Quarantena e isolamento, le regole vigenti hanno delle criticità: con la diffusione della variante Omicron si rischia di arrivare a un lockdown di fatto.
La variante Omicron - che gli esperti confermano essere più contagiosa ma meno pericolosa - impone delle riflessioni su quarantena e isolamento.
Sono diversi gli esperti che chiedono al Governo di ripensare l’attuale sistema, altrimenti potremmo trovarci presto di fronte a un lockdown “di fatto” dove la maggior parte degli italiani è chiusa in casa perché positiva al Covid o perché è venuta a stretto contatto con uno o più contagiati.
Basta fare dei rapidi calcoli per capire quanti sono interessati da una tale situazione: gli attuali positivi sono 517 mila, con un tasso d’incidenza molto alto (superiore al 10%) causato dalla corsa al tampone nei giorni pre-festivi.
Pensiamo al caso che ogni positivo abbia avuto in media tre o quattro contatti stretti: ne risulterebbero circa due milioni d’italiani in quarantena precauzionale. Numeri destinati a crescere nelle prossime settimane ed è per questo che c’è chi chiede al Ministero della Salute - che tuttavia al momento non sembra voler affrontare la questione - di rivedere le attuali regole per quarantena e isolamento.
Quarantena e isolamento: come funziona oggi
Come si legge sul sito del Ministero della Salute, “quarantena e isolamento sono importanti misure di salute pubblica attuate per evitare l’insorgenza di ulteriori casi secondari dovuti a trasmissione di SARS-CoV-2 e per evitare di sovraccaricare il sistema ospedaliero”.
Nel dettaglio: la quarantena si applica a una persona sana che tuttavia è entrata a stretto contatto con un contagiato al Covid. L’obiettivo è monitorare i sintomi così da assicurare l’identificazione precoce dei casi.
A spiegare cosa si intende con il termine “contatto stretto” è sempre il Ministero della Salute che lo identifica in una delle seguenti situazioni:
- una persona che vive nella stessa casa di un caso COVID-19
- una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso COVID-19 (per esempio la stretta di mano)
- una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso COVID19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati)
- una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di almeno 15 minuti
- una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso COVID-19 in assenza di DPI idonei
- un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso COVID-19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso COVID-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei
- una persona che ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso COVID-19; sono contatti stretti anche i compagni di viaggio e il personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto.
L’isolamento, invece, è quello strumento con cui i positivi al Covid vengono separati dalle persone sane al fine di prevenire la diffusione dell’infezione, durante il periodo di trasmissibilità.
Non ci sono differenze su cosa si deve fare in quarantena e isolamento: in entrambi i casi la persona deve restare in casa evitando qualsiasi contatto con altre persone sane. A cambiare, semmai, è la durata:
- la quarantena ha una durata di almeno 7 giorni (per i soggetti che hanno completato il ciclo vaccinale), o di 10 giorni per chi invece non è vaccinato. I giorni si contano dall’ultimo contatto avuto con il positivo al Covid. Al termine del periodo di quarantena è necessario effettuare un test antigenico o molecolare, che ovviamente deve essere negativo;
- l’isolamento, invece, dura 10 giorni dalla comparsa dei sintomi. Il test molecolare (o antigenico) va effettuato al termine di questo periodo a patto che almeno da 3 giorni non ci siano più sintomi. In caso di ulteriore positività è consigliabile ripetere il test dopo 7 giorni (17° giorno).
Queste le regole che secondo il Ministero della Salute favoriscono il tracciamento e riducono al minimo la diffusione del contagio. Tuttavia, il fronte dei “no”, ossia di coloro che chiedono di rivedere il funzionamento non tanto dell’isolamento quanto della quarantena, è in forte crescita.
Perché gli esperti chiedono di rivedere le regole sulla quarantena
L’infettivologo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti, è uno di quelli che vorrebbe rivedere le regole per la quarantena alla luce di quello che potrebbe succedere con la diffusione della variante Omicron sul territorio italiano.
Arriveremo presto a 50 mila casi al giorno (questa la sua stima) e questo potrebbe far crescere a dismisura anche il numero di italiani in quarantena “da contatto”.
Bisogna tener conto che la maggior parte degli italiani è vaccinata e che per loro i sintomi da Covid sono molto più lievi rispetto a quanto succedeva, ad esempio, lo scorso anno.
Alla luce di ciò, si chiede Bassetti, perché continuare con “tracciamento, milioni di tamponi e isolamento di tutti i contatti?”
Anche Roberto Battiston, professore di Fisica all’Università di Trento, esprime le sue preoccupazioni per le conseguenze, sia sanitarie che economiche, della variante Omicron. Lo fa in un’intervista rilasciata a Repubblica, spiegando che “è la prima volta da inizio pandemia che la frazione di positivi può diventare confrontabile alla popolazione complessiva”. E nel caso in cui non si prenda presto una decisione in merito, è molto probabile che con l’impennata dei contagi da variante Omicron si arrivi a un “lockdown di fatto”.
Quarantena e isolamento: cosa farà il Ministero della Salute?
Come anticipato, però, la revisione delle regole su quarantena e isolamento non è all’ordine del giorno per il Ministero della Salute. Anzi, in alcuni contesti, vedi ad esempio la scuola, lo screening viene persino potenziato.
Il Ministero ritiene infatti che il tracciamento dei contatti sia ancora essenziale nella lotta al Covid, anche perché c’è il rischio che il virus possa colpire in maniera sistematica quel 10% della popolazione che non è vaccinato. Per adesso, quindi, prosegue la linea della massima prudenza, con il rischio che con l’impennata dei contagi attesa a gennaio sempre più persone dovranno restare chiuse in casa anche se negative al Covid.
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