Stando all’ultimo sondaggio politico di Demos & Pi la Lega a novembre avrebbe due punti percentuali in meno rispetto a luglio: per Matteo Salvini si tratterebbe di un calo di circa 700.000 voti.
Matteo Salvini da luglio a oggi avrebbe perso oltre mezzo milione di voti, ma queste preferenze sembrerebbero essere state intercettate più da M5S e Forza Italia che da Fratelli d’Italia come invece spesso ipotizzato di recente.
Questo è il responso dell’ultimo sondaggio politico diramato da Demos & Pi, che ha messo a confronto quella che sarebbe l’attuale intenzione di voto con quella rilevata a settembre e luglio.
Fonte Democs & Pi
In particolare balza all’occhio il vistoso calo della Lega, con il partito di Matteo Salvini che negli ultimi cinque mesi sarebbe sceso del 2,1%, vedendo così aumentare il proprio distacco rispetto a Partito Democratico e Fratelli d’Italia.
Guardando il sondaggio si può notare il tonfo di Salvini non sarebbe andato tutto a vantaggio di Meloni, ma a giovare soprattutto della crisi del Carroccio sarebbero stati Berlusconi e Conte.
Sondaggi politico: Salvini a picco
Alle ultime elezioni politiche del 2018 l’1% dei voti è equivalso a circa 350.000 preferenze. Se per il sondaggio di Demos & Pi la Lega ha avuto un calo del 2,1% negli ultimi cinque mesi, questa flessione corrisponderebbe a oltre 700.000 voti in meno.
Numeri che andrebbero a fotografare il momentaccio per Matteo Salvini, con il Capitano che di recente per la prima volta ha dovuto fare i conti anche con una sorta di “rivolta” interna da parte dei governisti capitanati da Giancarlo Giorgetti.
Più in generale la decisione di entrare a far parte della maggioranza che sostiene il governo Draghi sembrerebbe aver giovato, stando al sondaggio, soprattutto alle cadreghe e poco all’appeal elettorale.
Salvini in questi mesi ha provato a mantenere l’equilibrio lungo questo filo assai sottile, ma il segretario della Lega da quando Draghi è a Palazzo Chigi ha dovuto ingoiare parecchi bocconi amari, l’ultimo sul cavallo di battaglia delle pensioni.
Ma è sulla gestione della pandemia che l’ex ministro ha sbandato maggiormente, cercando di barcamenarsi tra la posizione rigorista del Governo e lo strizzare l’occhio ai no vax. Una strategia che finora non sembrerebbe essere stata di successo.
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