Stop ai BTP Valore, tutta colpa delle azioni Poste Italiane. Il piano del governo

Laura Naka Antonelli

28/10/2024

Che fine hanno fatto i BTP Valore? E l’Offerta Pubblica di Vendita di Poste Italiane? I due dossier sono strettamente legati.

Stop ai BTP Valore, tutta colpa delle azioni Poste Italiane. Il piano del governo

Ma che fine hanno fatto i BTP Valore, i titoli di Stato dedicati esclusivamente ai piccoli risparmiatori, ergo investitori retail, massima espressione del mantra “più titoli di stato nelle mani degli italiani” del governo italiano, in primis della presidente del Consiglio Giorgia Meloni? Non ve n’é più traccia, dall’ultima e quarta emissione andata di scena dal 6 maggio al 10 maggio: quella che ha consentito al MEF-Tesoro Italiano di incassare più di 11 miliardi di euro.

Da allora, nessuna chiamata alle armi è stata più lanciata dal governo Meloni agli italiani, nell’ambito del piano volto a riportare nelle mani degli italiani la quota più alta possibile del debito pubblico di casa.

Eppure, agli inizi di settembre, era stato lo stesso sottosegretario all’Economia, Federico Freni, intervistato dai giornalisti a margine del Forum Ambrosetti di Cernobbio, a preannunciare l’arrivo di nuovi BTP retail, rispondendo a una domanda che gli era stata posta sulla possibilità che il governo Meloni procedesse all’emissione di altri titoli di stato dedicati esclusivamente alle famiglie italiane: praticamente, a quelli che sono stati battezzati da tempo BTP People.

Il governo ha sempre puntato sul risparmio retail, abbiamo fatto già 2-3 emissioni retail quest’anno e immagino che ci saranno anche l’anno prossimo”, aveva risposto Freni.

BTP People stiano tranquilli: il BTP Valore tornerà. Ma per ora le emissioni sono in pausa

E, di fatto, i BTP People possono stare tranquilli: sono state alcune stesse fonti vicine all’esecutivo italiano a rimarcare che il piano volto a incentivare i piccoli risparmatori italiani a sottoscrivere quote crescenti di debito pubblico è stato tutto fuorché accantonato.

Per ora, tuttavia, l’emissione dei BTP Valore è in pausa, e per un motivo ben preciso, che ruota attorno a un dossier altrettanto preciso: quello di Poste Italiane, ovvero quello che vede protagonista l’intenzione del governo di collocare una quota del 14% detenuta dal MEF nella società, al fine - così come con il BTP Valore - di reperire nuove risorse anti debito: in sintesi, come sottolineano i critici, per fare cassa, sfruttando il canale delle privatizzazioni.

A riportare i rumor è stato l’articolo di Reuters “Italy seen skipping autumn retail bond, crowded out by post office sale”, sulla base di quanto riferito da tre fonti di mercato.

Niente emissione di BTP retail, così pare, nell’autunno di quest’anno: nessun BTP Valore, dunque, rivolto esclusivamente alla platea dei piccoli risparmiatori che, è stato messo in evidenza, non è stato accolto l’ultima volta neanche con un entusiasmo uguale a quelli dei precedenti collocamenti.

Priorità il collocamento di Poste Italiane, che tuttavia il governo Meloni ha appena congelato

L’obiettivo di Meloni e Giorgetti sarebbe chiaro: non distrarre le famiglie italiane con un titolo di stato che potrebbe competere con il collocamento del pacchetto azionario di Poste Italiane a cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze guidato da Giancarlo Giorgetti sta lavorando. Collocamento che tra l’altro il mercato si aspettava che iniziasse il 21 ottobre e che invece si è arenato, dopo che il suo identikit era sembrato ormai chiaro.

Nei giorni precedenti, erano arrivate infatti indiscrezioni perfino sul lotto minimo, a fronte di analisti che avevano risposto alle domande sulla convenienza o meno, da parte dei piccoli risparmiatori, a sottoscrivere le azioni.

Investitori retail e dipendenti di Poste Italiane avevano pregustato anche uno sconto di Stato.

La stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un discorso alla Camera, si era così espressa: “Poste deve rimanere nelle mani degli italiani, non intendiamo svendere i gioielli di famiglia”. Aggiungendo, in risposta ad alcuni rumor che avevano tirato in ballo il colosso americano del risparmio gestito BlackRock: “Temo che non abbiate compreso o non conosciate la vicenda. BlackRock non c’entra assolutamente nulla, noi ragioniamo della cessione di una percentuale abbastanza minoritaria, dedicata esclusivamente ai retailer”.

Era il 15 ottobre: tempo due giorni dopo, e il 17 ottobre arrivava la nota ufficiale del gruppo, quotato sul Ftse Mib di Piazza Affari:

Poste Italiane comunica di aver avviato, congiuntamente al MEF, il procedimento presso la Consob per l’approvazione del prospetto relativo all’offerta di azioni da parte dello stesso MEF, a seguito dell’approvazione del DPCM del 17 settembre scorso. Tale procedimento è stato temporaneamente interrotto in pendenza delle decisioni e delle valutazioni in corso riguardo alle modalità e ai tempi dell’offerta

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Di colpo, niente più Offerta Pubblica di Vendita di parte delle azioni di Stato da parte del governo Meloni, nonostante la rilevanza cruciale del loro collocamento di quel piano di privatizzazioni con cui l’esecutivo punta a fare cassa puntando su alcune pedine ben precise, che in alcuni casi ha già mosso: come quella che porta il nome di MPS-Monte dei Paschi di Siena-Monte di Stato (occhio alla somma finora entrata nelle casse dello Stato) e l’altra di ENI. Tanto che, nei mesi precedenti, si è parlato anche di privatizzazioni selvagge.

Ora, è il momento di pensare a Poste Italiane. Peccato che le idee non siano molto chiare, visto che poco si sa delle prossime mosse del governo, dopo lo stop improvviso al collocamento. In ogni caso, “ due collocamenti rivolti agli stessi investitori competerebbero l’uno contro l’altro ”, ha riferito a Reuters una fonte.

Nessun commento è stato rilasciato invece da parte del Tesoro che avrebbe intenzione di raccogliere con il collocamento di un pacchetto di azioni qualcosa come 2,3 miliardi di euro: “contributo estremamente marginale alla riduzione di un debito che ammonta a quasi 3 trilioni di euro”, ha fatto notare Reuters.

Se è vero che finora non vi è traccia di nessuna nuova emissione del BTP Valore, non si sa dunque più niente neanche di Poste Italiane tanto che, nelle ultime settimane, sono circolati rumor secondo cui il prossimo atto della privatizzazione del gruppo potrebbe essere rimandato addirittura al 2025.

Dal canto loro, i piccoli risparmiatori italiani continuano a chiedersi, in attesa della grande mossa, se convenga o meno fare incetta dei titoli.

BTP Valore e Poste Italiane: strumenti di Meloni per risolvere il nodo del debito

Sia il BTP Valore che il piano di privatizzazioni hanno uno scopo ben preciso: far scendere il debito mostruoso che continua a dissanguare le casse dello Stato italiano, in linea con le nuove regole imposte dall’Unione europea con il nuovo Patto di Stabilità e di crescita.

Non tutti sono convinti della capacità dell’Italia, così come è emerso dal suo Piano Strutturale di bilancio di medio termine, di far scendere il rapporto deficit-PIL al di sotto del 3%, portando il debito-PIL su una traiettoria al ribasso a partire dal 2027: non ne è convinto sicuramente l’FMI-Fondo Monetario Internazionale, mentre più fiduciosa è sicuramente l’agenzia di rating Morningstar DBRS, che ha premiato i BTP appena qualche giorno fa, così come aveva fatto una settimana fa la collega Fitch Ratings.

In questo contesto in cui i BTP continuano a essere richiesti sul mercato, blindati anche dai giudizi confortanti delle agenzie di rating, il governo Meloni non ha alcuna fretta di piazzare nuovi BTP rivolti solo ai retail. E il motivo non sarebbe rappresentato soltanto dal dossier di Poste Italiane: qualcuno ha spiegato infatti la scelta dell’esecutivo di rimandare l’emissione del BTP Valore anche con la mancata urgenza di raccogliere, almeno nel breve termine, nuovi finanziamenti, grazie ai mezzi freschi che sono già arrivati.

Il Tesoro, infatti, è sicuramente forte del recente successo rappresentato dal collocamento dei BTP a 7 e a 30 anni, che hanno raccolto richieste record per un valore superiore a 200 miliardi di euro, ribadendo l’interesse del mercato per la carta italiana.

Proprio questo successo, secondo alcune fonti interpellate da Reuters, avrebbe reso meno necessaria una nuova emissione dei BTP Valore.

D’altronde, la divisione di ricerca di UniCredit ha calcolato che, sulla base del fabbisogno finanziario di medio-lungo termine previsto per il 2024, pari a 350 miliardi di euro, per l’Italia sarà sufficiente emettere nuovi titoli di stato per un ammontare inferiore ai 50 miliardi di euro, entro la fine di questo anno. Il BTP Valore potrà dunque aspettare.

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