta è quello d’indebolire la spinta a favore dei vaccini. L’argomento è stato già dibattuto poche settimane fa. È stato Giancarlo Giorgetti a presentare la questione la prima volta, la risposta ebbe un esito parziale: il limite delle 72 ore può essere valido solo per il test molecolare, non per quello rapido antigenico. Infatti estendendo il limite temporale di quest’ultimo ci sarebbe tutto il tempo per essere contagiati e diventare infettivi. Un rischio da evitare ora che il distanziamento sociale è parzialmente eliminato.
Green pass: il braccio di ferro tra Draghi e la Lega
La questione green pass ovviamente si sposta dal campo sanitario a quello politico. La proposta di Salvini è stata sostenuta dai governatori leghisti, mostrando nuovamente la Lega unita e coesa dopo mesi.
C’è poi un altro fattore da non trascurare. Draghi sembra deciso a non concedere nulla a Salvini su questo terreno. La strada verso l’obbligo del certificato è stata molto ostacolata: a fatica si è siglata un’intesa con i sindacati, che chiedevano tamponi gratuiti, rimasti poi delusi. Anche Confindustria, nonostante alcune voci critiche rimane favorevole a questa linea.
Il Governo ha già affrontato situazioni in cui l’estensione del green pass è stata accompagnata da previsioni alquanto nere, ogni volta rivelatesi false. Infine, sempre sul campo politico è rimasta in sospeso, senza risposta, l’opzione d’imporre l’obbligo vaccinale, rilanciato da Forza Italia. Una decisione che al momento risulta all’esecutivo superflua e poco proficua.
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La risposta del Governo: il green pass unica soluzione
Le proteste non sembrano quindi aver scalfito la linea del Governo Draghi. L’esecutivo ha infatti puntato tutto sui vaccini. Dal 15 ottobre con l’obbligo del green pass sul lavoro, il governo si aspetta infatti un aumento delle prime dosi giornaliere, passate in questi giorni da 50 a 70 mila dosi quotidiane. Il Governo non ha escluso la possibilità che il tampone antigenico possa avere validità di 72 ore, ma sicuramente non ha intenzione di farlo adesso.
Oggi infatti numeri dicono che l’85% degli italiani ha ricevuto almeno la prima dose. Il traguardo da tagliare quindi non sarebbe molto lontano. L’obiettivo è quello di raggiungere il 90% della popolazione over12, nonostante esistano ancora delle sacche di resistenza tra le fasce più a rischio. Per adesso però i dati descrivono una curva epidemiologica in calo e il green pass in questo sembra aver avuto un ruolo fondamentale.
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