Rincaro delle materie prime, c’è il rischio di stagflazione?

Roberto Donzelli

9 Ottobre 2021 - 18:00

Il rincaro delle materie prime sta facendo volare l’inflazione. Ma all’orizzonte potrebbe esserci un pericolo ancora maggiore, la stagflazione

Rincaro delle materie prime, c’è il rischio di stagflazione?

I prezzi delle materie prime stanno volando e la cosa non è più di interesse solo per i mercati finanziari, ma ovviamente sta iniziando a ripercuotersi anche sull’economia reale.

Con la crescita di petrolio, gas naturale, rame, metalli industriali, infatti, sta crescendo la bolletta energetica, oltre al costo dei trasporti. Se ne sono accorti coloro che guidano un’auto a metano, ma anche benzina e diesel hanno visto crescere i prezzi. Inoltre, stanno aumentando e sono previste in crescita anche le utenze domestiche e industriali.

Molti parlano di inflazione inevitabile e destinata ancora a salire. Questo lo stiamo già vedendo. Ma all’orizzonte c’è un rischio ancora maggiore che si chiama stagflazione.

Che cos’è la stagflazione?

Stagflazione è un termine che nasce dall’unione di stagnazione e inflazione.
Uno scenario, quindi, dove i prezzi tendono a crescere a ritmi abbastanza sostenuti, ma questo non è sufficiente a invogliare gli imprenditori a espandere la produzione e/o intraprendere nuovi progetti di investimento.

La conseguenza è che non solo si ha inflazione, ma anche bassa crescita economica. La stagnazione, appunto.

Ma perché si crea questa situazione? In fondo, i prezzi in crescita dovrebbero stimolare gli imprenditori e incentivare a produrre di più.

Le cause della staglfazione

Il mix inflazione e stagnazione si viene a creare quando la crescita dei prezzi, da sola, non permette di aumentare anche i profitti o addirittura questi calano, per cui diventa anche poco conveniente mantenere gli attuali livelli produttivi.

I motivi per cui questo accade sono diversi e hanno a che fare con le strutture di costo dei vari settori industriali.

Ad esempio, per le industrie «energivore» o che usano molto i metalli industriali di importazione potrebbe verificarsi che il prezzo di queste materie prime, che si forma sul mercato internazionale, tenda a crescere di più di quanto si riesca ad aumentare i prezzi dei prodotti finiti, che magari sono soggetti ad una forte concorrenza.

Un ruolo fondamentale lo ha poi il costo del lavoro, qualora questo tenda ad adeguarsi velocemente all’inflazione prima ancora che l’impresa riesca a trasferire i propri aumenti di prezzo ai clienti.

Perché si potrebbe creare stagflazione oggi?

Al momento non ci sono molte tensioni sui salari. Anche se in qualche comparto sta iniziando un po’ di «shortage» di lavoratori qualificati, in media nei Paesi occidentali e non solo la disoccupazione è ancora molto più elevata che non nel periodo pre-Covid. Quindi sembra esserci un adeguato «serbatoio» di manodopera che potrebbe scongiurare un brusco aumento del costo del lavoro.

Il problema principale oggi è invece legato al costo del capitale.
Attualmente i tassi sono ancora molto bassi. Questa è una precisa scelta delle Banche Centrali, che non vogliono stroncare prematuramente la ripresa in atto. Il risultato, con l’inflazione in crescita, è che oggi ci troviamo in una tipica situazione di tassi reali negativi.

Questa situazione, però, non può durare per sempre e prima o poi o l’inflazione scenderà, o i tassi dovranno salire.

In questo secondo scenario, molti investimenti oggi effettuati diventerebbero meno interessanti e più difficilmente intrapresi con un costo del capitale aumentato.
Per molte imprese, poi, persino gli attuali livelli di indebitamento sarebbero difficilmente sostenibili. Senza poi dimenticare il peso dei debiti pubblici, che con interessi più alti porterebbe molti governi o a dover inasprire la tassazione o a revocare incentivi e agevolazioni economiche oggi presenti.

Stagflazione e investimenti

La stagflazione è sicuramente uno degli scenari più difficili per chi investe. Per fortuna si tratta anche di uno scenario con pochissimi precedenti nella storia e quasi sempre durato poco. E anche oggi, comunque, non è così probabile.

Infatti, forse effettivamente l’inflazione attuale è per lo più temporanea e destinata a stabilizzarsi. E le Banche Centrali, magari, riusciranno a gestire l’aumento dei tassi in modo graduale e relativamente indolore per l’economia.

Però, dal momento che non è mai male prepararsi al peggio, si può considerare di mettere in portafoglio anche un po’ di oro (tramite ETF/ETC) e titoli obbligazionari inflation, che furono vincenti durante la stagflazione degli anni ’70.

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