Nel Donbass la Russia ha conquistato la strategica Lyman e ha in pugno Severodonetsk, mentre a Kiev aumenta il nervosismo con Zelensky che ha cacciato il capo della sicurezza di Kharkiv: Mosca adesso sembrerebbe poter vincere la guerra anche perché l’Occidente è sempre più spaccato.
In soli tre mesi la guerra in Ucraina potrebbe essere già divisa in altrettante fasi. La prima è quella iniziale dove si è pensato che la Russia potesse essere capace di prendere Kiev e issare la propria bandiera sul palazzo del governo in pochi giorni.
Poi c’è stata la seconda fase, quella del contrattacco delle truppe di Kiev che, approfittando degli errori strategici commessi dall’esercito russo, sono riuscite a ricacciare a Est un nemico che per settimane ha stazionato alle porte della capitale.
In questo periodo sia gli Stati Uniti sia l’Unione europea nella figura della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, si sono detti convinti che l’Ucraina può vincere sul campo questa guerra. In contemporanea, ogni tavolo diplomatico si è incanalato lungo un binario morto.
Per Kiev la ritirata delle forze russe però potrebbe essere stata una sorta di vittoria di Pirro, visto che la guerra è profondamente mutata da quando Mosca ha riposizionato le sue truppe concentrandole soprattutto nel Donbass e a Sud lungo la zona costiera.
Ecco che questa terza fase in cui siamo entrati dal momento della presa di Mariupol, è quella in cui sembrerebbe esserci la sensazione che invece sia la Russia a poter vincere questa guerra, sempre che l’obiettivo di Vladimir Putin sia quello di prendere tutto il Donbass e poi fermarsi per trattare un accordo diplomatico.
leggi anche
Perché non è ancora finita la guerra in Ucraina
Come è cambiata la guerra per la Russia
La resa del battaglione Azov con la conseguente conquista da parte della Russia di Mariupol, grande città portuale, potrebbe rappresentare una sorta di svolta di questa guerra in Ucraina che si sta combattendo dallo scorso 24 febbraio.
Dal punto di vista del morale infatti la prima grande vittoria dell’esercito russo è stata una manna per la ben oliata macchina della propaganda del Cremlino, mentre la resa degli “eroi” di Azov potrebbe aver sortito degli effetti diametralmente opposti in Ucraina.
Sul fronte militare invece Mosca adesso ha concentrato la gran parte delle sue truppe nel Donbass, dove la linea dei rifornimenti è compatta e funzionale, limitandosi a bombardare in maniera costante tutte le altre città. L’imminente presa di Severodonetsk ricorda così nelle modalità quella di Mariupol.
Le armi inviate dall’Occidente a Kiev sono molto utili per fronteggiare i russi nei combattimenti di fanteria, ma poco possono contro l’incessante pioggia di missili che da settimane martella i vari obiettivi.
Come avvenuto a Mariupol, anche a Severodonetsk le truppe di terra russe sono entrate in una città praticamente rasa al suolo. Inoltre la Russia sempre nel Donbass ha preso il controllo anche di Lyman, uno strategico snodo ferroviario.
Ucraina in difficoltà
Nonostante la grande volontà di resisterà all’invasione russa, tra le fila dell’esercito ucraino per la prima volta starebbe cominciando a serpeggiare un sentimento di sfiducia.
Con l’Occidente che non appare intenzionato a inviare tank, jet o missili a lungo raggio anche se in quest’ultimo caso gli Usa potrebbero cambiare idea, questa guerra di trincea sotto l’incessante bombardamento russo appare essere particolarmente logorante.
Volodymyr Zelensky nelle scorse ore è volato fino a Kharkiv, annunciando poi la cacciata del capo della sicurezza di quella che è la seconda città dell’Ucraina: “Non ha lavorato per la difesa della città, fin dai primi giorni della guerra, ma ha solo pensato a se stesso”.
Un gesto questo che fa percepire tutto il nervosismo che starebbe serpeggiando a Kiev: anche il governo ucraino ha ammesso le difficoltà militari nel Donbass, il tutto mentre l’Occidente appare essere sempre più spaccato.
L’Unione europea infatti non riesce a decidere anche sullo stop al petrolio della Russia, mentre negli Stati Uniti le critiche verso la linea dura fin qui portata avanti da Joe Biden sono sempre più pressanti.
Di questo passo l’intero Donbass appare destinato a finire a breve sotto il controllo russo: a quel punto Putin potrebbe dichiarare conclusa la sua operazione speciale con in mano le due Repubbliche separatiste, tutta la costa del Mar d’Azov fondamentale per collegare la Crimea e buona parte di quella del Mar Nero.
Se invece la Russia dovesse provare a conquistare tutta la parte costiera per tagliare fuori Kiev dal mare, a quel punto per Mosca non sarà facile prendere il possesso dei due fortini Mykolaïv e Odessa ancora sotto il controllo ucraino.
Le sorti della guerra adesso sembrerebbero girare a favore di Mosca, ma se Putin dovesse decidere di spingersi ulteriormente a occidente nella sua avanzata a quel punto difficilmente la Nato resterebbe a guardare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA