La presidente della Corte Costituzionale Marta Cartabia parla, senza citarla direttamente, della riforma della prescrizione
La prima presidente donna della Corte Costituzionale Marta Cartabia prende le distanze dallo scontro politico che, nelle ultime settimane, si è configurato proprio attorno al tema della giustizia. E lo fa nel corso di un’intervista a Repubblica in cui sottolinea l’essenza stessa della Consulta, che “non è un attore politico e non ha un programma politico da realizzare”, ma è “la casa di tutti”.
Cartabia sulla retroattività della Spazzacorrotti
Quella di Marta Cartabia è una risposta indiretta a chi può aver criticato la sentenza della Corte Costituzionale che ha giudicato incostituzionale quella parte della legge Spazzacorrotti in cui si vieta la concessione delle misure alternative al carcere per i condannati per reati contro la pubblica amministrazione anche in maniera retroattiva.
“La Corte ha semplicemente applicato uno dei principi fondamentali della civiltà giuridica in materia penale che vieta l’applicazione delle leggi più severe ai fatti commessi prima della loro entrata in vigore”, ha spiegato la presidente.
Prescrizione, per Cartabia il processo deve avere una durata
E tuttavia, nonostante l’annuncio di parzialità, un piccolo endorsement alla campagna di Matteo Renzi contro il blocco della prescrizione c’è stato. Senza mai nominare direttamente l’argomento, Cartabia ha parlato del “volto umano” della giustizia e dei processi troppo lunghi che possono diventare una vera e propria pena anticipata.
Per Cartabia è “evidente che i processi troppo lunghi si tramutano in un anticipo di pena anche se l’imputato non è in carcere”. Quello della ragionevole durata del processo “è un principio di civiltà giuridica scritto nelle norme internazionali ed esplicitato nella Costituzione dal ‘99”, aggiunge la presidente della Consulta.
Un tentativo di accorciare i tempi della giustizia c’è stato, da parte del ministro Alfonso Bonafede, nella proposta di rendere rigidi i tempi dell’indagine. Questo però cozza, secondo Cartabia, con la “necessità di accuratezza delle prove e alle garanzie per l’imputato”. La presidente ammette che un problema c’è, che “richiede un’azione su vari fronti e certamente una riflessione pacata di tutti, al di là di ogni steccato ideologico”.
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