L’Unione Europea sta imbattersi in una delle sue più grandi sfide: affrontare l’aumento ingente del debito dei suoi membri. Cambiare il Patto di Stablità? Questa la grande sfida. Che già si preannuncia come uno scontro.
L’UE alla prova della sua sfida più grande, oltre a quella della lotta alla crisi pandemica: la riforma del Patto di Stabilità.
Che, tradotto in termini pratici, significa trovare un modo condiviso - e nuovo, diverso dall’imperativo dell’austerità - di gestire il debito pubblico cresciuto ovunque.
Gli Stati membri sono stati costretti ad aumentare la spesa per evitare il collasso del sistema economico: ora l’indebitamento nazionale è per tutti - anche per la rigorosa Germania - un problema.
Si profila già un clima di scontro in UE su come rivedere i parametri del Patto di Stabilità. Il debito è la prossima grande sfida dell’Europa unita.
Le prossime sfide dell’UE
La strategia trentennale dell’Unione Europea per tenere sotto controllo il proprio debito è stata definitivamente distrutta dalla pandemia.
Con la messa in pausa del Patto di Stabilità si è di fatto aperta una nuova era: cosa fare prossimamente? Ritornare agli stessi austeri parametri o affrontare il debito - in forte incremento - in modo nuovo?
Il Patto di stabilità e crescita impone ai Paesi di mirare a disavanzi di bilancio inferiori al 3% e oneri del debito al di sotto del 60% del Prodotto Interno Lordo. La Commissione europea si aspetta che queste cifre superino il 6% e il 100% per l’area euro quest’anno.
Inoltre, tagliando le sue previsioni di crescita ha segnalato che il blocco potrebbe essere ancora più lontano dal suo obiettivo di ripresa. Cosa fare?
Gentiloni ha accennato al fatto che la situazione economica nel 2021 potrebbe non essere migliorata e, alla luce di ciò, la Commissione valuterà il da farsi con il Patto di Stabilità.
Non è ancora chiaro se si tornerà e quando agli stessi parametri o si velocizzerà la riforma.
Sarà scontro su debito e Patto di Stabilità?
La questione del debito è da sempre delicata in Europa, che negli anni ha radicato una sorta di lotta tra i Paesi virtuosi e quelli dai conti sempre in disordine, come l’Italia.
Profonde sono state le divisioni durante i negoziati per il Recovery Fund. Lo scontro si ripeterà sul tema debito?
Molto è cambiato con la pandemia, tanto che la stessa Germania ha visto crescere oltre i parametri costituzionali il debito pubblico.
Inoltre, un fattore chiave ora è che i tassi di interesse minimi hanno cambiato la nozione di quanto debito sia sostenibile. L’Italia, dove l’onere del debito si avvicina al 160% del PIL, può emettere obbligazioni a 10 anni a un tasso di interesse intorno allo 0,5%, meno della metà di un anno fa.
I rendimenti delle obbligazioni francesi a 10 anni sono negativi, il che significa che il Governo è effettivamente pagato dagli investitori per prendere in prestito.
La rivoluzione della sostenibilità del debito, molto supportata dalla BCE, suggerirà nuove soluzioni?
L’European Fiscal Board, un organo consultivo dell’UE, ha proposto di attenersi agli obiettivi attuali del Patto, ma di concedere alle nazioni con un debito elevato più tempo per ridurli.
Un problema chiave è che gli attuali limiti di spesa sono sanciti nei Trattati dell’UE, il che significa che eliminarli rischia di fare negoziati tortuosi che potrebbero scatenare altre richieste da parte degli Stati membri.
E riportare l’UE, ora riunita nel nome della lotta al coronavirus, in battaglie nazionaliste.
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