Vaccini, cosa vuol dire sospendere i brevetti? I pro e i contro di una deroga

Alessandro Cipolla

06/05/2021

Dopo la decisione degli Stati Uniti di sostenere la richiesta di sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid, le case farmaceutiche continuano a fare muro supportate anche da alcuni Paesi come la Francia: su questo terreno si potrebbe giocare la partita più importante per fronteggiare la pandemia.

Vaccini, cosa vuol dire sospendere i brevetti? I pro e i contro di una deroga

Gli Stati Uniti si schierano apertamente a favore della sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid. La notizia era nell’aria da tempo, ma adesso Joe Biden ha ufficializzato quella che è la posizione della Casa Bianca.

Questa è una crisi sanitaria globale e circostanze eccezionali richiedono misure eccezionali - ha spiegato Biden - Noi crediamo fortemente nella protezione della proprietà intellettuale, ma vogliamo mettere fine alla pandemia e quindi siamo a favore di una deroga per i vaccini contro il Covid-19”.

La richiesta di una sospensione temporanea dei brevetti sui vaccini anti-Covid acquisisce così uno sponsor fondamentale, dando forza agli appelli lanciati nei giorni scorsi da India e Sudafrica che si sono fatti portavoce di circa altri 60 Paesi.

Le casa farmaceutiche invece si sono dichiarate “deluse” dalla scelta fatta dagli Stati Uniti, mentre anche la Francia avrebbe confermato la sua linea dell’opposizione a questa richiesta.

Lo scenario internazionale così sembrerebbe spaccarsi sul tema dei brevetti, una questione molto complessa dove esigenze sanitarie, politiche ed economiche si intrecciano, anche se ormai sembrerebbe essere scaduto il tempo massimo per una decisione.

Vaccini anti-Covid: cosa vuol dire sospendere i brevetti

Fin dai primi momenti di questa pandemia, subito a livello internazionale si è iniziato a discutere della questione vaccini. Essendo una crisi sanitaria globale, è apparso chiaro che una via di uscita ci potrà essere solo quando sarà messa in sicurezza una buona fetta della popolazione mondiale.

L’Oms ha da sempre auspicato un accesso equo, mentre Papa Francesco ha parlato di un “internazionalismo dei vaccini”. La realtà dei fatti però è che finora su 8,6 miliardi di dosi ordinate, 6 miliardi sono destinate ai Paesi più ricchi.

Per garantire l’accesso anche ai Paesi a medio e basso reddito, l’Oms ha messo in campo il programma COVAX: per il 2021 questo progetto dovrebbe garantire oltre 1 miliardo di dosi, ma al momento ne sono state distribuite poco più di 50 milioni.

India, Sudafrica e molti altri Stati si sono così rivolti al Wto (l’organizzazione mondiale per il commercio) per richiedere già a ottobre 2020 una temporanea sospensione dei brevetti sui vaccini anti-Covid, in virtù anche degli ingenti finanziamenti pubblici ricevuti dalle case farmaceutiche.

Nel dettaglio questi Paesi hanno chiesto, invano, al Wto “una deroga ai brevetti e ad altri diritti di proprietà intellettuale su farmaci, vaccini, strumenti diagnostici e dispositivi di protezione individuale per tutta la durata della pandemia”.

I benefici

In pratica con una deroga i laboratori di tutto il mondo, anche dei Paesi a medio e basso reddito, potrebbero avere accesso alla tecnologia per produrre versioni generiche del vaccino.

Per i richiedenti questo permetterebbe di aumentare notevolmente la produzione, dando così una notevole spinta alle varie campagne vaccinali in atto garantendo, al tempo stesso, una distribuzione sufficiente anche nei Paesi più in difficoltà, possibili fucine di nuove varianti potenzialmente sfuggevoli ai sieri ora in uso.

Se finora i capofila di questa battaglia per la sospensione dei brevetti erano India e Sudafrica, adesso la presa di posizione da parte degli Stati Uniti può cambiare le carte in tavola: gli Usa sarebbero ora pronti a fare pressioni al Wto per ottenere una deroga.

In Italia anche molto si è discusso di questa eventualità. Mario Draghi più volte ne ha fatto riferimento, mentre il Movimento 5 Stelle e Giuseppe Conte adesso si sono ufficialmente schierati per la richiesta.

I motivi di chi è contro

Tra i principali oppositori invece ci sarebbero la Francia e la Svizzera, ma anche la Commissione Europea ha fatto intendere che al momento non intende forzare la mano per una sospensione dei brevetti.

Naturalmente anche le case farmaceutiche stanno facendo muro. La Ifpma (la Federazione internazionale del settore) con una nota ha definito la sospensione come “la risposta semplice ma sbagliata a un problema complesso”.

Per Ugur Sahin, fondatore di BioNTech, il rischio “sarebbe quello di vedere la comparsa di vaccini di qualità inferiore prodotti nei Paesi poveri”, aprendo però a delle licenze speciali per “produttori molto competenti”.

C’è anche un problema dei materiali e delle strutture necessarie per la produzione dei vaccini, oltre a un personale formato e qualificato. Giusto per fare un esempio, in Italia al momento ci sarebbe soltanto un bioreattore che oltretutto andrebbe riconvertito.

I tempi poi sarebbero lunghi, visto che prima di un anno sarebbe difficile un trasferimento di materiali e tecnologie, senza contare la lunga trafila delle autorizzazioni necessarie. Fare una richiesta a ottobre poteva quindi in qualche modo avere senso, ma a maggio si rischierebbe comunque di non poter dare quelle risposte auspicate nel breve periodo.

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