Xi Jinping è pronto a diventare presidente della Cina a vita grazie al controllo assoluto sul Partito Comunista Cinese. Quali saranno le conseguenze per il mondo?
Xi Jinping è pronto a diventare presidente a vita della Repubblica Popolare Cinese, essendo riuscito a ottenere il pieno controllo dei funzionari del Comitato centrale del Partito Comunista, i quali rappresentano in Cina il corrispettivo dei grandi elettori degli Stati Uniti.
Si tratta di un momento storico per il Dragone, che nel 2021 ha festeggiato i 100 anni dalla nascita del PCC e dopo aver raggiunto questo traguardo, Xi Jinping sta preparando la sua “risoluzione storica” in vista del ventesimo Congresso del partito che si terrà nel 2022.
In questa occasione sarà formalmente nominato presidente per la terza volta, dopo aver ottenuto nel 2018 l’approvazione, dell’Assemblea Nazionale del Popolo Cinese, con una maggioranza schiacciante per la riforma costituzionale che cancellava il limite dei due mandati.
Solo altri due leader avevano scritto e presentato una risoluzione storica dalla nascita della Repubblica Popolare: Mao Zedong e Deng Xiaoping, rispettivamente nel 1945 e nel 1981.
Attraverso questa azione, Xi Jinping entrerà definitivamente nella storia della Nazione, ma, soprattutto, consoliderà definitivamente il suo potere così da riuscire potenzialmente governare a vita, con importanti conseguenze per il mondo.
Xi Jinping pronto a diventare presidente della Cina a vita
Dallo scoppio della pandemia da Covid-19 nel gennaio 2020 a oggi, Xi Jinping non ha mai messo piede fuori dai confini nazionali, saltando appuntamenti fondamentali come l’ultimo G20 di Roma e la COP26 di Glasgow.
Due assenze definite dal presidente americano Joe Biden come “un grande errore”. Biden ha quindi affermato che, nonostante la sua mancata presenza, “anche la Cina deve rispettare le regole e gli impegni come tutti gli altri”.
I motivi principali per cui il presidente Xi avrebbe disertato i due meeting internazionali sarebbero però legati maggiormente alla politica interna, piuttosto che a quella estera.
Il Capo del Governo, infatti, era concentrato sull’organizzazione del sesto plenum, che si sta svolgendo in questi giorni a Pechino, l’ultimo incontro politico interno del partito prima del Congresso e quindi decisivo per il mantenimento della carica.
Le conseguenze per il mondo
Una volta affermato il predominio interno, a livello internazionale si guarda con attenzione in particolare a due possibili decisioni che avranno inevitabilmente importanti conseguenze anche sul resto del mondo.
Da una parte troviamo la possibilità di una maggiore stretta contro i ricchi, attraverso la cosiddetta politica della prosperità comune, la quale ha già causato la scorsa estate un tonfo dei titoli del lusso a livello globale, coinvolgendo anche le aziende italiane del settore.
Per quanto riguarda la politica estera, si rischia invece una nuova offensiva nei confronti di Taiwan, che Xi Jinping considera “appartenente alla Cina di diritto”, la quale potrebbe addirittura deflagrare in una guerra con gli Stati Uniti.
In caso di una mossa in questo senso, Joe Biden ha dichiarato in passato di avere l’obbligo di difendere il Paese del sudest asiatico, rischiando quindi di coinvolgere l’intero pianeta nello scontro tra le due superpotenze.
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