Alcuni emblematici discorsi di fine anno da Cina, Russia e Francia. Promesse, speranze e venti di cambiamento all’orizzonte per il 2022.
Il discorso presidenziale di fine anno è una consuetudine in molteplici stati e mira a definire il bilancio della politica sui mesi trascorsi spostando però lo sguardo sul futuro del paese.
Nelle parole dei leader internazionali si può leggere l’impronta che l’esecutivo, o il regime nel caso in cui si parli di forme di governo non democratiche, vuole dare al domani dello Stato non solo come incoraggiamento per i propri cittadini; anche e soprattutto come monito per gli spettatori esteri.
Sul fronte delle relazioni con gli attori occidentali Cina e Russia si sono distinte per le loro affermazioni nette e concise mentre, sul piano europeo, accanto al sentito discorso del presidente uscente Sergio Mattarella, figura la voce di Emmanuel Macron, l’uomo che si appresta ad assumere un ruolo determinante negli equilibri dell’Unione.
Putin e la Russia individualista
Putin, 69 anni, è il volto del potere russo da più di due decenni, il più longevo leader del Cremlino dai tempi del dittatore sovietico Josef Stalin. Dalla sua posizione, salda e sicura, il politico ricorda al mondo la linea ideologica del suo partito partendo dai risultati del 2021.
Vladimir Putin nel suo tradizionale discorso televisivo di Capodanno ha espressamente detto:
«Abbiamo difeso fermamente e costantemente i nostri interessi nazionali, la sicurezza del nostro Paese e dei nostri cittadini».
Queste parole potrebbero far riferimento alla questione del gas e del duro colpo inferto dalla Russia all’economia europea, ma secondo molti l’aspetto su cui bisognerebbe focalizzare l’attenzione è un altro.
Il messaggio alla nazione è stato diffuso ad un solo giorno di distanza da un colloquio telefonico con l’omologo americano Joe Biden. La conversazione avrebbe infatti assunto dei toni accesi nel momento in cui il capo di stato USA ha fatto riferimento alle tensioni in Ucraina.
Per mettere fine al clima di terrore che si respira nel territorio infatti il presidente americano ha parlato di sanzioni massicce. Le misure si attiveranno nel caso in cui si verifichi un’invasione ma alla provocazione Putin avrebbe già risposto definendo il possibile interventismo estero come un «errore colossale».
Xi Jinping: continuano le mire espansionistiche
La scelta del focus cinese è motivata dal crescente protagonismo di questo attore internazionale. Una realtà che è sotto i nostri occhi da diverso tempo, ben prima dell’arrivo della pandemia.
Nel discorso di fine anno tenuto a Pechino, il leader cinese Xi Jinping ha posto l’accento su una «prospettiva sul lungo periodo» che mette in ombre le diverse metropoli che ad oggi si trovano ad affrontare un duro lockdown: il cuore dell’intervento del presidente è il piano che vedrebbe la Cina diventare la prima potenza mondiale.
La volontà del Partito Comunista al governo però potrebbe essere ostacolata, come già è accaduto in tempi recenti, dagli scontri nei territori che non desiderano aderire al «grande rinnovamento della nazione», il progetto di unificazione da realizzarsi entro il 2049, centenario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, vedrebbe l’ampliamento totale del perimetro statale.
Zone come Hong Kong ad oggi vorrebbero ancora appellarsi al concetto ideologico “un paese, due sistemi” di matrice britannica. Ci sono però anche Macao e Taiwan, ulteriori baluardi di indipendenza che il governo cinese non intende più tollerare.
Macron alla guida dell’UE?
Nel suo discorso di fine anno, il Presidente della Repubblica francese ha parlato per circa 15 minuti mostrando forte ottimismo e risolutezza su molteplici fronti.
Emmanuel Macron ha descritto il 2022 come dell’ «anno decisivo» per via delle presidenziali, per cui è attualmente in corsa, per l’uscita dalla pandemia e soprattutto per il ruolo che ricoprirà il suo paese nel quadro della comunità europea.
Un piano ambizioso che, come tale, merita di essere dettagliatamente approfondito. Rispetto alla gestione del coronavirus Macron afferma che «la Francia, nonostante le difficoltà, è più forte oggi rispetto a due anni fa». Statisticamente si parla di 230 mila nuovi casi di Covid-19 al 31 dicembre: un record causato dalla rapida diffusione della variante Omicron.
Macron però, al netto del flagello, sottolinea il suo impegno nel «fare di tutto per preservare l’attività del Paese». Esortando il popolo francese a vaccinarsi rimarca così la sua convinzione che la nazione sarà capace di «superare questa ondata» in breve tempo.
Altro tema fondante del discorso del capo dell’Eliseo è stato l’inizio del semestre di presidenza francese dell’Unione europea. L’ «impegno totale» è la sua promessa, una dichiarazione d’intenti che, in questa sede, oscura in parte la sua candidatura per un secondo mandato. Non era il momento per fare propaganda ma nell’aria si respirava comunque una forte apprensioni in vista delle prossime elezioni.
Nota di colore interessante: l’intervento presidenziale si è concluso con l’immagine della bandiera europea proiettata sulla facciata dell’Eliseo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA