Niente green pass al lavoro, niente stipendio. Esiste un modo per recuperare la retribuzione non pagata? Sì, ma è una via lunga e tortuosa.
Con l’obbligo del green pass per lavorare l’Italia ha fatto la storia - se in positivo o negativo lo lasciamo decidere a chi ci legge - in quanto primo Paese a stabilire una determinata regola.
Il Governo Draghi ha deciso di prendere una strada alquanto impervia dal punto di vista giuridico; d’altronde, riguardo alla costituzionalità di questo obbligo non c’è un’uniformità di giudizio. Ci sono esperti, infatti, che ritengono che la nostra Costituzione dia al lavoro una posizione di primo piano rispetto a tutti gli altri diritti, compreso quello alla salute. C’è chi invece la pensa diversamente, ritenendo che una tale regola rientra nel potere dello Stato di fare quanto possibile per tutelare la salute della collettività.
A far discutere è il fatto che coloro che sono senza green pass oltre a non poter andare al lavoro devono anche fare a meno dello stipendio, così di altri emolumenti: ad esempio, come spiegano le FAQ del Governo, si rischia di dover rinunciare all’avanzamento di carriera.
La domanda che si fanno molti lavoratori, a tal proposito, è la seguente: è possibile in qualche modo recuperare la retribuzione non percepita nei giorni in cui si resta a casa perché senza green pass? Proviamo a rispondere.
No green pass no stipendio: si può recuperare in qualche modo?
La legge è piuttosto chiara a riguardo: chi è senza green pass non può recarsi al lavoro e l’assenza verrà considerata, esclusivamente sul piano economico, al pari di quelle ingiustificate.
Ciò significa che non si ha diritto alla retribuzione, alla contribuzione utile ai fini della pensione e tale periodo non concorre per la maturazione delle ferie. E come anticipato ci sono anche ripercussioni per l’avanzamento di carriera.
Allo stesso tempo è espressamente vietata l’applicazione di sanzioni: ad esempio, non può scattare il licenziamento per chi non va al lavoro in quanto sprovvisto di green pass.
La legge, dunque, esclude qualsiasi possibilità di recuperare la retribuzione persa nei periodi di assenza “ingiustificata”. Vi è la possibilità di ritornare al lavoro non appena in regola con la certificazione, ma neppure in quel caso vengono riconosciute le retribuzioni per i periodi antecedenti.
Nei giorni in cui si resta a casa quindi la retribuzione viene persa per sempre? Sì e no. Esiste una via, ma piuttosto azzardata, per recuperare la retribuzione persa ed è una possibilità che comincia a diffondersi nei gruppi social - specialmente su Telegram - frequentati dai “no green pass”.
Nel dettaglio, così come fatto da alcuni di loro che sono stati multati per aver violato lockdown e coprifuoco, l’unica possibilità è quella di fare ricorso al giudice contro l’obbligo disposto dal Governo. Presentando ricorso contro lo Stato si potrebbe chiedere al giudice di avere diritto alla retribuzione non goduta per il periodo in cui si era impossibilitati ad andare al lavoro a causa delle regole introdotte.
In tal caso, sarà la giurisprudenza a dare le risposte. Va messa comunque in risalto la difficoltà di un tale percorso: vi è la necessità di farsi assistere da un bravo avvocato, esperto di diritto costituzionale, e ci vorrà del tempo. E non è escluso poi che il giudice rimandi la questione al parere della Corte Costituzionale per accertare - come anticipato - la costituzionalità di un tale obbligo.
Ci sono possibilità di recuperare lo stipendio?
Va detto anche che in questi mesi la giurisprudenza si è sempre schierata in favore delle decisioni del Governo.
Ad esempio, l’ordinanza 2467 del 23 luglio 2021 emessa dal Tribunale di Modena autorizza l’azienda a sospendere - anche senza stipendio - i lavoratori no vax, in quanto il datore di lavoro si pone “come garante della salute e della sicurezza dei dipendenti e dei terzi che per diverse ragioni si trovano all’interno dei locali aziendali e ha quindi l’obbligo ai sensi dell’articolo 2087 del codice civile di adottare tutte le misure di prevenzione e protezione che sono necessarie a tutelare l’integrità fisica di lavoratori”.
Stesso pensiero del Tribunale di Roma, che con l’ordinanza n. 18441/2021 ha stabilito che “quando non ci sono altre mansioni cui destinarlo, è legittima (anzi doverosa) la sospensione dal lavoro del lavoratore che, sottoposto a visita del medico di fabbrica, sia risultato non idoneo a stare a contatto con la clientela perché non sottoposto al vaccino Covid-19”.
Non sembrano, dunque, esserci i presupposti per avere successo in giudizio, e recuperare dunque quanto perso nei giorni di assenza ingiustificata. Tuttavia, rivolgendovi a un bravo legale, questo saprà consigliarvi a riguardo. In alternativa, ci sono lavoratori che si stanno già organizzando in class action, ricorrendo dunque in massa contro la decisione dello Stato e far valere i propri diritti.
Come non perdere lo stipendio?
Va detto che nel frattempo molti lavoratori si sono organizzati per non perdere lo stipendio. C’è chi, ad esempio, ha fatto ricorso al proprio monte ferie per non presentarsi al lavoro, non perdendo dunque la retribuzione.
E ancora, i dati di questi giorni sembrano confermare anche che molti lavoratori si sono messi in malattia per evitare di perdere lo stipendio, con tutti i rischi del caso.
La soluzione migliore sembra sia quella che è stata pensata da alcune aziende: laddove possibile, infatti, si procede con un mix tra lavoro in presenza, per il quale il lavoratore si sottopone a tampone, e smart working (nei giorni in cui si è senza green pass).
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