Insultare sui social è reato? Per la Procura di Roma pare di no: chiesta l’archiviazione della querela presentata da Fedez e Ferragni contro le offese di Daniela Martani su Twitter.
É legittimo insultare qualcuno sui social con offese e provocazioni? La questione è tutt’altro che banale poiché in ballo c’è la reputazione delle vittime, messa a rischio dal gran numero di utenti che accedono ai social network.
Ultima in ordine di tempo, la decisione della Procura di Roma: il pm ha chiesto di archiviare la querela presentata da Fedez e Chiara Ferragni contro Daniela Martani, ex concorrente del Grande Fratello che aveva definito la coppia “palloni gonfiati” su Twitter.
Secondo la Procura della Capitale, gli insulti sui social avrebbero un lieve livello di offensività, per questo non si configurerebbe né la responsabilità civile né quella penale di chi pubblica il post. Ma è davvero così?
Fedez e Ferragni offesi sui social, per la Procura di Roma non è reato
Il cantante Fedez e la moglie Chiara Ferragni avevo sporto una querela contro Daniela Martani la quale aveva pubblicato su Twitter un post in cui offendeva pubblicamente i Ferragnez, definendoli “idioti palloni gonfiati”.
Tuttavia la Procura di Roma ha chiesto al Gip di archiviare la querela, sulla base del fatto che le offese e gli insulti sui social network non possono essere considerati credibili. Quindi - sempre secondo il pm incaricato - quegli insulti sarebbero privi di credibilità e capacità offensiva e pertanto non inquadrabili né nella condotta di diffamazione che di ingiuria.
I difensori di Fedez e di Chiara Ferragni, invece, sono di parere opposto: il gran numero di utenti che circolano in rete e che hanno dei profili sui social network renderebbe la condotta della Martani ancor più grave.
Non resta che aspettare la decisione del Gip Caterina Sgrò, che dovrà motivare il rifiuto o l’accoglimento della richiesta di archiviazione della querela.
Insultare qualcuno sui social è reato?
La richiesta della Procura di Roma appare azzardata, soprattutto in considerazione della sensibilizzazione di questi ultimi anni verso il fenomeno della diffamazione online.
Secondo il pm i post sui social non sono altro che valvole di sfogo fini a se stesse. Tuttavia la giurisprudenza in più occasioni è andata nella direzione opposta. Insultare su Twitter, Instagram e Facebook può integrare il reato di diffamazione (articolo 595 del Codice Penale) se ricorrono precisi requisiti:
- le dichiarazioni ledono la reputazione altrui;
- i post possono essere letti e commentati da più persone;
- manca la o le persone a cui le offese si riferiscono.
La pena prevista è la reclusione fino ad un anno e la multa fino a 1.032 euro. Anzi, quando la diffamazione è condotta online ci sarebbe addirittura una circostanza aggravante in quanto gli insulti potrebbero avere una visibilità e una diffusione incontrollabile. Leggi anche Insultare su Facebook è diffamazione: cosa si rischia?
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