Draghi ha detto che i tempi per avviare le riforme del Pnrr sono stretti. In gioco ci sono i miliardi UE per rilanciare il sistema Paese, rimasto indietro nella crescita come emerge da alcuni grafici.
Per Mario Draghi il calendario importante per l’Italia non è quello elettorale. I tempi della ricostruzione del Paese li scandisce, piuttosto, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con le riforme da attuare in fretta per non mancare i miliardi dell’Unione Europea.
Come suggeriscono i media internazionali, Il primo ministro italiano sta tentando l’impossibile: riavviare l’economia malata del Belpaese dopo decenni di stagnazione.
Il Governo Draghi ha presentato il piano di rilancio di istruzione e ricerca, in un percorso appena iniziato che lo vedrà impegnato in riforme a tutto campo.
Sarà questa la sfida principale dell’Italia: colmare gap economici e strutturali che finora hanno frenato il Paese, come mostrano alcuni grafici.
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Rispettare gli impegni presi e crescere: questi i due massimi obiettivi dell’Italia secondo Mario Draghi. Se è vero che il Recovery Fund pone delle condizioni ai Paesi beneficiari per ottenere le risorse finanziarie, allora per la nostra nazione si richiedono riforme non più rimandabili.
Ci sono almeno tre grafici, riportati da Bloomberg, nei quali emergono le croniche criticità italiane.
Innanzitutto, le attuali procedure di giustizia civile e commerciale italiane risultano tra le più lente d’Europa. Questo è stato un fattore che ha scoraggiato le aziende dal trasferirsi o investire nel Paese secondo gli analisti.
Nel grafico sottostante, i tempi stimati per risolvere dispute civili e commerciali in prima istanza in Italia, Francia, Germania, Spagna.
Si parla molto e da sempre anche del gigantesco ostacolo allo sviluppo del Paese rappresentato dalla burocrazia. Un aspetto, quest’ultimo, che rende l’Italia poco competitiva rispetto al resto d’Europa, tanto da posizionarsi al 41esimo posto tra gli Stati europei occidentali.
E poi c’è la questione della pressione fiscale sul lavoro, al di sopra della media OCSE.
Infine, l’eterno gap produttivo tra Nord e Sud, che richiama l’attenzione dei Governi nazionali da anni, senza grandi successi. Nel grafico è ancora evidente il divario tra regioni se si calcola il loro peso economico e produttivo sul PIL nazionale.
Se Draghi vuole davvero rilanciare l’economia italiana, deve affrontare la debolezza del Meridione. Il Governo sta investendo il 40% dei fondi UE per la ripresa in progetti infrastrutturali, sanitari, educativi, verdi e digitali nell’area.
Italia, Germania, USA a confronto
Il ritardo strutturale dell’economia italiana emerge anche da uno studio Ispi, che mette a confronto recessione e ripresa in Germania, Italia e USA durante tre importanti shock economici mondiali.
La Grande recessione del 2009, la crisi del debito del 2012-13, la crisi economica del 2020 legata alla pandemia hanno tutte causato un brusco rallentamento della crescita nei tre Paesi. Tuttavia, valutando come 100 il Pil di Italia, Germania e Stati Uniti al momento della crisi, questo è il grafico che ne scaturisce:
In tutte e tre le situazioni, il nostro Paese frena più degli altri e, soprattutto, resta indietro nel recuperare e superare i livelli di PIL pre-crisi.
L’Italia ha senza dubbio avuto un rimbalzo importante dalla crisi Covid, con una crescita stimata per il 2021 al 6%. Tuttavia, resta indietro nella rincorsa per le sue carenze strutturali accumulate.
Per tutti questi motivi, Draghi ha fretta di riformare il sistema Paese.
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