Tassazione ETF: come funziona? Una guida completa per inquadrare ai fini fiscali capital gain e dividendi e tutti i dettagli per compensare le minusvalenze.
Come funziona la tassazione ETF? In base a quali fattori vengono tassati gli Exchange Traded Fund?
Gli ETF sono fondi di investimento che replicano un indice di riferimento, il cosiddetto benchmark. Non c’è uno schema predefinito nella struttura di questi prodotti: ogni emittente di ETF ha le proprie caratteristiche e la preferenza per una struttura dipende dal tipo di benchmark.
Il regime fiscale degli ETF è stato modificato con il D.lgs n. 44 del 2014, quando l’Italia ha recepito la direttiva europea 2011/61/UE AIFM (Alternative Investments Fund Managers): la novità consiste nella definizione come componente di reddito di capitale come qualsiasi guadagno derivante dall’ETF.
Dall’ETF infatti si possono generare sia dividendi e sia plusvalenze o capital gain, calcolate con la differenza tra prezzo di acquisto e vendita a valore di mercato.
Gli ETF rappresentano quindi una buona opportunità per l’investitore, consentendo di fruire sia della diversificazione tipica dei classici fondi comuni di investimento, sia della trasparenza del mercato azionario.
Tassazione ETF: regime fiscale, capital gain, dividendi. La guida completa
Come vengono tassati gli ETF?
La tassazione degli ETF dipende fondamentalmente da due fattori:
- armonizzazione o meno degli ETF;
- regime fiscale cui si aderisce all’apertura del rapporto con l’intermediario.
In ordine al primo punto, gli ETF possono essere distinti in:
- ETF istituiti nell’Unione Europea (armonizzati);
- ETF di diritto estero non armonizzati.
Qual è la differenza? Gli ETF armonizzati sono tutti quelli quotati a Milano e la maggior parte di quelli quotati nei Paesi dell’area euro. Gli ETF non armonizzati, invece, sono tutti quelli che vengono quotati fuori dall’Unione Europea.
ETF: redditi di capitale o redditi diversi
A differenza della maggior parte degli strumenti finanziari, che costituiscono Redditi Diversi tassati all’aliquota del 26%, gli ETF possono rientrare nei Redditi Diversi, nei Redditi di Capitale o nei Redditi Ordinari.
- Il D.lgs n. 44 del 2014 ha stabilito che l’aliquota fiscale da applicare sui proventi derivanti dagli ETF è pari al 26%, sia per il capital gain che per i dividendi percepiti dall’investitore (redditi da Capitale).
- Le plusvalenze derivanti da ETF non armonizzati costituiscono invece Redditi Ordinari e la tassazione prevede la ritenuta a titolo d’acconto del 26% oltre all’assoggettamento agli scaglioni IRPEF.
- Diversamente, le perdite derivanti dagli ETF confluiscono nei Redditi Diversi (quadro RT del Modello Redditi) e si compensano solo con le plusvalenze derivanti da azioni, opzioni, futures, obbligazioni, cfd, forex e altri strumenti di cui all’art. 67 del TUIR.
Tassazione ETF sotto forma di redditi di capitale
Una ulteriore distinzione da conoscere quando si investe in ETF fa riferimento al regime fiscale cui si aderisce nel momento dell’apertura del rapporto con il proprio intermediario.
Possiamo infatti distinguere tre tipi di regimi fiscali:
- Regime Amministrato
- Regime Gestito
- Regime Dichiarativo
Regime Amministrato
Nel regime Amministrato l’investitore delega l’intermediario alla gestione delle tasse, che sono applicate nel momento in cui le singole quote vengono vendute.
Questo è possibile perché l’intermediario opera come sostituto d’imposta e le plusvalenze sono tassate alla fonte al 26% o al 12,5% per la quota del fondo investita in titoli pubblici italiani o di Stati esteri white list, inclusi nel D.M. 4/1996.
Le minusvalenze sono compensabili tra redditi diversi ma devono realizzarsi prima delle plusvalenze.
Regime Gestito
Aderendo al regime gestito l’investitore delega la gestione del portafoglio all’intermediario: le tasse sono calcolate sul risultato netto della gestione, come differenza dell’andamento del portafoglio tra inizio e fine del periodo d’imposta.
La compensazione di minusvalenze e plusvalenze non devono seguire un determinato ordine temporale.
Regime Dichiarativo
Se l’investitore sceglie il regime dichiarativo deve accollarsi l’onere di dichiarare correttamente i redditi percepiti (plusvalenze) e le eventuali minusvalenze. Gli Etf non armonizzati devono essere necessariamente gestiti attraverso il regime dichiarativo.
Minusvalenze su ETF
Particolare attenzione deve essere riservata al trattamento delle minusvalenze derivanti da ETF che configurano dei redditi di diversi (da inserire nel quadro RT del Modello Redditi) e non sono compensabili con i redditi da capitali.
L’unico modo per poter recuperare le minusvalenze derivanti da ETF è quello di compensarle con le plusvalenze derivanti da azioni, opzioni, futures, obbligazioni, cfd, forex e tutti gli strumenti di cui all’art. 67 del TUIR. Tali minusvalenze possono essere compensate nell’arco dei quattro periodi d’imposta successivi a quello considerato.
In altre parole, il sistema fiscale italiano tende a penalizzare la tassazione degli ETF redditi di capitale rispetto alla tassazione ETF redditi diversi.
Si tratta di una peculiarità delle regole fiscali sulla tassazione degli ETF in Italia ed un evidente svantaggio fiscale per gli investitori che hanno nel proprio portafoglio finanziario solo ETF.
ETF a distribuzione e ad accumulazione
Nella pianificazione fiscale legata agli ETF un’altra importante distinzione è quella tra gli ETF che distribuiscono i proventi e gli ETF che invece reinvestono i proventi nel fondo.
La cedola che l’investitore riceve in relazione alla quota di ETF a distribuzione posseduta viene tassata (al 26% in caso di dividendo azionario, al 12,50% in caso di interesse derivante da titoli di stato governativi dell’Unione Europea);
I soggetti che investono in ETF ad accumulazione non subiscono invece alcuna tassazione per le medesime cedole proprio perché vengono reinvestite.
La normativa italiana favorisce dunque gli ETF ad accumulazione, che vedranno massimizzati i benefici della capitalizzazione degli interessi composti.
La tassazione degli Exchange-traded commodities (ETC) segue regole diverse da quelle previste per gli ETF. Gli ETC sono tipicamente strumenti che replicano l’andamento di singole materie prime negoziate sulla borsa valore o di singole valute tra cui anche Bitcoin. A differenza degli ETF, gli ETC e gli ETN non sono prodotti OICR (organismi di investimento collettivo del risparmio disciplinati dal D.lgs n. 44 del 2014) e sono tassati con l’aliquota del 26%, confluendo solamente nei Redditi Diversi.
Questo significa che ETC e ETN non subiscono la distinzione tra redditi da capitale e redditi diversi imposta dalla riforma del 2014 per gli ETF:
le plusvalenze realizzate su ETC e ETN possono essere compensate con le minusvalenze derivate dalle stesse operazioni in negativo, assimilando la tassazione a quella degli altri strumenti finanziari descritti dall’art 67 TUIR.
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