Telefono rosso tra Usa e Russia: cos’è, come funziona e perché è importante

Chiara Esposito

01/03/2022

Biden vorrebbe ripristinare la cosiddetta Linea Rossa; origini e storia di questo celebre canale comunicativo che collega Russia e Stati Uniti.

Telefono rosso tra Usa e Russia: cos’è, come funziona e perché è importante

Si torna a parlare di Telefono Rosso e, conoscendo la storia dietro questa linea di comunicazione diretta tra il Cremlino e la Casa Bianca, non c’è da stupirsi; il contesto attuale, per certi versi, non è dissimile da quello del 1963.

Politico, una delle testate americane più autorevoli in merito a temi di politica estera, ha riferito che, raccogliendo le testimonianze delle proprie fonti al Pentagono, c’è l’intenzione concreta di riportare in auge questo canale di trasmissione speciale per discutere di quanto sta accadendo in Ucraina.

Nel dettaglio, il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti avrebbe proposto al presidente russo Vladimir Putin di riprendere in mano gli strumenti di un tempo e «conversare» per iscritto con il presidente Joe Biden. Mosca però non avrebbe ancora dato una risposta.

Per capire come mai questa opzione, se accettata da parte dei russi, potrebbe influenzare in buona parte le tensioni tra Russia e Stati Uniti, ricostruiamo passo passo la nascita e l’impiego di questa via di comunicazione tanto celebre quanto oscura ai più nel suo reale funzionamento.

Come nasce l’idea della Linea Rossa?

Evitare la guerra. Questo era lo scopo principale del Telefono Rosso poiché l’idea che ci fosse una linea di comunicazione diretta tra la Casa Bianca e il Cremlino nacque durante la peggior crisi nucleare della storia: la scoperta dei missili cubani. I capi di Stato dell’epoca erano il presidente americano John Fitzgerald Kennedy e il leader sovietico Nikita Kruscev.

Tutto il mondo infatti ricorda e classifica quello tra il 16 e il 28 ottobre del 1962 come uno dei momenti in cui il mondo si trovò più vicino allo scoppio di una guerra nucleare.

Dopo la risoluzione dello stallo, il 20 giugno del 1963, fu siglato un accordo a Ginevra tra un gruppo di delegati del governo degli Stati Uniti e un gruppo del governo dell’Unione Sovietica. Il testo era il “Memorandum d’intesa riguardo all’implementazione di una linea di comunicazione diretta”, un documento che stabiliva l’installazione di una linea di comunicazione speciale volta a evitare nuove escalation.

Com’è fatto il Telefono Rosso?

Il Telefono Rosso non è mai stato un telefono.

La famosa linea altro non era che un sistema di telescriventi collegate attraverso un cavo sottomarino che passava da Londra, Copenaghen, Stoccolma e Helsinki. Ai tempi ci si riferiva a questa rete con i termini «linea rossa», «telefono rosso» o «Moscow-Washington hotline».

Negli ultimi cinquant’anni il sistema è stato sostituito da comunicazioni satellitari. Mentre, negli anni Duemila, si ha quello che potremmo definire un «computer rosso» che produce messaggi tipo email e si basa su collegamenti satellitari e su un nuovo cavo in fibra ottica. Ben diverso da quello sottomarino tranciato due volte per errore da un cantiere danese e da un contadino finlandese.

L’ultimo aggiornamento risale al 2008 e oggi il sistema è dotato di una chat, utilizzata per coordinare le comunicazioni, e dell’interfaccia mail per i messaggi effettivi.

Quale fu il primo messaggio?

La scelta di adottare un sistema di comunicazione scritta (e non verbale) non fu casuale. Nikita Kruscev qualche anno prima durante una sfuriata al palazzo delle Nazioni Uniti si sfilò una scarpa e la sbatté sulla scrivania e c’era tutta l’intenzione di evitare sia eccessi di rabbia che anche più semplicemente parole poco meditate, soggette a possibili incomprensioni ed equivoci.

Curiosa e singolare, anche in riferimento a questo, è la storia dei primi messaggi che si scambiarono le due superpotenze. Teniamo conto che, sebbene entrambi messaggi erano scritti in inglese e in russo e sia a Washington che a Mosca erano state predisposte con caratteri latini e cirillici, a causa dell’ulteriore fase di decriptaggio inizialmente ci vollero sei ore per la trasmissione e altre sei ore per la decriptazione.

A ogni modo il primo a comunicare fu il presidente americano e oggi sappiamo che Washington inviò brani di William Shakespeare e Mark Twain mentre Mosca di Anton Cechov. In particolare gli americani trasmisero una frase che conteneva tutte le lettere dell’alfabeto e tutti i numeri di base e che, tradotta in italiano, sarebbe:

«La veloce volpe marrone saltò addosso al dorso del cane pigro, 1234567890».

I russi risposero poi con una descrizione poetica del sorgere del Sole a Mosca.

Da quel momento solo chiamate d’emergenza, su preavviso.

Perché ha ancora senso usarlo?

Le analogie fra la nascita di questo strumento e le minacce odierne sono evidenti: si parla di potenziale guerra nucleare. L’aria è tesa dall’inizio dell’invasione quando Putin disse che, chiunque si fosse intromesso nella questione ucraina intervenendo direttamente, avrebbe sperimentato «conseguenze mai viste prima.»

L’escalation che il Pentagono stesso in questi giorni ha definito non solo «non necessaria» ma addirittura rischiosa è però un’altra, ben più concreta. Il 27 febbraio infatti il presidente Putin ha ordinato l’allerta delle forze di deterrenza; questo non significa che l’attacco è certo o imminente ma che la minaccia si fa potenzialmente più concreta o almeno, c’è la volontà di dare quest’immagine.

Lo stesso Biden ha recentemente detto che l’alternativa alle sanzioni è la Terza Guerra Mondiale ma, non a caso, la citazione di Einstein a riguardo dovrebbe farci riflettere:

“Non so con quali armi si combatterà la Terza guerra mondiale, ma la Quarta sì: con bastoni e pietre.”

L’ipotesi di un conflitto nucleare però, visto l’avanzamento delle tecnologie che il grande scienziato non poteva prevedere, forse è tale da non lasciare troppo spazio per una quarta edizione della guerra su scala globale.

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