La guerra in Ucraina potrebbe costare a Putin il 15% di Pil nel 2022 e un ulteriore 3% nel 2023. Le conseguenze economiche per la Russia.
La guerra in Ucraina rischia di costare caro a Vladimir Putin, probabilmente più di quanto aveva potuto prevedere lo scorso 24 febbraio quando dal Cremlino ha fatto partire l’ordine di invadere il Paese confinante.
La decisione di intraprendere il conflitto armato ha isolato Mosca dal punto di vista economico-finanziario e rischia di cancellare gli ultimi 15 anni di crescita economica della Russia, riportando le lancette dell’orologio indietro al 2007.
Solamente nell’anno in corso, secondo un’analisi preliminare dell’impatto della guerra realizzata dall’Institute of International Finance, si dovrebbe registrare una contrazione del Pil del 15%, seguita da un’ulteriore flessione del 3% per il 2023.
Questo è almeno quello che si aspetta l’IIF con l’attuale livello di sanzioni attuate da parte dell’Occidente. Tuttavia nuove misure punitive e un maggior isolamento potrebbero causare un livello di perdite ancora maggiore, compromettendone la ripresa anche nel futuro meno prossimo.
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Quanto costa a Putin e alla Russia la guerra in Ucraina
La Russia è a oggi lo Stato con più sanzioni al mondo, avendo sorpassato anche nazioni come Corea del Nord e Iran. I Paesi occidentali hanno scatenato un arsenale di contromisure economiche mai visto prima, andando a colpire sia l’economia nazionale, ad esempio escludendola dal sistema Swift, che i patrimoni personali, sequestrando i beni degli oligarchi.
La situazione per Putin potrebbe anche peggiorare. L’attuazione di un embargo ancora più pesante potrebbe causare una diminuzione delle esportazioni maggiore a quanto previsto nell’analisi dell’Institute of International Finance.
Un totale isolamento dalla comunità internazionale, dovuto anche all’abbandono volontario da parte delle grandi compagnie internazionali, porterebbe a un impatto di medio e lungo termine ancora peggiore rispetto a quanto previsto per i prossimi mesi.
Gli effetti sull’economia russa
La Federazione Russa si trova ad affrontare nell’immediato il crollo del rublo, il quale sta causando un calo sui guadagni delle esportazioni di materie prime, come gas e petrolio.
Vladimir Putin sta provando a correre ai ripari, avendo annunciato l’intenzione di farsi pagare il gas dai “Paesi ostili” in rubli, con l’obiettivo di riuscire a far apprezzare la propria valuta. Un’intenzione che è stata bollata dal presidente del Consiglio Mario Draghi come una “violazione contrattuale”.
Le conseguenze del deprezzamento del rublo coinvolgono anche un sostanziale blocco della catena di approvvigionamento che potrebbe ostacolare lo sviluppo tecnologico nei prossimi anni.
Infine, l’economia russa potrebbe soffrire in futuro di una massiccia “fuga dei cervelli”. Gran parte delle persone appartenenti alla classe socio-economica medio-alta starebbero infatti pianificando di abbandonare il Paese e trasferirsi in Occidente.
Si tratterebbe, secondo gli analisti, di un duro colpo, poiché con questi lascerebbero la nazione anche risorse economiche e umane necessarie per la ricostruzione della Russia.
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