La risposta del mondo della musica e della popolazione colpita dalla Guerra tra Russia e Ucraina. Ecco quali brani risuonano sul campo e quali chiedono la pace.
Condividere una canzone è un atto di resistenza. La voce dei civili e dei militari che affrontano l’attacco di Putin è forte e compatta; gli uomini e le donne in Ucraina si fanno forza prima di andare a combattere al fronte o mentre lasciano il loro Paese insieme ai loro bambini. Numerosi i video dei brani intonati fanno il giro del web e diventano virali; anche questa è una parte importante del racconto, il lato più umano delle trincee.
In segno di rispetto e come gesto di opposizione all’invasione russa però si mobilita anche chi sul campo di battaglia non c’è ma ha un nome tale da attirare l’attenzione del pubblico internazionale: Sting torna a cantare il suo famoso singolo «Russians», molto condiviso sui social da chi vorrebbe sostenere, anche con un gesto simbolico, la lotta per la pacificazione dei territori europei.
Del resto ci sono infatti persone che cercano frasi da repostare per sensibilizzare sulla fine del conflitto, mentre altre preferiscono affidarsi alle note evocative di un singolo.
Ci sono però anche gli hacker che, con i gesti sovversivi a cui il gruppo Anonymous ci ha abituato, affidano sempre alla musica il loro messaggio di sostegno all’Ucraina. La loro strategia è quella d’infiltrarsi nelle case dei russi attraverso i loro televisori e non solo.
Vi raccontiamo la storia e il valore di queste note e di tutti i lori interpreti.
Le canzoni dei soldati: dedica militare in musica
Per tenere vivi gli animi ogni metodo è lecito e intonare una canzone come «Zombie» dei Cranberries è un modo efficace per farsi sentire. Alcune telecamere hanno infatti ripreso un momento di «intrattenimento musicale» delle truppe che altro non è che uno sfogo collettivo per esorcizzare la paura della guerra.
Altri filmati riprendono invece la canzone nata in onore dei Bayraktar. Mentre sul campo infatti aumentano le macerie, si leva verso il cielo il coro dei soldati che scelgono proprio di dedicare ai loro droni da guerra un canto corale. La resistenza di Kiev e delle altre città ucraine infatti si basa in gran parte sulla dotazione dell’esercito di TB2, armi che fino a ora sono state capaci di arrestare l’avanzata russa e che quindi i militari considerano parte della loro salvezza.
La canzone sta diventando virale sui social e il “video ufficiale” è corredato dall’hashtag #BayraktarTB2.
Sms e tv: Anonymous punta a mobilitare i russi
Davanti alla censura da parte del governo russo dei vari mezzi d’informazione non allineati alla retorica e alla propaganda putiniana il collettivo di hacker Anonymous si mobilita e su Twitter annuncia di aver violato diverse trasmissioni e canali tv russi (Rossija 24, Pervy Kanal e Moskva 24) colpendo l’ente regolatore dei media e riuscendo quindi a diffondere live non solo immagini della guerra ma anche canzoni ucraine.
Fonti di Adnkronos precisano che tutt’ora permangono anche «disservizi sui siti governativi afferenti al Cremlino».
La nuova strategia mediatica di Anonymous è bombardare i cittadini russi d’informazioni sulla natura del conflitto anche via SMS. Il gruppo tramite un portale appositamente creato invia messaggi a numeri di telefono russi con testi standard come questo:
«Cari russi, i vostri media sono stati censurati. Il Cremlino sta mentendo. Migliaia di vostri soldati e fratelli ucraini stanno morendo in Ucraina. È ora di rovesciare il dittatore Putin!».
Il testo è riportato sia in inglese che in russo e, secondo il profilo AnonymousUK2022, fino a ora sono stati inviati 3 milioni di SMS su una popolazione di 100 milioni che usa dispositivi mobili.
Anche Sting «scende in campo»
Una canzone da far risuonare dovrebbe sicuramente essere Russians, brano di Sting ispirato alla Guerra Fredda, quarto singolo dell’album «The Dream Of The Blue Turtles».
Questo grande successo discografico torna infatti alla ribalta tramite i social del cantautore che ne pubblica una versione acustica per invitare a fermare la guerra in Ucraina. La scelta di tornare a intonare il brano è stata accompagnata da un messaggio dell’artista britannico secondo cui la canzone «è tornata a essere rilevante», testimoniando così le affinità tra i due periodi storici di estrema tensione internazionale:
«Alla luce della decisione sbagliata e tristemente sanguinosa di un solo uomo, d’invadere un paese pacifico, dei vicini non minacciosi, questa canzone è tornata a essere ancora una volta un messaggio all’umanità comune».
La dedica ovviamente va a tutti «gli ucraini coraggiosi che combattono contro questa tirannia malvagia» ma anche alla controparte ovvero a «i tanti russi che stanno protestando nonostante il rischio di essere arrestati». In chiusura il monito più sentito:
«Tutti noi amiamo i nostri bambini. Fermate la guerra.»
I bambini nei bunker fanno forza agli adulti
Sting chiama in causa i bambini, fulcro di questi giorni difficili di evacuazioni dolorose ma anche osteggiate da tutti i fronti. Molte famiglie infatti non hanno avuto materialmente modo di fuggire o, al contrario, scelgono di non dividersi ma vedono uomini in trincea e donne e bambini nei bunker.
Un video toccante arriva proprio da uno di quegli ambienti tanto surreali ed è il filmato di una bambina ucraina che canta la sua canzone preferita di «Frozen» per dare coraggio agli altri. Il suo nome è Amelia e ha all’incirca sette anni. Ad inquadrarla è la giornalista Ankita Jain che ha diffuso il video su Twitter.
«Let it go», colonna sonora del cartone animato, è il messaggio che ingenuamente la bimba lancia a chi si stringe con lei in quegli spazi angusti senza sapere che molti vorrebbero solo «lasciare andare» ma che a questa grande tentazione si contrappone la crudeltà, la paura e il clima violento che imperversa oltre quelle pareti che la proteggono.
La speranza più realistica che possiamo serbare è che i tanto invocati quanto disattesi corridoi umanitari riescano ad aprirsi e a consentire almeno la fuga di chi si trova oggi a crescere tra assordanti sirene antiaereo, rifugi affollati e il pervasivo terrore delle bombe.
© RIPRODUZIONE RISERVATA