TFR su fondo pensione, novità 2018: può essere parziale e revocabile

Simone Micocci

11/05/2018

Aggiornato il modello TFR2: d’ora in avanti sarà possibile destinare solo una parte della liquidazione al fondo pensione. E qualsiasi decisione sarà revocabile.

TFR su fondo pensione, novità 2018: può essere parziale e revocabile

Il TFR (Trattamento di fine rapporto) è quella somma che viene calcolata e sottratta annualmente dalla retribuzione lorda di ciascun lavoratore e accantonata dall’azienda.

Quanto sottratto negli anni di lavoro sarà poi restituito al dipendente una volta cessato il rapporto di lavoro.

Per calcolare quanto spetta basta prendere ogni retribuzione lorda annua e dividerla per il parametro fisso 13,5; per ogni anno quindi viene accantonato il 7,41% della retribuzione, dalla quale però va sottratta una quota pari allo 0,5% dell’imponibile utile per finanziare il Fondo di Garanzia dell’INPS, lo strumento che garantisce il pagamento della liquidazione anche in caso di fallimento dell’azienda.

Quindi ogni anno l’azienda mette da parte il 6,91% della retribuzione percepita dal dipendente, il quale a sua volta può stabilirne la destinazione.

Nel dettaglio, il dipendente può decidere se:

  • mantenere il TFR in azienda e riceverlo una volta concluso il rapporto di lavoro (questo non è possibile per le imprese con più di 50 dipendenti);
  • chiedere il pagamento mensile in busta paga;
  • destinare il TFR ad un fondo di previdenza complementare così da incrementare l’importo futuro della pensione.

Ed è proprio di quest’ultima opzione che vi parleremo in questo articolo: dovete sapere, infatti, che con la Legge sulla Concorrenza e l’ultima manovra finanziaria per il 2018 sono state introdotte due importanti novità per chi decide di destinare la liquidazione ad un fondo pensione.

La prima riguarda la possibilità di destinare una sola parte del TFR al fondo pensione; la seconda, invece, consente al lavoratore di cambiare in qualsiasi momento la sua decisione iniziale. Due importanti cambiamenti che meritano di essere approfonditi nel dettaglio.

Perché destinare il TFR al fondo pensione

Destinare al fondo pensione il TFR è un’opzione molto conveniente, come dimostrano i dati di quest’ultimi anni ci confermano che i rendimenti sono superiori a quelli previsti per chi decide di lasciare il TFR in azienda.

La rivalutazione dipende dai risultati della gestione finanziaria del fondo stesso, quindi ci sono dei fondi più convenienti e altri meno.

In linea generale destinare il TFR al fondo pensione è più conveniente, ma bisogna considerare che anche la tassazione è maggiore:

  • per il fondo pensione si applica un’aliquota del 20% sulla parte riferita all’incremento del montante accumulata, che scende al 12,50% per chi ricorre a fondi pubblici o assimilati;
  • per chi invece decide di lasciare il TFR in azienda viene attuata un’aliquota del 17% sulla rivalutazione della liquidazione.

Bisogna considerare anche che la somma in denaro accumulata sul fondo pensione sarà disponibile non alla cessazione del rapporto di lavoro (come invece per chi lascia la liquidazione all’azienda) bensì una volta che il dipendente avrà raggiunto il diritto alla pensione, con alcune eccezioni che approfondiremo di seguito.

Capire qual è la scelta più conveniente da prendere, quindi, non è semplice poiché ci sono diversi fattori da considerare. Per approfondimenti in merito vi consigliamo di leggere il nostro articolo di riferimento, dove vi spiegheremo qual è la scelta più conveniente tra il TFR in azienda o nel fondo pensione.

TFR su fondo pensione: le novità

La Legge 124/2017 sulla concorrenza ha introdotto diverse novità sulla liquidazione su fondo pensione.

La prima riguarda la possibilità per la contrattazione collettiva di stabilire una percentuale minima da destinare alla previdenza complementare, lasciando il resto all’azienda.

In questo modo il lavoratore può aderire ad entrambe le opzioni suddette, destinando una parte di TFR al fondo pensione e ricevendo l’altra una volta cessato il rapporto di lavoro.

Questo però sarà possibile solamente se previsto dal CCNL di riferimento nel quale, come anticipato, verrà stabilita la percentuale minima da destinare al fondo.

Per farlo è stato aggiornato il modulo TFR2 editabile nel quale è stata aggiunta una dicitura dove è possibile indicare quale percentuale destinare al fondo pensione; il modello è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 19 aprile 2018 e potete scaricarlo di seguito.

Modulo TFR2
Clicca qui per scaricare il modello TFR2 per la scelta della destinazione del trattamento fine rapporto, nel quale è possibile indicare la percentuale da accantonare nel fondo pensione.

Inoltre con l’aggiornamento del modello è stato stabilito che l’iscritto al fondo pensione pensione se inoccupato da più di 2 anni e a più di 5 anni dall’accesso alla pensione potrà richiedere - in misura integrale o parziale - l’anticipo della prestazione maturata nel fondo.

Ciò vale anche per il soggetto colpito da invalidità permanente qualora questa riduca la sua capacità lavorativa di almeno 2/3.

Un’altra importante novità riguarda la possibilità di riscattare la posizione individuale accumulata per coloro che perdono i requisiti necessari per la partecipazione al fondo, possibilità che in precedenza era concessa solo alle adesioni collettive.

Concludiamo con la Legge di Bilancio 2018 con la quale sono state introdotte delle nuove disposizioni che consentono al dipendente di cambiare idea e decidere se smettere di accantonare il TFR nel fondo pensione o - quando possibile - se farlo solo per una piccola parte. In tal caso però quanto versato fino a quel momento non potrà essere restituito.

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