Green pass obbligatorio al lavoro, nuova scadenza: il piano del Governo

Simone Micocci

27 Ottobre 2021 - 10:12

Green pass obbligatorio per lavorare: il Governo Draghi vuole rinviarne la scadenza? Ecco fino a quanto dovrebbe durare.

Green pass obbligatorio al lavoro, nuova scadenza: il piano del Governo

I piani del Governo Draghi in merito all’obbligo del green pass al lavoro potrebbero essere svelati a breve. Ebbene sì, secondo quanto riferito da Open (giornale online di proprietà di Enrico Mentana), l’obbligo della certificazione al lavoro potrebbe durare molto di più rispetto a quanto previsto dal decreto che l’ha istituito, il numero 127 dell 21 settembre 2021.

Stando a quanto previsto dal suddetto provvedimento, infatti, il green pass dovrebbe essere obbligatorio per presentarsi sul posto di lavoro fino a quando perdurerà lo Stato di emergenza, ossia fino al 31 dicembre 2021. Al massimo il Governo potrebbe prorogare quest’ultimo fino al 31 gennaio 2022 - così da arrivare al limite di due anni previsto dalla normativa - prolungando di un altro mese l’obbligo della certificazione per i posti di lavoro.

Questo era quanto sapevamo fino a qualche giorno fa, ma secondo anticipazioni sembra che in realtà il piano del Governo sia un altro e verrà svelato già nelle prossime settimane.

Green pass al lavoro: il piano del Governo contro i no vax

Diciamocelo chiaramente: l’obbligo del green pass sui posti di lavoro è stato introdotto per uno scopo ben preciso, ossia incrementare il numero dei vaccinati in Italia così da arrivare alla soglia di sicurezza che gli esperti hanno fissato al 90% di immunizzati.

Per il momento, però, l’impatto sulle vaccinazioni non sembra esserci. Si procede a rilento: nella giornata di ieri il parziale dei vaccini somministrati è stato pari a 73.972, di cui appena 8.554 prime dosi. Chi non è vaccinato sta preferendo il tampone per ottenere il green pass, e ciò contrasta appunto con il piano descritto sopra.

Cosa fare allora? Da una parte c’è chi, come Ricciardi, parla di green pass rilasciato solamente a chi ha fatto il vaccino. In questo modo si arriverebbe a un obbligo vaccinale, seppur velato.

D’altra parte, invece, il Governo Draghi sembra avere in mente un piano: comunicare fin da subito quale sarà la vera scadenza dell’obbligo del green pass per lavorare, così da scoraggiare tutti coloro che pensano di poter andare avanti con il tampone ogni 48 o 72 ore, oppure di smaltire tutte le ferie residue per restare a casa senza perdere lo stipendio.

Green pass al lavoro: per quanto potrebbe essere obbligatorio

Come anticipato, ci sono due differenti risposte a questa domanda. La prima è ufficiale: il green pass, come previsto dalla normativa vigente, servirà per recarsi sul posto di lavoro per tutto il 2021. Dal 1° gennaio 2022, dunque, niente certificazione.

C’è però una risposta ufficiosa che si sta facendo strada in queste ore. Come spiegato da Open, il Governo Draghi ha intenzione di prorogare quest’obbligo fissando la nuova scadenzaalmeno” (scrive Open) a fine marzo 2022. Una decisione che dovrebbe essere annunciata a breve, così da fornire un incentivo alla vaccinazione che sembra essere ormai ferma al palo, con una percentuale dell’86,14% di prime amministrazioni che di questo passo non arriverà mai al 90%.

Cosa decideranno di fare in tal caso i no vax? L’obbligo del green pass in questo caso durerebbe sei mesi (e non due mesi e mezzo come si pensava) e gestire l’assenza dal lavoro per tutto questo periodo non sembra essere fattibile, così come farsi carico della spesa per i tamponi per la quale si stimano 200 euro a persona per ogni mese.

E lo Stato di emergenza?

Va detto che mantenere un tale obbligo oltre la scadenza dello Stato di emergenza non sembra essere semplice, costituzionalmente parlando.

Per lo Stato di emergenza, però, un’eventuale proroga non potrà andare oltre il 31 gennaio 2022, e di conseguenza alla scadenza si procederà con l’approvazione di decreti ad hoc che andranno a mantenere alcune delle principali restrizioni, come pure la figura del commissario straordinario che di fatto dovrebbe servire per gestire la terza somministrazione del vaccino per il Covid.

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