Non solo Russia: perché l’inflazione sale anche per colpa della Cina

Violetta Silvestri

02/05/2022

L’inflazione galoppante è stata innescata negli ultimi due mesi anche dalla guerra russa. Ma non solo: uno studio ha chiarito il ruolo della Cina sul rialzo record dei prezzi globali.

Non solo Russia: perché l’inflazione sale anche per colpa della Cina

Inflazione sempre più in alto: l’invasione dell’Ucraina è senza dubbio uno dei motivi scatenanti del rialzo dei prezzi, con gas e altri beni prima esportati alle stelle.

La Russia è colpevole di aver creato una crisi della sicurezza alimentare e l’aumento dei prezzi dell’energia attraverso il conflitto, ma la Cina ha intrapreso azioni in tre ambiti specifici che stanno esacerbando l’inflazione in tutto il mondo. Queste le conclusioni e riflessioni del Peterson Institute for International Economics.

Quale ruolo ha, quindi, il dragone nell’impennata dei prezzi?

Quale ruolo sta avendo la Cina sull’inflazione globale?

Non è soltanto la gestione dei contagi Covid in Cina, con lockdown e restrizioni, che sta generando nuovi stress alle catene di approvvigionamento e, di conseguenza, nuovi scosse all’aumento dei prezzi.

Alcune mosse del dragone per favorire il mercato interno stanno avendo ripercussioni globali, proprio sull’inflazione e nel settore alimentare, già in forte crisi.

Gli analisti dell’istituto si sono focalizzati su restrizioni e tariffe imposte dalla Cina su due delle principali materie prime: fertilizzanti e carne di maiale.

Non solo. Il colosso asiatico, uno dei maggiori produttori di acciaio al mondo, ha anche imposto misure sul materiale, ha osservato il think tank con sede a Washington.

Tutte queste mosse hanno portato a prezzi più alti altrove, anche se hanno avvantaggiato la stessa popolazione cinese, secondo il rapporto.ù

Sul piano fertilizzanti, i prezzi in Cina e nel mondo hanno iniziato ad aumentare lo scorso anno, a causa della forte domanda e dei costi più elevati dell’energia, ma da allora sono aumentati ulteriormente dopo la guerra Russia-Ucraina.

Lo scorso luglio, le autorità cinesi hanno ordinato alle principali aziende nazionali di sospendere l’esportazione di fertilizzanti “per garantire l’approvvigionamento del mercato interno dei fertilizzanti chimici”, ha osservato PIIE. Poiché i prezzi hanno continuato a salire, le autorità hanno iniziato a imporre ulteriori controlli sulle esportazioni.

Questa combinazione di barriere non tariffarie ha portato le vendite cinesi di fertilizzanti a diminuire drasticamente. Con una maggiore produzione tenuta a casa, i prezzi dei fertilizzanti del dragone si sono stabilizzati e da allora hanno persino iniziato a scendere.

Non nel resto del mondo, però. La quota cinese delle esportazioni globali di fertilizzanti era del 24% per i fosfati, del 13% per l’azoto e del 2% per il potassio, prima delle restrizioni, secondo PIIE. Con lo stop di vendite ad altri Paesi, per quest’ultimi i costi stanno aumentando, poiché c’è troppa domanda e poco offerta.

Gli analisti hanno affermato che la decisione della Cina di togliere le forniture di fertilizzanti dai mercati mondiali ha spinto il problema su altri parti del mondo.

Quando c’è meno fertilizzante, viene coltivato meno cibo e ciò “difficilmente potrebbe arrivare in un momento peggiore” dato che la guerra Russia-Ucraina sta già minacciando l’approvvigionamento alimentare globale. Russia e Ucraina sono i principali esportatori di colture come grano, orzo, mais e olio di girasole.

Per quanto riguarda la carne di maiale, nel 2018, quando la Cina, che allora produceva metà della fornitura mondiale, ha visto la sua popolazione di suini colpita da un grave focolaio di peste suina africana i prezzi di questo alimento hanno cominciato il balzo.

I costi mondiali hanno seguito l’esempio, balzando del 25% poiché la Cina ha importato più carne di maiale e ritirato le forniture dai mercati, secondo PIIE.

Pechino ha anche tagliato le tariffe sulle importazioni di carne di maiale nel 2020, il che probabilmente ha causato prezzi più alti per consumatori di altre parti del mondo a causa del calo dell’offerta, ha affermato il think tank.

Acciaio sempre più costoso?

I prezzi dell’acciaio in Cina e nel mondo hanno subito un’accelerazione negli ultimi due anni quando il Paese ha annunciato che avrebbe ridotto la produzione interna per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione.

Al fine di ridurre l’aumento dei prezzi a livello nazionale, l’anno scorso le autorità hanno revocato il divieto di importazione di rottame di acciaio. Hanno anche implementato alcuni round di restrizioni all’esportazione e aumentato le tasse all’export su cinque prodotti siderurgici.

A marzo di quest’anno, i prezzi dell’acciaio in Cina erano inferiori del 5% rispetto a prima delle restrizioni.

“Ma come nel caso dei fertilizzanti, queste diminuzioni sono avvenute a spese del resto del mondo, dove i prezzi al di fuori della Cina rimangono più alti, affermano gli analisti del PIIE. “La preoccupazione è l’allargamento del cuneo tra i prezzi mondiali e cinesi dell’acciaio emerso da gennaio 2021.”

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