Imprese: da inizio 2021 nuova stangata, cambiano le regole su inadempienza

Pierandrea Ferrari

24/11/2020

Dal 1 gennaio 2021 entrerà in vigore la nuova classificazione europea dello stato di inadempienza delle imprese verso gli istituti di credito.

Imprese: da inizio 2021 nuova stangata, cambiano le regole su inadempienza

Con le nuove regole sull’inadempienza scatta l’allarme per il tessuto imprenditoriale italiano. Dal 1° gennaio del prossimo anno, infatti, il nuovo meccanismo esporrà maggiormente le imprese al rischio default a causa del ritocco al ribasso delle soglie di sconfinamento.

La normativa europea, pensata principalmente per ridurre i rischi patrimoniali del sistema bancario, si inserisce in un contesto di accentuata instabilità per imprese, artigiani e famiglie, ora chiamati a conformarsi alle stringenti regole per sfuggire allo stato di insolvenza.

Da qui la levata di scudi di diverse associazioni italiane, da Confesercenti ad Abi, unite nel denunciare l’incompatibilità delle nuove regole con le attuali congiunture economiche dettate dalla pandemia.

Nuova classificazione europea sull’inadempienza: cosa cambia

Il meccanismo in vigore fino all’ultimo giorno dell’anno prevede già la classificazione in default per quelle imprese che non hanno potuto onorare gli arretrati di pagamento rilevanti verso un istituto di credito per più di novanta giorni consecutivi.

Ma è proprio intorno al termine “rilevante” che ruotano la maggior parte delle novità introdotte del legislatore europeo per il prossimo anno. Se l’attributo era riservato, fino a quest’anno, agli arretrati che superavano il 5% dell’esposizione complessiva nei confronti della banca, con la nuova normativa la soglia si abbassa all’1% (per un ammontare minimo di 500 euro).

Il meccanismo, inoltre, accende i riflettori sulle persone fisiche che hanno un’esposizione verso il medesimo istituto di credito inferiore al milione di euro. In questo caso, l’arretrato utile per rientrare negli ingranaggi della nuova normativa - a patto che, come detto, sconfini la soglia del 1% - sarebbe di a malapena 100 euro. Una somma irrisoria, questa, che tuttavia basterebbe alla banca per avviare le azioni necessarie per tutelare i propri crediti e segnalare il debitore presso la Centrale rischi della Banca d’Italia.

Con la nuova stretta, combinata alla contrazione generale dell’economia europea, il rischio principale è quello di assistere ad un domino di imprese impossibilitate ad onorare i debiti. Un’azienda che non provvede al pagamento entro i novanta giorni stabiliti potrebbe trascinare con sé altre aziende a cui è legata economicamente e che hanno una esposizione debitoria nei confronti dello stesso istituto, in un perverso gioco che farebbe precipitare tutta la catena nella black list bancaria. Esito, questo, che impedirebbe ai debitori di richiedere l’aiuto delle banche per un determinato periodo di tempo.

Un coro di no dalle associazioni italiane

La normativa ha sollevato un coro di proteste in Italia, dove la pandemia sta mettendo a rischio oltre 42.000 imprese. La nuova classificazione europea sull’inadempienza rischia infatti di indebolire un tessuto imprenditoriale già logorato dalle restrizioni implementate nel corso dell’anno.

In questi termini è intervenuto il presidente di Abi, Stefano Patuelli, che negli scorsi giorni ha raccolto l’allarme già lanciato da Confesercenti:

“Un meccanismo micidiale, soprattutto in epoca di pandemia, perché chi accusa quel ritardo finisce per essere inserito nella lista dei cattivi pagatori, con tutto quello che ne consegue. Tutto ciò finirebbe per strangolare l’economia”.

Sulla stessa linea anche la Cna - Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa - e la Cgia di Mestre, articolazione territoriale di Confartigianato, che attraverso le parole del suo segretario Renato Mason ha puntato il dito sul comportamento che le nuove banche adotteranno per assorbire le nuove regole:

“È evidente che l’applicazione di queste misure indurrà moltissimi istituti di credito ad adottare un atteggiamento di estrema cautela nell’erogare prestiti, per evitare di dover sostenere delle perdite in pochi anni. Insomma, per tantissime Pmi è in arrivo una nuova stretta creditizia”.

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