Il contratto di convivenza produce diversi effetti giuridici tra coppie non sposate; la legge ne richiede la forma scritta con atto pubblico o scrittura privata dal notaio o avvocato: ecco quanto costa.
Quanto costa stipulare il contratto di convivenza? A chi bisogna rivolgersi e dopo quanto ha validità giuridica? Non è possibile stabilire a priori le tariffe del patto tra conviventi anche perché il costo aumenta o diminuisce in base alla quantità di clausole e qualità degli accordi che prevede. Solo a titolo esemplificativo possiamo indicare come prezzo base 700 euro, ma in realtà ogni avvocato o notaio può stabilire la propria parcella in autonomia.
Stipulare il patto di convivenza non è un obbligo, ma una facoltà per quelle coppie conviventi o che desiderano iniziare una convivenza che vogliono regolamentare il rapporto e avere delle garanzie giuridiche. Le coppie che lo perfezionano acquisiscono l’appellativo di conviventi more uxorio, in altre parole vivono come se fossero sposati pur non avendo celebrato le nozze.
Quanto costa un contratto di convivenza: l’onorario dell’avvocato e del notaio
Difficile stabilire con esattezza quanto costa stipulare un contratto di convivenza poiché non esistono tariffe prestabilite né dall’avvocato né dal notaio. I liberi professionisti, infatti, hanno la libertà di determinare i costi in base ai criteri che ritengono più opportuni (ad esempio il prestigio dello studio, la complessità dell’accordo e così via).
Inoltre il contenuto del contratto di convivenza può essere più o meno personalizzato in base alla volontà della coppia e, come presumibile, più saranno le clausole e gli accordi apposti al patto e più salirà la parcella dell’avvocato o del notaio.
In linea di massima un patto di convivenza semplice e abbastanza scarno (ad esempio con la sola indicazione dell’indirizzo di residenza e la possibilità di assistere il partner in ospedale) può costare intorno ai 700 euro; il prezzo si alza - e di molto - se le parti decidono di stabilire disposizioni in merito ai rapporti economici, quindi il regime di comunione o separazione dei beni, la definizione dei rapporti patrimoniali in caso di cessazione della convivenza, la gestione e il mantenimento dei figli e così via.
Nei casi più complessi si può arrivare anche ad un costo complessivo di 2.000 euro.
Quanto stabilito nel patto di convivenza è vincolante. Ciò vuol dire che in caso di inadempimento di uno o più accordi in esso contenuto l’altra parte può rivolgersi al giudice per ottenere quanto gli spetta e pretendere che il partner adempia agli impegni concordati.
Perché serve il notaio o l’avvocato?
Chi desidera stipulare un contratto di convivenza deve obbligatoriamente rivolgersi ad un notaio oppure ad un avvocato prima di depositare il patto presso l’anagrafe del Comune di residenza. Ciò perché la legge stabilisce a pena di invalidità che il patto debba essere stipulato in forma scritta:
- con atto pubblico del notaio;
- con scrittura privata delle parti autenticata dal notaio o dall’avvocato.
Quindi gli accordi presi dalla parti senza autenticazione non hanno alcun valore e non producono effetti giuridici.
Il notaio o l’avvocato che procede all’autenticazione del contratto scritto tra le parti deve prima di tutto verificare che al suo interno non ci sono clausole vietate e patti contrari alle norme imperative e all’ordine pubblico. Se il controllo è positivo, egli deve trasmetterne una copia al Comune di residenza della coppia entro e non oltre 10 giorni dalla data di stipulazione. Il Comune poi procederà all’iscrizione all’anagrafe che dà diritto al certificato di stato di famiglia.
Chi può stipulare il contratto di convivenza?
Tutte le coppie di persone maggiorenni di sesso diverso o dello stesso sesso che non sono sposate e non hanno stipulato l’unione civile. Chi stipula il patto di convivenza ha intenzione di iniziare una convivenza stabile e duratura con il partner oppure “regolare” e “formalizzare” una convivenza già in corso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA