Siccità invernale: allarme per i raccolti in tutta Italia

Giorgia Bonamoneta

26/03/2022

Nuovo allarme, questa volta per l’agricoltura. Dopo 110 giorni senza pioggia (siccità invernale) parte del raccolto è a rischio. La soluzione è una: iniziare a fare scorta di acqua.

Siccità invernale: allarme per i raccolti in tutta Italia

Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l’ombrello” è un modo di dire piuttosto comune, eppure nell’ultimo mese non ha piovuto abbastanza da far ritirare l’allarme siccità. Su tutta l’Italia settentrionale si è abbattuta, da settembre a marzo, una percentuale di pioggia tra il 50% e il 90% in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La prima amara conseguenza, la siccità invernale, si abbatte sui raccolti di tutta Italia, in particolare al Nord dove non piove da 110 giorni.

L’allarme potrebbe presto allargarsi al resto del territorio italiano. In Umbria, Abruzzo e Lazio si inizia già a registrare una diminuzione del livello delle acque (fiumi e laghi). Dove invece non si sente il problema della siccità, ma c’è comunque un alto rischio per i raccolti, è nell’Italia meridionale e nelle isole. Le forti piogge hanno riempito i bacini, facendo crescere le disponibilità idriche, ma hanno anche rovinato i raccolti dei mesi di ottobre e novembre.

La direzione di Coldiretti Toscana ha parlato di allarme siccità, con il 30% della produzione agricola a rischio. Gli esperti del settore sono tutti d’accordo su una soluzione: uscire dalla cultura dell’emergenza e iniziare a raccogliere e risparmiare acqua in laghetti artificiali. “Dobbiamo accelerare, non c’è più tempo”, spiega il presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi.

Siccità invernale: la colpa è ancora una volta dei cambiamenti climatici

Piove troppo? Colpa dei cambiamenti climatici. Piove poco? Sempre colpa dei cambiamenti climatici. Non c’è da stupirsi, gli squilibri climatici, per loro natura, non sono regolari e anzi è nel repentino cambiamento dei fenomeni che si manifestano in tutta la loro distruttività. Nel caso della siccità invernale il fenomeno che sta compromettendo il tempo è l’effetto detto “tropicalizzazione del clima”. Del fenomeno ha parlato Massimo Gargano, direttore generale dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi):

È vero che nevica molto meno, ma in Italia cade la stessa quantità di acqua di 30 anni fa: circa 300-350 miliardi di metri cubi all’anno. Ma con la tropicalizzazione del clima le precipitazioni sono concentrate in brevi periodi e provocano gravi danni, in mezzo a lunghi periodi siccitosi. Episodi estremi che avvenivano ogni 20-30 anni, se non di più, ora capitano ogni 3-5 anni.

Concorda anche Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana, che ha sottolineato come oggi la distribuzione temporale delle precipitazioni è la calamità naturale più rilevante del settore dell’agricoltura.

Le falde acquifere sono in sofferenza e Coldiretti lancia l’allarme per i raccolti

Fiumi e laghi sono in una fase di deficit, in particolare a Nord, dove hanno toccato e superato i record negativi degli scorsi anni e decenni. Per esempio il fiume Po non toccava una magra invernale di questo livello da 30 anni o, in Emilia-Romagna, Trebbia, Secchia e Reno non erano ai minimi, raggiunti in questo periodo, dal 1972.

A risentirne sono prima di tutto le falde acquifere, che soffrono di quello che viene chiamato “cuneo salino”, cioè la risalita di acqua salata in acque dolci. Un fenomeno che ha effetto diretto sull’agricoltura perché impedisce agli agricoltori di attingere l’acqua necessaria dai fiumi e dai canali vicino ai campi.

Secondo Coldiretti Toscana l’effetto finale di questa combinazione di fenomeni mette a rischio il 30% della produzione agricola, soprattutto perché questo è il periodo di semina per ortaggi, grano, girasoli e ulivi. Una soluzione esiste: mettere da parte l’acqua. Si deve uscire dal regime di emergenza e iniziare a ragionare sul risparmio idrico per i periodi di crisi, in continuo aumento.

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