La Fed deve muoversi in un sentiero molto stretto: da un lato c’è la lotta all’inflazione, dall’altro il rischio recessione.
Inflazione e recessione sono le due grandi minacce con cui si devono confrontare le Banche Centrali in questo momento. In primis la Fed, che oltre a essere la più importante del mondo è anche quella che si trova a governare l’economia che si trova più avanti delle altre nel ciclo economico e dove le tensioni inflazionistiche sono iniziate prima.
Il problema non è di facile soluzione, perché la lotta all’inflazione aumenta il rischio di recessione e viceversa.
Qual è l’obiettivo di una Banca Centrale?
Nonostante le mille sfumature nei mandati, l’obiettivo delle diverse Banche Centrali è generalmente quello di non ostacolare la crescita, anzi favorirla, mantenendo al contempo una moderata inflazione. Per moderata si intende un livello che può oscillare mediamente tra il 2% e il 3%. Sopra inizia a esserci il rischio di una spirale inflazionistica futura, sotto questi livelli si rischia di finire in deflazione, una situazione che è spesso conseguenza di un’economia in stagnazione.
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Tuttavia, a volte ci sono situazioni esogene che scompigliano non poco i piani delle Banche Centrali.
Covid e guerra, due eventi shock in poco tempo
Questa volta le problematiche esogene sono addirittura due. Prima il Covid, che ha provocato un serio problema nelle catene di fornitura e nelle capacità produttive in genere. La ripresa post-Covid ha generato una domanda che le strutture produttive esistenti, peraltro spesso frenate da chiusure e limitazioni varie, non sono in grado di soddisfare.
Le leggi economiche ci dicono che se la domanda sale e l’offerta rimane ferma, allora i prezzi salgono. A volte la situazione è momentanea, perché l’adeguamento dell’offerta richiede semplicemente tempo. Altre volte, però, non è così.
A questo punto, dal febbraio 2022 è arrivata la guerra tra Russia e Ucraina.
Questo evento ha rafforzato le tensioni inflazionistiche, perché ora vengono se non a mancare del tutto, quantomeno a ridursi fortemente tutti gli output provenienti da questi due Paesi. Parliamo del famoso gas, ma anche petrolio e materie prime industriali in genere dalla Russia, mentre dall’Ucraina si è ovviamente ridotta la produzione e l’export di materie prime agricole e fertilizzanti.
In più vengono meno questi mercati per le aziende occidentali. Mercati non enormi, ma la Russia prima della guerra aveva comunque un Pil simile a quello italiano, Non proprio un mercato insignificante.
Quindi, concludendo su questo punto, abbiamo ancora più inflazione e un rischio recessione accentuato.
Come si muove la Fed?
Attualmente la Fed non ha potuto evitare l’inizio di una politica restrittiva, che ha voluto dire ritiro degli stimoli monetari degli anni precedenti, primo rialzo dei tassi e annuncio di nuovi rialzi futuri.
Per ora questa scelta non ha frenato troppo l’economia, ma nemmeno l’inflazione a dirla tutta. Il che vuol dire che agli annunci dovranno seguire azioni concrete e forse quanto annunciato nemmeno basterà.
Le critiche non mancano. Alcuni economisti affermano che la Fed si sia mossa in modo troppo lento, lasciando correre troppo i prezzi. E ora sarà costretta ad agire con politiche restrittive troppo veloci per recuperare il tempo perduto, che penalizzeranno la crescita. Del resto, non abbiamo la controprova di cosa sarebbe successo se la Fed avesse iniziato prima. Magari economia e mercato azionario non avrebbero avuto il boom che hanno avuto nel 2021.
Recessione scontata?
C’è da dire che non tutti sono concordi sul fatto che le politiche necessariamente restrittive porteranno alla recessione. Alcuni vedono la possibilità che presto, terminato il «rebound post Covid», la domanda tornerà maggiormente a concentrarsi sui servizi piuttosto che sui beni. Un’area, questa, meno esposta ai costi delle materie prime.
Altri ritengono che se la Fed affronterà con decisione l’inflazione evitando che questa si espanda anche al mercato del lavoro, allora i anche i rischi di recessione si ridurranno, perché i profitti resteranno buoni e con essi anche gli investimenti e l’occupazione.
Di sicuro, comunque, lo scenario recessivo è oggi più probabile rispetto a qualche tempo fa. Quindi anche i portafogli dovrebbero essere un po’ più prudenti, sebbene sia comunque errato rinunciare del tutto all’esposizione azionaria o ridurla troppo.
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