La protesta dei camionisti spiegata

Luna Luciano

12 Febbraio 2022 - 23:08

La protesta dei camionisti canadesi acquista rilevanza e giunge nel cuore dell’Europa, creando sempre più difficoltà a governi e forze dell’ordine. Ecco cosa sta accadendo e perché.

La protesta dei camionisti spiegata

Si espande a macchia d’olio la protesta dei camionisti canadesi di Ottawa, nota come “Freedom Convoy”. Se le prime manifestazioni sono nate nel cuore del Canada, la protesta si è allargata, raggiungendo gli Stati Uniti, arrivando fino in Europa. In Francia ad esempio la tangenziale di Parigi è stata invasa e bloccata dai manifestanti di questo “convoglio della libertà”.

La rapida e repentina evoluzione di questo movimento ha suscitato non poche preoccupazioni nei diversi Paesi come in Italia, dove i no-vax si stanno organizzando per sostenere il movimento. Nata inizialmente come protesta contro le restrizioni anti-covid per i camionisti in Canada, il movimento potrebbe estendersi fino a raggiungere dimensioni di portata internazionale e addirittura globale, come temuto da alcuni analisti. Ecco la protesta dei camionisti spiegata: come nasce, cosa chiede e perché spaventa tanto.

La protesta dei camionisti spiegata: dove nasce e cosa chiedono?

Il Governo canadese avrebbe oltrepassato i limiti imponendo l’obbligo vaccinale ai autotrasportatori che entravano nel Paese. È stata questa la miccia che ha infiammato le manifestazioni in Canada, e che come una deflagrazione ha raggiunto altre Nazioni.

Il movimento è nato il 15 gennaio a seguito della decisione del Governo di Justin Trudeau d’introdurre l’obbligo vaccinale per i camionisti che entravano in Canada arrivando dagli Stati Uniti. La protesta chiedeva quindi di abolire tale norma. Successivamente il movimento si è allargato progressivamente fino a comprendere tutte le restrizioni anti-Covid, come lockdown, limiti agli assembramenti e mascherine.

In poco tempo le proteste hanno invaso il centro della capitale, Ottawa, dove centinaia di camionisti hanno bloccato il traffico parcheggiando in mezzo alla strada i propri veicoli e suonando i clacson per ore. All’interno del movimento sono poi comparsi anche simpatizzanti dell’estrema destra, fino a raggiungere i movimenti no-vax di altre Nazioni.

La protesta dei camionisti: perché preoccupa a livello globale?

Sono diverse le ragioni per cui la protesta dei camionisti desta non poche preoccupazioni. Basti vedere come nel giro di poche settimane il movimento abbia oltrepassato i confini nazionali, raggiungendo prima gli Stati Uniti, poi l’Australia e la Nuova Zelanda, fino ad arrivare in Europa. A Parigi la tangenziale è stata invasa dai manifestati, la Capitale ha schierato oltre 7000 uomini e in centro sono stati usati anche i lacrimogeni per far disperdere la folla. Non solo. La protesta è arrivata anche nei Paesi Bassi. Ecco quali sono 2 i motivi principali per cui preoccupa così tanto la protesta.

  • Freedom Convoy come movimento globale. È questa la prima ragione per cui l’attenzione internazionale è stata catalizzata da questo movimento. Alcuni osservatori hanno sostenuto che il movimento potrebbe ben presto essere globale. Da protesta specifica quella del Freedom Convoy è finita per diventare onnicomprensiva, contro tutte le restrizioni contro il coronavirus, prendendo piede anche in Paesi lontani e completamente diversi.
  • Impatto economico della protesta. Per quanto il Freedom Convy sia contenuto numericamente non bisogna sottovalutare l’impatto di questo movimento sull’economia dei singoli Paesi e sulle attività quotidiane.

Va comunque detto che al di là dei linguaggi aggressivi adoperati tra i gruppi delle proteste, il Freedom Convoy è rimasto almeno per ora una protesta tutto sommato pacifica.

La protesta dei camionisti prova a sbarcare in UE e in Italia

Dall’inizio delle manifestazioni ormai è trascorso quasi un mese e il fenomeno delle proteste dei camionisti canadese è stato emulato in diverse Nazioni, come in Australi e Francia. Il Freedom Convoy da semplice movimento contro l’obbligo vaccinale per gli autotrasportatori di merci tra il Canada e gli Stati Uniti, si è trasformata in una protesta onnicomprensiva contro tutte le restrizioni contro il coronavirus, ottenendo l’approvazione dei no-vax ma anche di personaggi internazionali come Donald Trump ed Elon Musk. E ben presto le proteste potrebbero arrivare nel cuore dell’Unione Europea e in Italia.

Due sono le date da tenere d’occhio: quelle del 14 e del 22 febbraio quando a Bruxelles, il centro dell’UE, si dovrebbero riunire persone provenienti da diversi Paesi dell’Unione per chiedere la fine delle restrizioni, dell’utilizzo del green pass e dell’obbligo vaccinale.

Le manifestazioni sono attese anche in Italia nelle stesse date. Si dovrebbero infatti riunire a Roma diversi manifestanti no-vax e anti-restrizioni. Gli organizzatori, come sempre accade, utilizzano Telegram per diffondere inviti e informazioni. Anche in questo caso si cerca di solleticare la stanchezza dei cittadini.

Forse così lo capiranno che non siamo pro/no vax. Siamo semplicemente un popolo che si ritrova e dice basta”. È questo uno dei messaggi che si legge su questi gruppi, accompagnando la foto di una bandiera canadese. Le manifestazioni sono l’evidente segno di una stanchezza che intere Nazioni hanno accumulato in quasi due anni di pandemia.

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