Il vero motivo per cui in Italia non ci saranno elezioni anticipate

Alessandro Cipolla

26/05/2021

Matteo Salvini spera di poter andare a votare tra un anno, ma le elezioni anticipate appaiono un miraggio anche in caso di un trasloco di Mario Draghi al Colle: se la legislatura non dovesse durare almeno fino a settembre 2022, tanti parlamentari infatti non riuscirebbero a maturare i requisiti per la pensione.

Il vero motivo per cui in Italia non ci saranno elezioni anticipate

Quattro anni, sei mesi e un giorno. Tanto deve durare questa legislatura per permettere ai molti deputati e senatori alla prima esperienza in Parlamento di maturare, a partire dai 65 anni di età, il diritto alla pensione.

Si tratta di un assegno mensile da 1.000 euro, che potrà scattare con un importo maggiorato a 60 anni nel caso il parlamentare venga poi rieletto per un secondo mandato. Particolare non trascurabile: è una pensione che può essere cumulabile con rendite da altri lavori.

Il famoso vitalizio di cui ora tanto si sta discutendo dopo il caso riguardante Roberto Formigoni, a cui il Consiglio di Garanzia del Senato ha ripristinato l’assegno mensile nonostante una condanna definitiva a 5 anni e 10 mesi di reclusione per corruzione.

Quello che può sembrare un mero calcolo che ogni parlamentare alla prima legislatura sta facendo fin dal momento della sua elezione, potrebbe invece essere un fattore determinante nel far naufragare ogni velleità di elezioni anticipate nel 2022.

Tra pensioni e taglio dei parlamentari

Quando si parla dei possibili scenari politici in Italia, si deve partire sempre da due considerazioni. La prima è che per effetto del referendum sul taglio dei parlamentari, dalla prossima legislatura ci saranno il 30% di deputati e senatori in meno.

Se consideriamo poi che partiti con al momento una folta rappresentanza parlamentare, vedi Movimento 5 Stelle e Forza Italia, stando ai sondaggi politici avrebbero adesso dimezzato il proprio consenso rispetto al 2018, tenendo conto anche del taglio appare evidente come per molti degli attuali parlamentari sarà dura ottenere un seggio sicuro alle prossime elezioni.

La seconda considerazione è che il 66% dei deputati e il 64% dei senatori è alla sua prima legislatura. Come già detto in precedenza, per loro il diritto alla pensione scatterà a settembre 2022.

Se la legislatura dovesse terminare prima, per loro niente assegno. Ecco perché in Parlamento sono in tanti quelli che sperano in un mandato-bis per Sergio Mattarella, magari più breve del primo sulla scia di quanto fatto dal suo predecessore Giorgio Napolitano.

Incubo elezioni anticipate

Quando a luglio scatterà il semestre bianco, periodo in cui non sarà possibile sciogliere le Camere in attesa che a febbraio 2022 venga eletto il nuovo Presidente della Repubblica, tutti i partiti potranno scatenarsi nella campagna elettorale delle amministrative di ottobre e nell’assalto alla prossima legge di Bilancio.

Gli animi poi si dovranno raffreddare quando, tra meno di un anno, il Parlamento in seduta congiunta insieme ai delegati regionali dovrà eleggere il prossimo Presidente della Repubblica.

Se Sergio Mattarella dovesse realmente dire no a un secondo mandato, il grande favorito per il Colle a quel punto diventerebbe Mario Draghi. Un trasloco da Palazzo Chigi al Quirinale però porterebbe inevitabilmente alla fine di questo Governo.

Matteo Salvini che vuole votare il prima possibile per cercare di contenere la crescita continua di Giorgia Meloni, da giorni sponsorizza l’attuale Presidente del Consiglio per il Colle, nella speranza così di poter andare alle urne con un anno di anticipo e salvare la sua leadership.

Si ritorna così alle due considerazioni di partenza. Accetterà il 65% dei parlamentari alla prima legislatura di andare a casa a pochi mesi dal traguardo della pensione? Accetteranno i tanti deputati e senatori, di più lungo corso ma ben consapevoli delle difficoltà di una rielezione, di rinunciare a un anno di stipendio da parlamentare e alla bambagia romana?

Il sentore è che, anche se Draghi dovesse trasferirsi al Quirinale, la legislatura andrà comunque avanti con un governicchio in stile Gentiloni magari tirando in ballo la necessità di fare qualche riforma tipo quella elettorale.

Di elezioni anticipate, tra i corridoi di Camera e Senato, nessuno ne vuole veramente sentir parlare.

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