Le notizie incoraggianti relative al vaccino Pfizer-BioNTech hanno generato lunedì un diffuso entusiasmo. Ma il Presidente della Fed di Boston, Eric Rosengren, invita ora alla prudenza e dirotta l’attenzione sui mesi difficili che si profilano negli USA.
“I prossimi sei mesi saranno instabili”. Ne è convinto il banchiere Eric Rosengren, a capo della Federal Reserve di Boston, che in un’intervista rilasciata alla Cnbc ha confessato i suoi timori sull’intervallo di tempo necessario per una distribuzione inclusiva del vaccino contro il coronavirus.
Secondo alcune stime preliminari, infatti, il prodotto presentato da Pfizer e BioNTech – efficace al 90% - sarà distribuito con una prima tranche già sul finire dell’anno, ma si dovrà aspettare il terzo trimestre del 2021 per immunizzare una quantità di individui sufficiente ad impedire la circolazione del virus.
I tempi di distribuzione del vaccino rallenteranno la ripresa economica
Questione di tempistiche. L’efficacia del nuovo vaccino è un dato che è stato accolto con un generale entusiasmo, ma indica una proiezione futura. Il presente, colpo di coda di un anno che ha segnato la storia dell’umanità, è ancora il tempo delle chiusure, delle restrizioni, delle mascherine a coprire il volto.
Il richiamo all’ordine arriva da un banchiere di alto profilo, Eric Rosengren, a capo della Fed di Boston dal 2007, che in un’intervista ha dichiarato:
“Anche se le notizie relative al vaccino sono buone […], rimane comunque difficile provvedere ad un’ampia distribuzione. Allo stato attuale, inoltre, non è ancora dato sapere quante persone saranno disponibili a vaccinarsi volontariamente.”
Il vaccino, per essere efficace, deve infatti essere distribuito in modo capillare. Sebbene sia difficile stabilire il numero di persone da sottoporre al trattamento per ottenere una solida immunità di gregge, alcuni immunologi hanno indicato la percentuale del 60-65% come misura base per contenere efficacemente la diffusione del virus.
Pesano ancora le incertezze sugli stimoli economici negli Stati Uniti
I prossimi mesi, dunque, saranno difficili. L’antidoto necessario per affrontare la lunga stagione invernale non è il vaccino, ma un robusto pacchetto di stimoli economici. Questo, in sintesi, il pensiero espresso da Rosengren, che ha aggiunto:
“Spero che otterremo un pacchetto di stimoli fiscali, ma non credo che arriverà nei tempi che vorremmo. Questo vuol dire che la crescita economica nei prossimi due trimestri sarà più contenuta rispetto a quello che ci saremmo attesi”.
A pesare, negli Stati Uniti, c’è soprattutto la questione irrisolta delle elezioni presidenziali. La vittoria del Democratico Biden è stata accolta con favore dai mercati finanziari, ma lo scenario di elezioni contestate, che ha preso corpo con i ricorsi avanzati dal Presidente Donald Trump, rischia di frenare gli entusiasmi.
Il nuovo pacchetto di stimoli economici dovrebbe infatti essere approvato dal Congresso, ma lo stallo alla Casa Bianca è un ostacolo al proseguimento dei lavori. Trump, infatti, non sembra disposto ad agevolare il lavoro del Presidente in pectore: per nuove misure, dunque, è sempre più concreta la possibilità che si debba attendere l’insediamento di Biden (gennaio 2021).
In assenza di nuovi stimoli, come evidenziato dal report di settembre della Federal Reserve, la crisi economica negli Stati Uniti continua la sua corsa. La contrazione attesa dell’economia del Paese, infatti, ruota intorno al 3-4% nel 2020, mentre il prossimo anno è atteso un rimbalzo che dovrebbe collocarsi nella forbice 3,6-4,7%.
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