La strategia della Lega di lotta e di governo, stavolta, non porta i risultati sperati, e il ministro Giorgetti sta diventando insofferente per le mosse del segretario Salvini.
Una parte della Lega non si riconosce più nel suo leader. La trasformazione a vocazione nazionale del Carroccio, voluta e compiuta dallo stesso Matteo Salvini rischia di rimanere monca dopo le ultime mosse del segretario stesso. Giancarlo Giorgetti continua a mediare incessantemente: con Mario Draghi, con i governatori delle Regioni, con la Cdu tedesca.
Ma le parole del ministro dello Sviluppo economico, al lavoro costante sui tre diversi fronti, potrebbero non essere abbastanza ad attutire il tam tam quotidiano di Salvini contro il Governo di cui lui stesso fa parte.
La Lega contro Salvini
“La nostra lealtà al presidente Draghi ci impone di lavorare insieme per risolvere i problemi ma anche di avere il coraggio di sottolineare e correggere quello che non va”, ha twittato il 31 marzo Salvini. Nel tweet precedente, il segretario della Lega criticava apertamente la scelta del Governo di mantenere la zona arancione per tutto aprile.
La nostra lealtà al presidente Draghi ci impone di lavorare insieme per risolvere i problemi, ma anche di avere il coraggio di sottolineare e correggere ciò che non va. Dopo Pasqua, il ritorno alla vita e al lavoro nelle zone sicure sarà realtà.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) March 31, 2021
La linea passata con gli ultimi provvedimenti del Governo Draghi è quella della prudenza. I dati sui contagi non sono gravi come quelli dell’anno scorso, ma potrebbero diventarlo. Una linea condivisa, oltre che dal riconfermato ministro della Salute Roberto Speranza, da molti presidenti di Regione della Lega, come Massimiliano Fedriga (FVG), che a breve sostituirà come presidente della Conferenza delle Regioni, e Luca Zaia (Veneto).
Secondo le ricostruzioni della stampa, Draghi starebbe diventando insofferente con le uscite del segretario del Carroccio, che pure ha cominciato a sentire al telefono.
Le mosse di Salvini spiazzano la Lega di Giorgetti
Con l’ingresso nel nuovo governo Draghi, Matteo Salvini sembra essere tornato alla strategia adottata nell’ultima fase del governo gialloverde: una Lega con due anime inconciliabili, di lotta e di governo.
Una strategia che, due anni fa, ha ben pagato portando al boom delle europee che il segretario sperava di capitalizzare con le politiche (per essere poi beffato da Renzi).
Ma che stavolta non sta portando i risultati sperati. Anche perché stavolta all’opposizione c’è soltanto Giorgia Meloni, in ascesa nei sondaggi sia sulla fiducia dei leader che sulle intenzioni di voto. E così la Lega si è ritrovata sotto il 23% per la prima volta in tre anni, mentre gli avversari esterni di PD e M5S si rafforzano in vista di una ritrovata unità.
Ma se l’insofferenza di Salvini verso le chiusure del Governo può essere forse mascherata come pura strategia, non altrettanto si può dire delle mosse concrete del leader leghista in Europa, che giorni fa ha incontrato i presidenti sovranisti di Ungheria e Polonia, rispettivamente Viktor Orbán e Mateusz Morawiecki.
Salvini è volato a Budapest per creare un nuovo, forte asse euroscettico, in diretta opposizione agli sforzi di Giorgetti per un dialogo con le grandi aziende franco-tedesche, strada che porterebbe piuttosto fra le braccia del PPE.
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