Mario Draghi può davvero salvare l’Italia?

Riccardo Lozzi

16/02/2021

Mario Draghi ha il compito di guidare l’Italia fuori dalla crisi economica e avviare un piano di rilancio per le prossime generazioni. Gli elementi positivi e i rischi per l’ex presidente BCE.

Mario Draghi può davvero salvare l’Italia?

Alla vigilia del discorso al Parlamento per il voto di fiducia e dopo il giuramento al Quirinale della squadra di Governo dello scorso weekend, l’interrogativo che ci si pone è: Mario Draghi può davvero salvare l’Italia?

Questa è certamente la missione per cui gli è stato conferito l’incarico da Sergio Mattarella dopo la crisi di Governo e il fallimento dell’avvio del Conte-ter, oltre a essere l’auspicio della maggioranza degli italiani che investono Draghi di un’enorme fiducia in tutti i sondaggi.

Un consenso ampio su cui può contare anche alla Camera al Senato, con il sostegno di quasi tutti i partiti del panorama politico del Paese, tranne Fratelli d’Italia e una parte di LeU.

Insieme al passato a capo della BCE, con il celebre “whatever it takes” che gli è valso il riconoscimento internazionale per aver salvato l’Euro nel suo momento più difficile, si tratta di tutti elementi in grado di far ben sperare chi scommette su Super Mario come l’uomo giusto per guidare la ripresa in seguito alla terribile crisi economica che stiamo vivendo a causa della pandemia da Covid-19.

Mario Draghi può davvero salvare l’Italia?

A differenza del suo omonimo Mario Monti, chiamato dall’allora presidente Napolitano nel 2011 per un altro Governo di unità nazionale, ma per fronteggiare al meglio la crisi finanziaria che investì l’Europa e l’Italia, Draghi può contare su una possibilità di spesa di oltre 209 miliardi di euro del Recovery Fund.

Una somma mai registrata nella storia della Repubblica, che ha allarmato diversi economisti del continente, i quali non si fidano della capacità di spendere tutti questi fondi, visto l’alto tasso di assorbimento degli investimenti del bilancio UE in Italia pari al 40%.

A scommettere sull’ex presidente della BCE sono stati sicuramente gli investitori internazionali, che non hanno nemmeno aspettato la fine delle consultazioni e lo scioglimento della riserva per portare a un crollo dei tassi di rendimento sui Btp.

Sembrerebbe quindi una congiuntura assolutamente favorevole, tuttavia non mancano certo diverse problematiche da affrontare per portare il Belpaese fuori dal pericolo economico.

Quali rischi per Draghi e la ripresa economica

L’Italia, infatti, già prima del coronavirus ha osservato una crescita piuttosto modesta negli anni e si trovava ancora in fase di ripresa dalla crisi globale del 2008. Ad esempio nel 2019 in Unione Europea la media della produzione economica rispetto all’anno precedente è stata dell’1,6%, mentre nello Stivale si è fermata allo 0,3%.

Inoltre, si è assistito nell’ultimo anno a un aumento record del debito pubblico di circa 160 miliardi di euro, portandolo al totale di 2.569,3 miliardi di euro.

Visti questi dati, le ultime previsioni da parte dell’UE nei confronti dell’economia italiana non sono certamente ottimistiche. Viene pronosticata, oltre alla contrazione del PIL nel 2020 dell’8,8%, una crescita del 3,4% per il 2021 e del 3,5% per il 2022, con un ritorno a un livello pre-Covid non prima della fine del 2022 a rischio. In ritardo rispetto alla media europea.

Il compito di Mario Draghi, in qualità di tecnico enormemente rispettato per le sue competenze, sarà quello di impostare un Recovery Plan in grado di accelerare il rilancio.

Per centrare l’impresa, dovrà quindi riuscire a non farsi condizionare dalle divisioni dei partiti che lo sostengono, delineando un orizzonte comune per gli investimenti che guardi alle generazioni future e non agli interessi di parte del presente.

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