La pandemia è stata un trigger di accelerazione degli eventi online, permettendo ai brand di comunicare anche attraverso altri canali. Ne abbiamo parlato con Stefano Core, CEO di Balich Wonder Studio.
Eventi e manifestazioni fieristiche appartengono a quella sfera di settori che ha maggiormente patito le conseguenze e le restrizioni dovute alla pandemia dell’annus horribilis di cui ancora soffriamo le ripercussioni. Secondo uno studio realizzato dall’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi promosso da Federcongressi&eventi e realizzato da ASERI-Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica, il trend negativo che ha contraddistinto tutto l’indotto del comparto è stata una costante che ha fatto traballare seriamente più di un’azienda.
Tanto per citare un dato della ricerca solo le location per eventi hanno visto un calo di fatturato del 79% con importanti ripercussioni anche sul turismo, sulla ristorazione e sulla ricezione alberghiera. Benché durante il 2020 ci siano stati dei piccoli spiragli di luce e brevi lassi temporali che hanno permesso di nuovo incontrarsi dal vivo, sempre tenendo valide le disposizioni vigenti nel pieno rispetto delle normative anti-Covid, si sono svolti in presenza solo i 69.880 eventi, con un calo dell’89% rispetto all’anno precedente.
Il digitale, quindi, è intervenuto anche in questo settore che storicamente ha sempre prediletto la classica “stretta di mano” cercando di drenare quanto più possibile le perdite e, soprattutto, imponendosi d’innovare e di portare valore aggiunto nei confronti della propria clientela e utenza. Un guanto di sfida davvero complesso da raccogliere ma che ha permesso a molte realtà di reinventarsi e di trovare soluzioni fluide che ben si possano adattare alla mutevolezza e all’incertezza a cui il 2020 ci ha abituato. Di tutto questo e molto di più ne abbiamo parlato con Stefano Core, CEO di Balich Wonder Studio, uno dei gruppi internazionali più accreditati e importanti al mondo nell’ambito del live entertainment.
1) Balich Wonder e Studio, qual è la mission dell’azienda?
La nostra missione è creare emozioni, celebrare valori universali e realizzare esperienze audaci e bellissime, lasciando del valore duraturo per tutti i coinvolti, sia per i clienti e le loro audience, per le istituzioni e i loro stakeholder, e ovviamente anche per noi stessi e l’industry di cui siamo parte. Lo facciamo attraverso la realizzazione di progetti di live entertainment, di fatto siamo nati e siamo una società che sviluppa emozioni partendo dalle interazioni fisiche, anche se poi queste vengono rilasciate su vari canali, compresi anche il digitale e lo streaming. La cosa della quale siamo molto fieri è che lo facciamo, fin dagli albori, a livello globale.
Balich Wonder Studio, sin dalla sua nascita ha sempre fatto progetti, grandi cerimonie o comunque eventi di live entertainment in tutto il mondo, e ci chiamano proprio per questo, perché siamo abituati ad entrare in punta di piedi nei vari Paesi e a interpretare le culture dei Paesi nei quali operiamo collaborando con talenti e professionisti locali. Soprattutto a emozionare il pubblico. Infatti è proprio dall’emozione, quindi dalla meraviglia, che siamo partiti e cui siamo arrivati durante il recente percorso di rebranding, che ci ha portati da Balich Worldwide Shows a Balich Wonder Studio.
Nel nuovo brand, l’heritage, la garanzia di creatività senza compromessi, la serietà e la credibilità riconosciuta ai massimi livelli mondiali è racchiusa nell’incipit «Balich»; l’idea di meraviglia espressa dal termine inglese “Wonder” (meraviglia) sintetizza, invece, il punto centrale di tutta la produzione e l’approccio di ricerca costante di evoluzioni e innovazioni; la scelta, infine, della parola “Studio” al posto di “Shows” va a sottolineare l’idea di fucina creativa che porta il gruppo a esplorare sempre nuovi territori per realizzare cose mai viste prima.
2) Quali sono le principali novità organizzative?
Approfittando del periodo di semi-fermo imposto dal Covid-19, ci siamo concentrati sul piano industriale del Gruppo, le traiettorie e le tempistiche delle stesse, accelerando implementazioni già in corso. In merito al rafforzamento societario, i principali cambiamenti si concretizzano nel passaggio da una holding non operativa con sei società controllate e indipendenti ciascuna sul proprio business, alla realizzazione di una Società operativa con una piattaforma integrata a beneficio di tutti i business (business development, HR, corporate culture, communication, IT e Finance, e gestione delle società locali) che vengono organizzati in quattro Business Unit, guidate ciascuna da Unit Director e con accesso ai benefici dei servizi di staff e di alta specializzazione della piattaforma.
Le quattro business units sono:
- la BU Ceremonies, dedicata a eventi istituzionali e Cerimonie Olimpiche, core business e heritage del team storico;
- la BU Events e Brand Experiences, che crea eventi iconici ed esperienze esclusive, sia per i brand che per le istituzioni, a guida della quale ci sono Carolina Dotti e Valentina Saluzzi, fondatrici di FeelRouge Worldwide Shows, realtà specializzata in eventi e brand experience iconici, in Italia e all’estero, per le più note aziende leader nei settori del lusso, ora assorbita al 100% in Balich Wonder Studio;
- la BU Immersive Shows, che porta avanti l’offerta di show immersivi unici per format e impatto (antesignano il primo spettacolo immersivo italiano “Giudizio Universale. The Sistine Chapel Immersive Show” del 2018)
- la BU Destination Experiences, dedicata allo sviluppo di progetti, in collaborazioni con real estate developer e istituzioni, per il rilancio, la trasformazione e valorizzazione di intere aree urbane o di hospitality.
L’altro rafforzamento organizzativo riguarda lo sviluppo e l’apertura di nuove società in Paesi strategici, come ad esempio una nuova società in Arabia Saudita rivolta a un mercato estremamente in evoluzione, non solo da un punto di vista di live entertainment, ma anche unendo dei codici legati all’arte e alla cultura. Un altro Paese per noi importante, dove abbiamo una società, è quello degli Emirati Arabi e stiamo anche pensando di aprire ulteriori sussidiarie in altri Paesi per noi strategici. In sintesi è stato un anno e mezzo “sospeso” dove abbiamo approfittato per strutturarci meglio per gli scenari futuri capire il nostro livello di resilienza.
3) Settore eventi. una battuta finale sulle prospettive future
La pandemia ha solo accelerato un trend che era già avviato di fruizione digitale delle esperienze dal vivo (streaming, realtà virtuale, social), andando incontro alle preferenze delle audience che sempre più vuole decidere come e quando fruire una esperienza.
È chiaro che la pandemia ha amplificato questo switch, ma siamo convinti che una volta finita, la risultante sarà un giusto equilibrio tra fruizione dal vivo e digitale. Pensiamo ai concerti, questi non sono spariti con la diffusione della musica in streaming, anzi, ne rappresentano la spina dorsale che amplifica e alimenta il business della discografia. Tornando al concetto di emozione e memorabilità, “l’essere”, “ora” rimane un elemento imprescindibile della esperienza umana. Questo vale per le forme di esperienze dal vivo di qualità.
Possiamo affermare che la pandemia abbia parecchio inciso sulla nostra produzione: in generale 50% tra cancellati e posticipati. Su quelli fatti abbiamo adattato l’evento alla compliance COVID ibrido digitale e distanziamento come ad esempio l’evento di lancio della nuova Maserati a settembre 2020 con oltre 500 partecipanti e premiato al BEA WORLD come miglior evento dell’anno; diffuso come per esempio Festival dell’arte dedicato alla luce a Riyadh con 400mila partecipanti in tre settimane.
Siamo riusciti a contenere i costi e sostenere il fatturato, grazie alla nostra presenza internazionale. Forse lo stesso non posso dirlo per il comparto entertainment Italiano che ne ha risentito. Dopo la Pandemia, a pieno regime, il settore del live entertainment si riprenderà, probabilmente arricchendo la propria offerta con servizi complementari digitali ma tornando a innescare quel circolo virtuoso di un indotto che a livelli prepandemici corrispondeva a circa 65,5 miliardi di euro/anno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA