ISTAT: in Italia sempre più anziani e stranieri, in calo nascite e laureati

Simone Micocci

16 Maggio 2018 - 15:13

Secondo il rapporto annuale della popolazione firmato dall’Istat l’Italia è il secondo Paese più vecchio al mondo. La causa? Calo delle nascite e aumento delle aspettative di vita.

ISTAT: in Italia sempre più anziani e stranieri, in calo nascite e laureati

Oggi - mercoledì 16 maggio - presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio ha avuto luogo la presentazione del rapporto annuale dell’Istat relativo all’anno solare 2017.

Un rapporto utile per capire quali trasformazioni sono in atto nel Paese, così da poter delineare anche le prospettive per il futuro e le possibilità di crescita.

In realtà quello che emerge dal rapporto annuale dell’Istat non è un quadro positivo per l’Italia, poiché ci sono diversi fattori dei quali preoccuparsi. Ad esempio per il terzo anno consecutivo la popolazione italiana è in calo, con circa 100mila abitanti in meno rispetto al 2016.

Allo stesso tempo è aumentata l’età media della popolazione tant’è che oggi l’Italia risulta essere il secondo Paese più vecchio al mondo, dopo il Giappone.

Ma non è tutto: con il passare degli anni l’incidenza degli stranieri è in continua crescita in quanto il saldo migratorio (differenza tra immigrazioni ed emigrazioni) è ampiamente positivo. Insomma, il nostro Paese sta diventando sempre di più “terra di stranieri”, mentre i nostri giovani viste le difficoltà nel trovare un lavoro stabile e ben pagato decidono di tentare la fortuna verso altre destinazioni.

In calo le nascite

Quindi, sebbene il saldo migratorio sia positivo, anche nel 2017 la popolazione italiana è calata. Nel dettaglio, a fronte di 60,5 milioni di residenti (dei quali 5,6 milioni sono stranieri) ci sono circa 100mila abitanti in meno rispetto al 2016.

Il motivo è che per il nono anno consecutivo le nascite sono diminuite nonostante le misure attuate dagli ultimi governi - quali ad esempio bonus bebè e bonus mamme domani - finalizzate ad incrementare il tasso di natalità.

Nonostante le agevolazioni statali e le iniziative statali (come il Fertility Day) c’è stato il 2% di nascite in meno rispetto al 2017, per un totale di 464mila nuovi nati (il 21,1% dei quali ha almeno un genitore straniero).

Se da una parte le nascite sono in calo dall’altra sta progressivamente aumentando l’età media in cui le donne decidono di mettere al mondo il primo figlio. Nel dettaglio siamo passati da un’età di 26 anni nel 1980 ai 31 anni del 2017, a conferma del fatto che i giovani d’oggi impiegano diversi anni prima di realizzarsi nel lavoro e ottenere un’indipendenza economica tale da convincerli a mettere su famiglia.

Italia secondo Paese più vecchio al mondo

Ed è al calo delle nascite, oltre che all’aumento delle aspettative di vita, che dobbiamo il record di secondo Paese più vecchio al mondo, con 168,7 anziani ogni 100 giovani. Un dato poco invidiabile che ci pone poco dietro al Giappone.

Come anticipato, però, questo record dipende anche dall’incremento delle aspettative di vita (che tra l’altro ha portato ad un cambiamento dei requisiti per il pensionamento), le quali hanno raggiunto gli 80,6 anni per gli uomini e 84,9 anni per le donne.

Nel dettaglio è nei Paesi del Nord Italia che si vive di più (il miglior dato viene rilevato a Firenze dove l’aspettativa di vita tocca gli 84 anni) mentre il minimo è stato registrato nelle province campane di Napoli e Caserta (a pari merito con 80,7 anni).

Ma se oltre a vivere di più si vuole vivere bene, allora lo scettro del miglior Comune spetta a Bolzano: qui infatti l’aspettativa di vita in buona salute è di 69,3 anni per gli uomini e di 69,4 anni per le donne vincendo il confronto con la media nazionale (60 anni per gli uomini, 57 anni e 8 mesi per le donne).

Aumentano i “cervelli in fuga”

Non ci sono più dubbi ormai sul fatto che l’Italia oltre ad essere una delle mete preferite dagli immigrati sia tornata ad essere un popolo di migranti. Pur se in calo rispetto al 2016 (-2,6%), infatti, le cancellazioni anagrafiche nel 2017 sono state 153.000, a fronte di 224.000 acquisizioni di cittadinanza (nel 2016 erano 201.000) da parte dei cittadini stranieri.

Un dato che rende questo scenario ancora più inquietante riguarda il fenomeno dei cervelli in fuga che non accenna ad attenuarsi; basti pensare che nel 2013 furono “solamente” 19.000 i giovani laureati italiani che tentarono la fortuna all’estero, mentre quest’anno è stata toccata quota 25.000.

Ma dove vanno gli italiani che si trasferiscono all’estero? La meta preferita nel 2017 è il Regno Unito (nonostante la Brexit), seguito da Germania, Svizzera e Francia come tra l’altro dimostra la nostra infografica dedicata ai flussi migratori italiani.

Se invece volete approfondire i dati rilevati dall’Istat potete scaricare il report completo che trovate di seguito.

Rapporto annuale ISTAT 2018
Clicca qui per scaricare il rapporto annuale dell’ISTAT in cui viene analizzata la situazione attuale del Paese.

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