Secondo la Commissione UE ci sono delle regole ben precise da seguire per una corretta comunicazione. E tra le parole sconsigliate c’è anche il Natale.
È meglio non parlare del Natale, così come non si può fare riferimento alle “older people” con il termine “anziani”.
Il politically correct continua a mietere vittime: questa volta ad essere “vietate” sono un gruppo di parole, tra cui figura anche Natale. Non si tratta in realtà di un vero e proprio divieto, quanto di una raccomandazione necessaria per mettere in atto “una corretta comunicazione” in ogni ambito.
Dei termini che secondo Bruxelles sarebbe meglio non utilizzare ne troviamo notizia del documento “Union of Equality” realizzato dalla Commissione UE, con il quale questa ribadisce l’importanza di trattare ogni persona in Unione Europea in “maniera eguale”, senza dunque riferimenti a “genere, etnia, razza, religione, disabilità e orientamento sessuale”.
Una raccomandazione che tuttavia, come vedremo di seguito, non è esente da polemiche, specialmente nel Centrodestra italiano. Prima di vedere chi è contro questo documento, scendiamo nel dettaglio dello stesso e cerchiamo di capire quali sono, secondo la Commissione UE, le parole che sarebbe meglio evitare per non offendere la sensibilità di alcune persone.
Parole vietate e raccomandazioni: cosa dicono le raccomandazioni UE sul politically correct
Come prima cosa, spiegano da Bruxelles, deve sparire dalle interlocuzioni qualsiasi riferimento al genere. Per questo motivo non bisognerà più rivolgersi con termini come “Miss” o “Mrs” (signorine o signore), quanto piuttosto bisognerà utilizzare un più generico “Ms”.
Attenzione anche ai riferimenti religiosi. Per questo motivo quando si fa riferimento alle festività non dovranno esserci connotazioni religiose. Anziché citare il Natale, quindi, sarebbe più opportuno parlare di “festività”, restando dunque sul generico.
E tra le altre regole fissate dalla commissione UE troviamo anche:
- non utilizzare nomi o pronomi che siano legati al genere del soggetto;
- mantenere un equilibrio tra generi nell’organizzazione di ogni panel;
- qualora si utilizzi un contenuto audiovisivo o testimonianza bisognerà assicurarsi che la diversità venga rappresentata in ogni suo aspetto;
- non rivolgersi a una platea con le parole “ladies” o “gentleman” (signori e signore), in quanto è più opportuno un generico “dear colleagues”;
- nel caso si parli di transessuali bisogna seguire la loro indicazione;
- “addio” alla parola anziani, è meglio riferirsi a loro come “older people” (popolazione più adulta);
- non dire che una persona è “disabile”, piuttosto che quella persona “ha una disabilità”;
- il testo poi consiglia di “non usare nomi propri tipici di una specifica religione”.
Queste le raccomandazioni dell’Unione Europea in vista di una comunicazione che tenga sempre più conto del politically correct. Ma, come anticipato, non tutti sono d’accordo riguardo a queste indicazioni.
Linee guida UE per una corretta comunicazione: chi non è d’accordo
La reazione del Centrodestra italiano è stata piuttosto dura. Antonio Tajani e tutta Forza Italia chiedono in particolare di rivedere la parte che riferisce al Natale, in quanto vanno “rispettate le radici cristiane dell’Unione Europea”. Duro attacco anche della Lega:
Dietro una comunicazione formalmente anti-discriminatoria e neutrale, si nasconde la violenza del pensiero unico, che l’Ue ha ormai sposato appieno. La volontà sempre quella di riscrivere l’idea di società, di famiglia, di natura, di vita. La tecnica è ormai nota: si cambiano le parole, si rovesciano i significati, si introduce una neo-lingua che cambia il modo di pensare dei cittadini.
Queste, in particolare, le dichiarazioni di Simona Baldassarre, europarlamentare e responsabile del Dipartimento Famiglia della Lega.
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