Positivi al Covid, ma irreperibili: le Regioni pronte a denunciare, cosa si rischia

Chiara Esposito

21/08/2021

Si danno alla macchia per fuggire dalla quarantena: le Regioni vogliono denunciare i positivi irresponsabili.

Positivi al Covid, ma irreperibili: le Regioni pronte a denunciare, cosa si rischia

Si ammalano in vacanza e fanno perdere le loro tracce per rientrare a casa senza trascorrere la quarantena altrove: ci sono anche loro, i viaggiatori positivi che sfuggono i radar delle Asl.

Le mappature attuali segnalano picchi di casi in Veneto, ma la dinamica viene attenzionata con grande preoccupazione anche in altre zone d’Italia. Il fenomeno è in crescita da inizio agosto e difficilmente arginabile se non attraverso il possibile deterrente delle denunce.

Non ci sono molti altri strumenti a disposizione delle Regioni di fronte alla scomparse di chi vuole nascondersi dalle autorità sanitarie.

I positivi al Covid che si nascondono alle ASL

Numeri di telefono falsi, disconnessione del cellulare o chiamate senza risposta per giorni e giorni. Sono varie le strade attraverso cui i cittadini che risultano positivi al test rapido fanno perdere le proprie tracce.

C’è anche chi ha letteralmente annotato sul modulo del test un indirizzo inventato per non essere reperibile neanche al proprio domicilio. Non si tratta infatti di un’occasionale dimenticanza al momento della telefonata dell’Asl, ma di un perpetuato e consapevole atteggiamento di negligenza.

Queste mosse hanno fatto scattare i sospetti di numerosi medici in tutta Italia, fino a ricostruire un quadro che appare sempre più come un modus operandi in piena diffusione.

Le regione che denunciano più casi

Gli epicentri di questa epidemia d’irresponsabili sono il Veneto e il Lazio che rispettivamente registrano 783 positivi irreperibili da ottobre 2020 ad agosto 2021, di cui 250 contagiati non rintracciabili solo da inizio agosto. Gli appelli degli assessori alla Sanità di Veneto e Lazio sono analoghi: prendere coscienza e contattare la struttura più vicina anche a distanza di giorni, purché non si corrano ulteriori rischi.

Denunciano anche Campania ed Emilia Romagna ma la diffusione di questo fenomeno è disomogenea e purtroppo si teme anche che qualche altra regione non abbia ancora segnalato i propri casi non avendo tenuto il conto di queste sparizioni.

Le ragioni sarebbero di natura economica

Se si contrae il virus mentre siamo in vacanza non è quindi possibile salire a bordo di treni, navi o aerei e neanche viaggiare in macchina prima di aver terminato il periodo di quarantena deciso dalle strutture sanitarie.

La permanenza dovrebbe di norma avvenire in strutture apposite o nelle case-vacanza, ma c’è una risposta legale e sicura a questa scomoda evenienza dal punto di vista delle spese: partire con un’assicurazione che copra tutti i rischi legati al Covid.

In caso di contagio queste prevedono il rimborso totale dei costi. La mancanza di conoscenza di questa semplice mossa o l’eccessiva leggerezza al momento della prenotazione ha spinto alla fuga i vari contagiati in questione.

Le sanzioni in arrivo

Ci si sta mobilitando verso l’applicazione delle sanzioni amministrative previste dalla legge per chiunque violi la quarantena.

A seconda della gravità del caso specifico la somma può aggirarsi tra i 400 ai 3 mila euro. C’è chi però chiede di più per mandare un messaggio forte ai cittadini irresponsabili che credono di averla fatta franca o di poterlo ancora fare in queste ultime settimane di ferie.

L’Asl dell’Aquila ha già spedito 2 segnalazioni alla Questura ad esempio. A prendere la parola però è anche l’assessore alla Sanità della Puglia, Pier Luigi Lopalco che si espone pubblicamente a seguito di ben 20 positivi-fantasma registrati nell’ultimo periodo sul suolo salentino. Lui lo definisce reato di epidemia colposa e motiva la condanna appellandosi al codice penale. Nella sua regione in particolare si sta già collaborando con le forze dell’ordine.

Basta fermarsi un attimo a pensare, per capire insomma che un comportamento così pericoloso non intacca solo la salute dei propri familiari bensì l’intera comunità, e rischia anche di far saltare il sistema di tracciamento strenuamente portato avanti da medici e infermieri di tutto il paese nel corso dell’ultimo anno e mezzo.

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