Nel Nord del Mozambico miliziani jihadisti legati all’Isis hanno compiuto una serie di attacchi: nel solo villaggio di Muatide sono stati decapitati e smembrati 50 uomini, con diverse donne che sono state rapite probabilmente per fini sessuali.
In un momento in cui tutte le attenzioni globali sono rivolte alla pandemia in corso, senza contare la sorta di crisi politica negli Stati Uniti dopo le elezioni presidenziali, ci sono alcune notizie che non riescono a trovare un adeguato spazio nei vari media mainstream.
Dopo gli accoltellamenti di Nizza e l’attacco a Vienna si è tornato a parlare dell’Isis, da molti analisti dato ormai come sconfitto dopo la fine del califfato in Siria e la sorta di diaspora dei jihadisti rimanenti.
Un errore prettamente Occidentale è da sempre quello di non dare molto peso a quello che accade nel resto del mondo, trovandosi poi a fare i conti con la triste realtà soltanto quando le varie problematiche si ingigantiscono o ledono i vari interessi nazionali.
Succede così che al momento non si vede nessuna catena di cordoglio social per quello che è successo di recente in Mozambico, dove una milizia legata all’Isis ha compiuto autentici massacri, decapitando e smembrando gli uomini e rapendo donne e bambini nella zona Nord del Paese africano.
L’Isis in Mozambico
Con il Covid che continua a non dare tregua dimostrando come l’Occidente, alla prima difficoltà, si dimostri essere puntualmente una “tigre di cartone”, può apparire non è un grande mancanza ignorare quello che da alcuni mesi sta accadendo in Mozambico.
Nella ex colonia portoghese, nota ai più per la bellezza delle sue spiagge, è in corso una vera e propria guerriglia che sta interessando il Nord del Paese dove infuria al-Shabab, una milizia jihadista che si sospetta abbia legami con l’Isis.
Nonostante si tratti di una zona molto ricca di idrocarburi, dove anche l’Eni ha diversi interessi,l’esercito non sembrerebbe essere capace a contrastare le violenze e i saccheggi compiuti dai miliziani che ormai vanno avanti da circa 3 anni, provocando oltre duemila vittime.
Lo scorso agosto al-Shabab ha occupato imponendo la Sharia buona parte della città di Mocimboa, importante località costiera, mentre è di settembre la notizia dell’invasione delle due isole di Vamizi e Mecungo, rinomate mete turistiche.
Adesso però la polizia locale ha riferito di un nuovo terribile attacco da parte di questi jihadisti legati all’Isis, che hanno come scopo la realizzazione di uno Stato Islamico dell’Africa centrale.
I miliziani avrebbero devastato diversi villaggi, tra cui anche quello di Muatide dove più di 50 uomini sarebbero stati portati in un campo sportivo per essere poi decapitati con i loro corpi successivamente fatti a pezzi.
Diversi bambini sarebbero stati rapiti così come molte donne, che potrebbero essere state prese allo scopo di renderle delle schiave sessuali per un modus simile a quello attuato da Boko Haram in Nigeria.
A causa di questi continui attacchi nel Nord del Monzambico si starebbe vivendo un’autentica crisi umanitaria, con migliaia di profughi in fuga dalla provincia di Cabo Delgado verso le zone limitrofe: si calcola che le violenze del Daesh nel Paese africano abbiano finora prodotto circa 300.000 sfollati.
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