Le indagini preliminari servono a stabilire se una persona sia coinvolta o meno in un reato. La legge ne determina durata e funzionamento. Chiariamo cosa sono e cosa succede dopo l’avviso di conclusione delle indagini.
Le indagini preliminari sono una fase fondamentale del procedimento penale, permettono di individuare gli elementi e le prove su cui basare un futuro giudizio di colpevolezza. Le indagini sono svolte dal pubblico ministero insieme alla polizia e hanno una durata massima stabilita per legge, che varia in basa alla gravità del reato di cui si è sospettati.
Se dalle investigazioni emergono elementi sufficienti e significativi di colpevolezza allora potrà avere inizio l’azione penale e il processo dinanzi al giudice.
In questo articolo cercheremo di chiarire qual è il significato delle indagini, a cosa servono, quanto durano e cosa può fare l’indagato per difendersi.
Cosa sono le indagini preliminari?
Le indagini preliminari rappresentano l’iter investigativo mirato a raccogliere prove sufficienti a stabilire se una persona sia innocente o coinvolta in una condotta illecita dopo una denuncia o per iniziativa della stessa Procura. Il pubblico ministero insieme alla polizia giudiziaria dovranno accertare se ci sono indizi tali da poter far ritenere che sia stato commesso un reato.
Le indagini preliminari sono quindi antecedenti al processo, sede nella quale può essere giudicata la colpevolezza dell’imputato. Per la durata delle indagini preliminari si dovrà valutare quindi se ci sono elementi tali per poter avviare un processo a carico del soggetto, ovvero l’indagato.
Non è necessario che l’indagato sia informato dell’avvio di indagini preliminari a suo carico. Anzi il segreto d’indagine o istruttorio copre gli atti del Pm e della polizia giudiziaria “fino a quando l’imputato non ne possa avere conoscenza e, comunque, non oltre la chiusura delle indagini preliminari” (art. 329 del Codice di procedura penale). A questo punto ci si potrebbe chiedere come sapere se si è indagati.
Inoltre, in taluni casi il Pm può richiedere la segretazione del procedimento per non più di 3 mesi. Tale limite per la sua durata non vale nel caso di reati di maggiore allarme sociale.
Spesso si viene a conoscenza dell’esistenza di un procedimento a proprio carico nel momento in cui si riceve un avviso di conclusione delle indagini preliminari.
Quanto durano le indagini preliminari?
Spesso può capitare di chiedersi quanto durano le indagini preliminari. La legislazione in materia è specificata dal codice di procedura penale, art. 407. Ecco durata massima e termini del procedimento, che hanno il via nel momento in cui viene disposta l’iscrizione all’interno del registro delle notizie di reato.
Durata | Reati normali | art. 407, c. 2 |
---|---|---|
Durata normale | 6 mesi | 1 anno |
Proroga | + 6 mesi | + 1 anno |
Durata massima | 18 mesi | 2 anni |
I reati per i quali è possibile disporre per le indagini preliminari di una durata maggiore sono quelli presenti all’interno dell’articolo 407, comma 2 cpp. Essi sono reati gravi che, volendo fornire un elenco a mero titolo informativo, comprendono:
- omicidio, rapina, sequestro di persona a scopo di estorsione;
- associazione mafiosa;
- atti con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordinamento costituzionale
- illegale fabbricazione, cessione, detenzione di armi da guerra, di esplosivi, o di più armi comuni da sparo;
- strage;
- fatto atto a suscitare guerra civile.
Cosa succede a conclusione delle indagini preliminari?
Se dalle indagini preliminari non emerge alcuna prova di colpevolezza dell’indagato e del suo coinvolgimento nel fatto, il pubblico ministero presenta al Giudice per la indagini preliminari (il Gip) la richiesta di archiviazione.
In caso contrario invece le indagini preliminari sfoceranno nella richiesta di rinvio a giudizio che deve essere preceduta dall’avviso di conclusione delle indagini. Entro 20 giorni dalla ricezione dell’avviso di conclusione, l’indagato può prendere visione del fascicolo delle investigazioni e quindi decidere insieme all’avvocato come organizzare la difesa.
Sempre nel termine di 20 giorni, l’indagato può chiedere di essere interrogato dal Pm, depositare le proprie memorie, raccogliere documenti e prove testimoniali in sua difesa e depositarle in segreteria.
Se nel corso dei 20 giorni l’indagato è riuscito a convincere il pm della sua innocenza quest’ultimo può ancora chiedere al giudice che il caso venga archiviato. Altrimenti ci sarà il rinvio a giudizio, vuol dire che il procedimento proseguirà nelle aule di giustizia.
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