Taglio delle tasse, quando i primi effetti in busta paga? Ecco perché non dovrebbero esserci novità per lo stipendio di gennaio.
C’è molta ansia e curiosità da parte dei lavoratori dipendenti per l’arrivo del primo stipendio del nuovo anno: in busta paga, infatti, dovrebbero esserci gli effetti della riforma fiscale approvata dalla Legge di Bilancio 2022.
Tre le novità principali che dovrebbero far aumentare l’importo netto dello stipendio: un’aliquota IRPEF più vantaggiosa, detrazioni da lavoro dipendente maggiormente convenienti e un bonus contributivo con il quale viene tagliata la parte di contributi previdenziali che grava sul lavoratore.
Una riforma che dovrebbe comportare un miglioramento per tutti, o quasi, con aumenti dello stipendio netto tangibili e chiaramente indicati in busta paga.
A pochi giorni dal pagamento dello stipendio di gennaio 2022, però, è bene essere chiari: sarà molto complicato che già nella busta paga di questo mese si possa assistere agli effetti della riforma fiscale.
Stipendio netto più alto: a partire da quale busta paga
Come prima cosa è bene sottolineare che la riforma fiscale decorre dal 1° gennaio 2022. Tuttavia, non bisogna fare confusione tra decorrenza e operatività: bisogna fare in modo, infatti, che i vari gestionali possano essere aggiornati secondo le nuove regole di calcolo dello stipendio netto dal lordo, operazione che richiederà certamente qualche settimana di tempo.
Ecco perché le prime buste paga “rinforzate” grazie ai vari tagli fiscali dovrebbero essere solamente quelle di marzo, dove tra l’altro smetteranno di essere applicate detrazioni per figli a carico e assegni familiari ANF vista la contestuale introduzione dell’assegno unico per i figli.
Contestualmente, però, nel cedolino stipendiale di marzo verranno effettuate le dovute operazioni di conguaglio dei mesi precedenti, con il pagamento quindi degli arretrati.
Stipendio netto più alto: cosa leggere in busta paga
Non sarà complicato accorgersi di quando gli effetti dell’ultima riforma fiscale si applicheranno sulla propria busta paga, in quanto - si spera - dovrebbe esserci un aumento sensibile della quota netta dello stipendio (anche se bisogna ricordare che a marzo ci sarà anche la cancellazione di due voci fondamentali che allo stesso tempo comporterà un taglio della retribuzione, seppur compensato dall’assegno unico).
Tuttavia, per esserne certi basterà fare un confronto con l’ultima busta paga e controllare se ci sono dei cambiamenti per tre voci fondamentali.
Modifica della parte relativa alle detrazioni da lavoro dipendente
Con la riforma fiscale, infatti, l’importo della detrazione è stato così modificato:
- redditi fino a 15mila euro: 1.880,00€ l’anno;
- redditi compresi tra i 15mila e i 28mila euro: la detrazione si calcola applicando la seguente formula “1.910+1.190*(28.000-reddito)/13.000)”;
- redditi compresi tra 28mila e 50mila euro: per il calcolo della detrazione la formula è la seguente “1.910*(50.000-reddito)/(50.000-28.000)”;
- infine, sopra i 50mila euro non spetta alcuna detrazione.
Modifica della parte relativa all’imposta lorda
Uno dei punti più importanti della riforma fiscale è quello che rivede le aliquote IRPEF. In busta paga, quindi, cambia la parte riferita all’imposta lorda, ma non per i redditi inferiori ai 15mila euro per i quali si applica sempre un’aliquota del 23%.
Le modifiche si applicano sugli scaglioni successivi, con una riduzione tra l’altro da cinque a quattro. Le nuove aliquote sono le seguenti:
- da 15mila a 28mila euro: si passa da un’aliquota del 27% a una del 25%;
- da 28mila a 50mila euro (e non più 55mila come era prima): da un’aliquota del 38% si scende al 35%;
- sopra i 50mila (eliminata la soglia intermedia che andava dai 55mila ai 75mila con aliquota del 41%): si applica sempre un’aliquota del 43% (come era per i redditi superiori ai 75mila euro).
Una modifica che dovrebbe essere facile da notare in busta paga, specialmente se si fa il confronto con quelle precedenti.
Bonus contributi in busta paga
L’ultima novità è il bonus contributi che si applica per coloro che hanno un reddito annuo non superiore ai 35mila euro. Questi, eccezionalmente nel 2022, godono di un taglio della quota contributiva che è in capo al lavoratore.
Nel 2021, così come quest’anno, l’aliquota contributiva IVS per il lavoro dipendente era pari al 33%. La riforma fiscale non ne modifica la percentuale complessiva, ma interviene su come questa si distribuisce tra datore di lavoro e lavoratore.
Fino allo scorso anno, infatti, il 33% suddetto era così suddiviso:
- 23,81% a carico del datore di lavoro;
- 9,19% a carico del lavoratore.
Nel 2022, e solo per quest’anno, per coloro che hanno un reddito inferiore ai 35mila l’aliquota del 33% è così suddivisa:
- 23,81% a carico del datore di lavoro;
- 8,39% a carico del lavoratore;
- 0,80% a carico dello Stato.
Anche questa differenza dovrebbe saltare immediatamente all’occhio da un confronto tra le buste paga del 2021 e quelle del 2022.
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