L’interesse degli investitori ha suscitato entusiasmo per altre criptovalute come Chainlink, Polkadot e Tezos, protagoniste di un’ascesa straordinaria. Ecco quanto avresti guadagnato se avessi investito un anno fa e perché vale la pena conoscerle.
In un ecosistema di blockchain e criptovalute dominato da Bitcoin (BTC) ed Ethereum (ETH), l’interesse dei crypto-investitori si sta focalizzando su altre criptovalute con alle spalle progetti legati alla finanza decentralizzata (DeFi) che hanno innovato in maniera dirompente l’offerta di protocolli alternativi per smart contract e consenso.
Pensiamo a Chainlink (LINK), Polkadot (DOT) e Tezos (XTZ), che grazie alla loro tecnologia scalabile, l’interoperabilità e sistemi di governance che rendono possibile un aggiornamento flessibile senza dover effettuare fork, hanno permesso agli investitori non solo di ottenere rendimenti elevati ma di partecipare a modalità di staking che comportano diversi vantaggi.
Queste criptovalute stanno vivendo un periodo d’oro e negli ultimi 12 mesi hanno segnato picchi record, entrando di diritto nell’Olimpo delle criptovalute. Secondo gli analisti, hanno un enorme potenziale futuro. Gli esperti prevedono che potrebbero vedere guadagni ancora più significativi da qui al 2022. Qui tutto quello che devi sapere.
Chainlink (LINK)
Chainlink è una delle criptovalute più calde sul mercato in questo momento, con una capitalizzazione di mercato di oltre 27 miliardi. In un anno il suo prezzo è schizzato alle stelle, passando da 7,4678€ a 22,66€ (dati al 7/10/2021). Per capirci: se un anno fa avessi investito 1.000€ in Chainlink avresti guadagnato, oltre la cifra spesa, 2.034€, triplicando il valore investito (+203%).
Dopo il lancio dell’ICO alla fine del 2017 a un prezzo di $0,11, nel 2018 Chainlink ha superato brevemente quota $1 prima di andare di nuovo giù fino al 2019. Nell’estate 2020 ha iniziato la sua corsa al rialzo e ha raggiunto i $17 in un momento in cui il mercato delle criptovalute iniziava a svegliarsi da un sonno profondo. Nel 2021 la sua ascesa è proseguita senza grandi intoppi: a maggio 2021 ha stabilito il massimo storico di $51,46. Oggi ha una market cap di 27,3 miliardi.
Ma cos’è di preciso Chainlink e a cosa deve il suo successo? È una rete decentralizzata Oracle, in grado cioè di collegare gli smart contract con i dati e gli eventi del mondo reale senza comprometterne l’integrità. Prima di Chainlink e delle reti oracolo era impossibile inserire all’interno della blockchain dati del mondo esterno e reale. Facciamo finta di voler avere uno smart contract che va in esecuzione quando la quotazione EUR/USD raggiunge un determinato prezzo: prima di Chainlink nessun sistema era in grado di fornire un dato affidabile di questo tipo. Ma questo discorso si può applicare anche ad altri tipi di dati, ad esempio si possono incorporare i dati provenienti da dispositivi IoT o altri strumenti.
Il token nativo di Chainlink è LINK che, oltre a essere una criptovaluta negoziabile, è un token di utilità adoperato per incentivare l’accuratezza dei dati, mantenere stabili gli smart contract e funge da compenso per premiare i nodi e i loro operatori per il lavoro nella convalida delle transazioni.
Dove può arrivare Chainlink? La sua promessa di integrare i dati del mondo reale su blockchain apre un nuovo mondo di possibili applicazioni per gli smart contract. La finanza decentralizzata è più giovane rispetto alle tecnologie blockchain ma non ci sono limiti intrinsechi al valore che Chainlink potrebbe fornire al mondo in un prossimo futuro. Finché esisteranno nuovi dati e un desiderio di crescita tecnologica Chainlink continuerà a salire di valore.
Polkadot (DOT)
Quando parliamo di ascesa stratosferica non possiamo non pensare a Polkadot: DOT, il suo token nativo, a pochi mesi dal lancio è diventato una delle più grandi criptovalute per capitalizzazione di mercato (36,7 miliardi).
Polkadot è un protocollo decentralizzato creato da Gavin Wood, co-fondatore di Ethereum, noto per aver scritto il linguaggio di programmazione Solidity di Ethereum e che ha lavorato a stretto contatto con Vitalik Buterin nel 2015. Dopo il lancio dell’ICO nel 2017, DOT è arrivato a maggio 2020. Il suo prezzo nell’ultimo anno è cresciuto del +758% passando da 3,17€ a 27,20€. Tradotto: chi ha investito 1.000€ a ottobre 2020 ha avuto un ritorno di 7.580€.
Come accade nell’intero mercato delle criptovalute, anche con Polkadot siamo davanti a un investimento altamente volatile, il che significa che potresti ottenere guadagni elevati ma anche grandi perdite. Stiamo vedendo cosa è successo nell’ultimo anno con Bitcoin, che ha portato gli investitori a un continuo viaggio sulle montagne russe. Detto questo, Polkadot ha delle solide basi: un team di gestione esperto e una community ampia e dedicata di sviluppatori. Ma, cosa ancora più importante, ha una tecnologia che vuole risolvere un problema chiave nel settore blockchain: l’interoperabilità.
Ideata per superare i limiti della blockchain di Ethereum e offrire nuove funzionalità, Polkadot si è dotata di una struttura completamente nuova e un protocollo di consenso tutto suo che aiuta le criptovalute a dialogare tra loro. In particolare, Polkadot è in grado di comunicare informazioni da blockchain private a reti pubbliche e viceversa. Praticamente gli sviluppatori possono creare applicazioni di nuova generazione che ottengono i dati autorizzati da una blockchain privata e li utilizzano su una blockchain pubblica. Queste capacità secondo alcuni analisti rendono Polkadot una minaccia credibile per il primato di Ethereum. Non a caso è stato soprannominato “Ethereum killer” in quanto è a uno stadio di sviluppo molto avanzato rispetto a Ethereum 2.0. L’obiettivo è diventare una rete completamente scalabile ed eterogenea.
Il sistema di Polkadot funziona in un modo unico, tramite una tecnologia multi-blockchain con al centro la Relay Chain, che fornisce l’infrastruttura e il sistema di sicurezza; le Parachain, blockchain secondarie usate per convalidare l’accuratezza delle transazioni effettuate sulla rete; i Parathread, simili alle Parachain ma con piccole differenze e che funzionano su un modello pay-as-you-go, e i Ponti, che espandono l’interoperabilità della rete consentendo a Parachain e Parathread di connettersi e comunicare con reti esterne come Bitcoin.
Il suo token, DOT, ha un ruolo fondamentale in questo sistema. Ha la funzione di Governance (i possessori di DOT hanno il diritto di voto su decisioni e sviluppi riguardanti il protocollo), la funzione di Staking (funge da garanzia di sicurezza per tutto il network) e la funzione di Bonding (funge da garanzia per le Parachain). Può ovviamente fungere anche da sistema di pagamento elettronico.
Una caratteristica cruciale che differenzia Polkadot da altre blockchain è il modello di governance multilivello che consente di eseguire gli aggiornamenti di protocollo senza la necessità di ricorrere ad hard fork e integra una votazione on-chain trasparente per mantenere la comunità coesa.
Tezos (XTZ)
Tezos (XTZ) sta raggiungendo massimi storici e nell’ultimo anno gli investitori hanno visto quadruplicare il valore investito (+278,82%). Al momento della scrittura il suo prezzo viaggia verso i 7€. Le aspettative degli analisti sono tutte rialziste: nei prossimi 12 mesi si prevede che Tezos raggiungerà $10, e addirittura The Economy Forecast Agency punta a un prezzo di 15,12$ entro la fine dell’anno. Entro ottobre del 2022 si stima che il prezzo di Tezos salirà a 21,90$.
Ideata da Arthur e Kathleen Breitman nel 2014 e lanciata a luglio 2017 con una ICO da 232 milioni di dollari, la più grande ICO di sempre all’epoca, Tezos è una rete blockchain open source che nasce con l’idea di permettere a tutti di creare e gestire applicazioni decentralizzate (DApp) e smart contract. Caratterizzata da un meccanismo di consenso e validazione unico, il Liquid Proof-of-Stake, la blockchain di Tezos è stata costruita per consentire l’aggiornamento flessibile delle sue regole e funzionalità senza bisogno di hard fork. Coloro che possiedono XTZ possono aprire un nodo e votare sugli aggiornamenti del progetto, oppure delegare il proprio voto.
Parte del successo dei Tezos si deve proprio al suo modello di governance: grazie alla possibilità per gli investitori di creare proposte e ospitare voti sull’opportunità o meno di implementare le proposte on-chain, la rete non ha mai richiesto hard fork. Per questo la blockchain di Tezos viene chiamata “self-emending”, cioè che si emenda autonomamente.
Gli sviluppatori stanno lavorando costantemente agli aggiornamenti mentre la community continua a partecipare attivamente alla semplificazione della rete, permettendole di competere sempre di più con giganti come Ethereum.
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