Il neo BTP a 30 anni con cedola al 4,30% ha già dato grandi soddisfazioni ai suoi investitori

Stefano Vozza

7 Novembre 2024 - 17:00

A metà settembre il MEF ha emesso questo BTP che in poche sedute si è apprezzato del 4% e poi è ritornato quasi al prezzo di 100

Il neo BTP a 30 anni con cedola al 4,30% ha già dato grandi soddisfazioni ai suoi investitori

Tra le emissioni obbligazionarie sovrane di settembre, un’attenzione particolare l’ha avuta il BTP a 30 anni. Un titolo “insolito” per via della sua lunga durata complessiva che lo rende potenzialmente ideale per molteplici strategie operative.

La cedola, la prospettiva più gradita dal cassettista, non è né bassa né alta (se paragonata a quella degli anni Ottanta e Novanta su simili scadenze). Gli speculatori in bond, invece, ne apprezzano i movimenti dei prezzi dell’obbligazione sul mercato secondario. Nel mezzo, infine, si collocano tutti coloro che guardano a entrambe le fonti di guadagno e studiano se, come e quando sfruttarle al meglio.

A grandi linee, e semplificando il discorso, potremmo dire che il neo BTP a 30 anni con cedola al 4,30% ha già regalato 2 gioie agli investitori. Vediamo di capire quali.

La scheda tecnica del titolo di Stato a 30 anni

Il nuovo titolo benchmark a 30 anni (rimpiazza il “vecchio” BTP 1° ottobre 2053 con cedola al 4,50%) ha codice ISIN IT0005611741. Il titolo ha data inizio negoziazione (mercato MOT di Borsa Italiana) al 13/09/2024 e data di godimento il 17/09/2024. Quella di scadenza e di rimborso finale, infine, è fissata per il 1° ottobre 2054.
L’importo della cedola annua lorda è del 4,30%, il 3,7625% al netto della ritenuta fiscale, ed è pagato su base semestrale (2,15% lordo) ogni 17/09 e 17/03 di ogni anno, fino a scadenza. Il suo importo, ovviamente, è calcolato sul valore nominale del prestito concesso dal risparmiatore all’emittente, il Tesoro dello Stato Italiano.
Il lotto minimo di sottoscrizione resta sempre di 1.000 € e relativi multipli. Infine, le spese bancarie correlate (commissioni di compravendita e dossier titoli) dipendono dalle condizioni commerciali applicate dall’istituto dove si detiene il conto titoli.

Dinamiche dei prezzi e dei rendimenti nelle prime setti

Prezzi e rendimenti si muovono in maniera inversa e di intensità differenti a seconda del titolo in questione. Quelli con elevata duration modificata, come nel caso del BTP a 30 anni (16,37, dati: Borsa Italiana), sono relativamente significativi anche alle piccole oscillazioni.
Vediamo alcuni prezzi segnati dal bond dal principio a oggi (fonte: Investing):

  • 7 settimane fa, in emissione, il bond esitò un prezzo di 99,789 centesimi;
  • il 1° ottobre segnò un primo massimo a 104,36;
  • l’11 ottobre il prezzo low di giornata fu di 101,60;
  • giorno 18 i corsi risalirono fino a 104,15 centesimi;
  • 7 novembre, nuovo minimo (il più basso in assoluto al tempo dell’articolo) di 97,73, prima di una rapida risalita poco sopra i 99 centesimi.

Per il trader molto esperto in bond e navigato in tecniche di trading, il titolo offre dunque margini di guadagno anche a stretto giro. C’è solo un “piccolo” particolare, e che cioè si tratta di un’operatività ad altissimo grado di rischio adatta a una sparuta categoria di investitori. Gente abile, o comunque molto consapevole di incagliare il capitale e/o di esporsi a grosse perdita in capital gain, a inviduare i tempi «giusti» di entrata e di uscita da un certo titolo.

Il neo BTP a 30 anni con cedola al 4,30% ha già regalato 2 gioie in poco tempo agli investitori dinamici

Mentre le variazioni dei prezzi sembrano più vistose, perché più veloci, non altrettanto si direbbe, erroneamente, sul fronte dei rendimenti. Tuttavia, le differenze di quest’ultimi andrebbero calcolate per tutti gli anni di vita residua del bond per apprezzarne le consistenze. Facciamo un esempio.
In emissione, in questo caso avvenuta quasi a 100 e quindi sostanzialmente alla pari, cedola e rendimento bene o male si somigliavano. Pertanto il guadagno complessivo in 30 anni possiamo dire che coincideva con il flusso cedolare nominale.
Se acquistato ai massimi dei giorni scorsi, invece, il rendimento annuo lordo del bond si aggirava al 4,10%. Ora, moltiplicando questo differenziale dello 0,20% per 30 anni ne esce fuori un guadagno complessivo lordo fino al 6% in meno rispetto agli acquirenti della prima ora. Si tratta di tanta roba, specie se pensiamo che il prodotto è sempre lo stesso a quasi parità di tempo.
Parimenti, se acquistato al minimo odierno il rendimento annuo lordo a scadenza sarbbe stato del 4,39% circa, un differenziale capace di «regalare» quasi un 3% lordo complessivo in più in 30 anni.
Morale, la discesa dei prezzi sotto cento giova al rendimento, specie a chi non lo ha sottoscritto in principio e/o cerca di massimizzare il rendimento ottimizzando il prezzo d’ingresso.
Più in generale, questo bond lungo dalla cedola non banale lascia lo spazio di manovra per una vastità di strategie operative differenti. L’importante è averne una propria, ben individuata e chiara nei tempi, negli obiettivi e nei rischi che si è disposti o meno a gestire e a tollerare.

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