I commercialisti chiedono la proroga dei termini per l’adesione al concordato preventivo biennale: tempi troppo brevi per spiegare ai contribuenti tutte le variabili vista la complessità delle regole
Rischia di slittare il termine per l’adesione al concordato preventivo biennale, troppo ravvicinato il 31 ottobre 2024 per informare i contribuenti.
L’Associazione Nazionale Commercialisti di Firenze, a cui si è aggiunto il Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, chiede una proroga dei termini per l’adesione al concordato preventivo. Rischiano, quindi, di slittare i termini per l’adesione con un ulteriore maggiore vantaggio per i contribuenti forfettari.
Ecco perché la scadenza del 31 ottobre 2024 per l’adesione al concordato preventivo è a rischio e potrebbe slittare.
Termini troppo brevi per l’adesione al concordato preventivo biennale
Solo qualche giorno fa l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato la circolare 18/E con un riepilogo delle norme per il concordato preventivo biennale: l’accordo tra Fisco e contribuente che rischia di essere un flop.
Poche ore dopo spunta un’ulteriore novità, l’emendamento al decreto Omnibus che consente di ottenere un ravvedimento speciale (da molti definito condono tombale, sanatoria, scudo fiscale), sui redditi non dichiarati negli anni di imposta 2018-2022. L’emendamento, già più volte modificato, continua a suscitare dubbi e di fatto dal punto di vista strettamente legale ancora non è entrato in vigore. La conversione del decreto legge deve avvenire entro il giorno 8 ottobre, ma fino alla reale conversione non si può dire che l’emendamento sia vigente.
In merito a tale emendamento vi sono dubbi interpretativi. L’insieme di questi fattori porta l’Associazione Nazionale Commercialisti a richiedere un’estensione dei termini per l’adesione.
Perché il concordato rischia di essere un flop se non slittano i termini
L’Associazione Nazionale Commercialisti di Firenze e il Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili sottolineano che lo strumento principale creato dal Governo per recuperare l’evasione fiscale e finanziare la manovra 2025 rischia di avere una bassa adesione se il termine non viene fatto slittare fino alla fine di novembre.
Il Presidente del CNDCEC, De Nuccio, afferma
Le apprezzate modifiche normative al nuovo istituto, promosse anche dal Consiglio Nazionale sono state emanate solo ad agosto inoltrato e l’indispensabile circolare dell’Agenzia delle Entrate è stata diramata il 17 settembre. In questo contesto nel quale, peraltro, permangono dubbi interpretativi, i colleghi, che devono elaborare le proposte e valutarle con i contribuenti loro assistiti, lamentano evidenti difficoltà dovute all’esiguo tempo disponibile. Si rischia un insuccesso della misura”.
Mancano, quindi, i tempi tecnici per spiegare ai contribuenti i vantaggi effettivi che si possono avere con l’adesione al concordato preventivo biennale, le cui norme sono molto articolate e ricche di variabili ancora in corso di definizione. A ciò si deve aggiungere che i commercialisti entro la fine di ottobre devono provvedere a numerosi adempimenti, tra cui l’invio del modello Redditi Persone Fisiche e il modello 770/2024.
Tempi stretti per il ravvedimento speciale nel concordato preventivo
Proprio l’emendamento al decreto legge n. 113/2024 (Decreto Omnibus) riguardante il concordato preventivo biennale fa sì che il termine del 31 ottobre per l’adesione da parte dei contribuenti coinvolti sia assolutamente inadeguato.
Tale eventuale proroga rappresenterebbe di fatto un ulteriore vantaggio per i forfettari in quanto a tali contribuenti il concordato preventivo biennale si applica in via sperimentale per il solo anno di imposta 2024. Di fatto a fine novembre conoscono in modo quasi certo il volume di affari dell’anno e quindi se si risparmia di più con il concordato o con il sistema ordinario di calcolo delle imposte. Insomma per i forfettari la scommessa sulla tassazione non esiste.
© RIPRODUZIONE RISERVATA