L’ondata di dimissioni a livello mondiale, conosciuta come Great Resignation, sta portando le aziende a offrire salari più alti e maggiore flessibilità per assumere nuovo personale e mantenere i propri dipendenti.
Le imprese sono pronte a offrire salari più alti e maggiore flessibilità per frenare l’ondata di dimissioni che sta vedendo protagonisti i lavoratori di tutto il mondo.
A riportare questa nuova tendenza è un sondaggio pubblicato dalla banca svizzera UBS, nel quale vengono evidenziate le difficoltà delle aziende sia di reclutare nuovi dipendenti che di mantenere gli impiegati all’interno del proprio personale.
La pandemia da Covid-19 ha infatti avuto un impatto molto forte sul mercato del lavoro, cambiando le priorità di una grossa fetta di persone che appare insoddisfatta delle proprie condizioni contrattuali.
Questo fenomeno si sta manifestando in particolare negli Stati Uniti, dove è stata coniata l’espressione Great Resignation per descrivere una situazione in cui si è registrato il record di dimissioni dallo scorso aprile a oggi.
Anche in Italia, secondo gli ultimi dati rilasciati dal Ministero del Lavoro riguardanti il secondo trimestre del 2021, l’abbandono dei posti di lavoro per dimissioni è di 485 mila su 2,5 milioni di rapporti interrotti. Un dato in aumento del 37% rispetto al periodo gennaio-marzo 2021 e dell’85% in confronto allo stesso lasso di tempo del 2020.
L’ondata di dimissioni post-Covid coinvolge tutto il mondo
Come è stato osservato da diversi analisti, l’ondata di dimissioni è strettamente legata alle nuove abitudini emerse durante la crisi pandemica, tra cui lo smart working, le quali hanno modificato lo stile di vita e le priorità di gran parte delle persone.
In questo scenario, quindi, il lavoro, soprattutto in relazione alla presenza fisica in ufficio, ha perso la centralità che aveva nell’identità di molti individui, i quali sono pronti a lasciare un impiego che non sia più in grado di coniugare al meglio le esigenze professionali e di vita privata.
Tra i comparti più colpiti dalla Great Resignation si trovano il settore della ristorazione e dell’alberghiero, oltre a quelli dell’edilizia e dei trasporti.
Aziende pronte a offrire salari più alti e maggiore flessibilità
A essere maggiormente in difficoltà in questa fase sono quindi i datori di lavoro, costretti a offrire maggiori garanzie durante la fase di selezione del nuovo personale e, al tempo stesso, a ridiscutere le condizioni degli impiegati per non rischiare di perdere risorse umane già formate.
Il documento di UBS mostra così che, tra le aziende di livello internazionale intervistate, il 74% offre una maggiore flessibilità sugli orari di lavoro, il 71% è disposto a concedere più elasticità sulla possibilità di lavorare da casa e, infine, il 66% ha aumentato i salari.
Il mercato del lavoro risulta essere quindi uno degli aspetti socioeconomici più colpiti dalla crisi sanitaria globale e questo potrebbe essere solamente l’inizio di un lungo processo per la ricerca di un nuovo equilibrio post-Covid.
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