Qual è l’AI migliore tra ChatGPT, DeepSeek, Gemini e Grok? Le differenze

Emanuele Di Baldo

29 Gennaio 2025 - 14:26

Anche DeepSeek, da gennaio 2025, si è aggiunta alle AI generative che stanno conquistando il mondo. Ma qual è il miglior servizio del momento? Ecco cosa sapere.

Qual è l’AI migliore tra ChatGPT, DeepSeek, Gemini e Grok? Le differenze

L’intelligenza artificiale fa, a tutti gli effetti, parte del nostro mondo. Dinamiche e progetti che fino a ieri sembravano lontani anni luce, adesso sono tangibili e a misura di utente. L’AI generativa al servizio di tutti è realtà già da un pezzo, ma dal monopolio esclusivo ed elitario di ChatGPT stiamo passando velocemente verso un mercato fatto di concorrenze, alternative e sfide a chi lo fa meglio, a chi offre di più e, perché no, anche anche a chi costa di meno.

Ecco che l’ultima novità lanciata dalla Cina, vale a dire DeepSeek, ha scombussolato non solo i mercati finanziari ma anche le prospettive future di un settore che, in fin dei conti, è ancora ai primordi. Sì, perché nell’elenco si aggiungono, ovviamente, anche Gemini di Google e Grok, una delle tante opere figlie di quell’Elon Musk, che non aspetta altro che un guanto di sfida per imporsi.

Ma stavolta l’impresa è davvero ardua. L’IA generativa di DeepSeek è meno costosa, più «leggera» e soprattutto open source, vale a dire alla portata di programmatori, piccole aziende e consumatori che possono non solo usarla ma anche, perché no, personalizzarla e farla propria, come vedremo più avanti. E, quindi, la domanda sorge spontanea: qual è l’AI migliore sulla piazza? Diciamo subito che la risposta non è univoca perché, come ogni cosa, dipende dalle proprie esigenze. Ma cerchiamo di capire qualcosa in più su quale soluzione può fare al caso tuo.

ChatGPT, l’AI apripista

In principio c’era ChatGPT, un modello di linguaggio sviluppato da OpenAI, un’azienda leader nel campo dell’intelligenza artificiale. La sua nascita risale al novembre 2022, quando è stato lanciato come anteprima di ricerca. E pensare che OpenAI è una realtà relativamente giovane: fondata nel 2015 con la missione di promuovere e sviluppare un’intelligenza artificiale amichevole a beneficio dell’umanità, nel corso degli anni, l’azienda ha visto una crescita significativa, raggiungendo una valutazione di 157 miliardi di dollari nel 2024.

Il funzionamento si basa su modelli di linguaggio avanzati, noti come GPT (Generative Pre-trained Transformer). Tali modelli sono addestrati su vasti insiemi di dati testuali, permettendo all’AI di comprendere e generare testo in modo coerente e contestuale. Attraverso l’analisi del contesto e delle parole chiave, può fornire risposte pertinenti alle domande degli utenti. Un qualcosa di incredibile dato che si tratta di interloquire con un computer come fosse una persona - anzi, forse anche meglio.

Dalla sua introduzione, ha subito diverse evoluzioni: le versioni successive, come GPT-3.5 e GPT-4, hanno prodotto miglioramenti in termini di comprensione e generazione del linguaggio, adattandosi sempre meglio agli input ricevuti dall’umano. La versione più avanzata attualmente disponibile è GPT-4 Turbo, che offre funzionalità potenziate come un migliore follow-up dei comandi, supporto JSON e output riproducibili.

Capitolo costi. Esiste una versione gratuita di ChatGPT accessibile a tutti, supportato da GPT-4o mini e una certa limitatezza per chat e generazione immagini. Con 20 dollari al mese si può accedere al piano Plus, che consente maggiore personalizzazione, meno limiti e supporta anche la creazione di video con Sora. Infine, con 200 dollari al mese si ottiene la versione Pro, il meglio dell’IA di OpenAI.

Guardando al futuro, OpenAI ha piani ambiziosi. L’azienda mira a raggiungere 1 miliardo di utenti entro il 2025 e sta investendo nella costruzione di propri data center per supportare questa crescita (fonte: businessinsider.com).

Gemini, la creazione di Google

Poi arrivò Gemini, l’AI generativa di Google. Il funzionamento è simile ma Big G non poteva farsi scappare anche questa fetta di mercato, sebbene vada, per certi versi, anche contro all’epocale e tanto amato motore di ricerca.

Gemini è una famiglia di modelli linguistici multimodali sviluppata da Google DeepMind, successore di LaMDA e PaLM 2. Sigle che ai più potrebbero dire poco ma che certificano l’impegno antecedente del colosso del web nel settore. Annunciato il 6 dicembre 2023, Gemini è stato introdotto in tre versioni: Gemini Ultra, Gemini Pro e Gemini Nano, posizionandosi come concorrente diretto di GPT-4 di OpenAI.

Nel corso del 2024, DeepMind ha rilasciato Gemini 1.5, apportando significativi miglioramenti rispetto alla versione 1.0. L’architettura è stata resa più efficiente grazie all’adozione di tecnologie come i Transformer e il Mixture-of-Experts (MoE), permettendo un apprendimento più rapido di attività complesse, mantenendo alta la qualità. Inoltre, la capacità di comprendere contesti estesi è stata ampliata con una finestra contestuale fino a 1 milione di token, la più ampia mai offerta da un chatbot consumer (sebbene solo a pagamento).

A dicembre 2024, infine, è stato introdotto Gemini 2.0 Flash, disponibile come modello sperimentale per gli sviluppatori tramite l’API Gemini in Google AI Studio e Vertex AI. Questa versione supporta input multimodali, output testuali, sintesi vocale e generazione nativa di immagini, offrendo strumenti avanzati per applicazioni diversificate (come si legge dalle indicazioni di Google stessa).

In merito ai prezzi, Google Gemini 1.5 e 2.0 sono di base gratuiti, anche se con delle limitazioni. Per avere il boost necessario per ricerche e azioni, bisogna spendere 21,99 euro al mese (con primo mese gratuito) per Gemini Advanced con un piano Google One AI Premium, che consente l’integrazione con altri strumenti Google (come Gmail e Documenti, ad esempio), 2 TB di spazio di archiviazione, accesso prioritario a nuove funzionalità e altri plus vari di Google One.

Grok, dal mondo di X

Alla lista non poteva non aggiungersi Musk con Grok, un modello di intelligenza artificiale sviluppato direttamente da xAI. Anche qui, la sostanza non cambia molto, ma la novità vera e propria è l’integrazione con un social network, in questo caso, ovviamente, X (ex Twitter). Lanciato nel 2024, Grok si lega a stretto filo, quindi, con la piattaforma X, sfruttando i dati in tempo reale per comprendere ciò che accade nel mondo.

La versione più recente, Grok-2, offre prestazioni triplicate in termini di velocità, maggiore precisione, migliore capacità di seguire le istruzioni e supporto multilingue. Inoltre, xAI ha introdotto nuove funzionalità come la ricerca web, le citazioni e il generatore di immagini Aurora, ampliando le capacità del modello e uniformandosi, di fatto, all’offerta del più anziano della classe ChatGPT.

Grok è disponibile gratuitamente per tutti gli utenti di X, rendendolo accessibile a un vasto pubblico. Questa strategia mira a democratizzare l’accesso all’intelligenza artificiale, offrendo uno strumento potente senza barriere economiche (ma previa registrazione). L’unico limite è relativo ai 10 prompt ogni 2 ore.

Musk non si pone limiti, però, in tal senso. L’obiettivo è rendere Grok uno strumento indispensabile per la generazione di contenuti e l’interazione con le informazioni in tempo reale, ma, per il momento, sempre all’interno degli ambienti X. Un modo per fare la guerra non tanto a ChatGPT in sé ma soprattutto agli altri social e, perché no, anche a Google.

DeepSeek, la novità arrivata dalla Cina

Continuiamo a viaggiare tra le AI generative arrivando a DeepSeek, la neonata creatura cinese che, a differenza delle altre alternative a ChatGPT, ha lanciato veramente nuove prospettive. Partiamo, però, dall’identikit. DeepSeek è una startup cinese con sede a Hangzhou che ha rapidamente guadagnato attenzione nel campo dell’intelligenza artificiale grazie all’introduzione sul mercato di DeepSeek-V3, un modello linguistico di grandi dimensioni basato su Mixture-of-Experts (MoE), con 671 miliardi di parametri totali e 37 miliardi attivati per ogni token. Sebbene sia sviluppato non con l’hardware più evoluto sulla piazza.

Sono due, però, gli aspetti distintivi di DeepSeek-V3:

  • il suo costo di sviluppo straordinariamente basso, pari a 5,57 milioni di dollari, ottenuto grazie a ottimizzazioni avanzate sia a livello hardware che algoritmico;
  • il vantaggio del software open source su Github che, come tale, può essere scaricato, installato e utilizzato anche da piccole e medie imprese sui propri ambienti. In questo modo, l’AI si fa personalizzabile in base alle esigenze, con un uso dei dati non più chiuso (come i concorrenti) ma aperto a sviluppi ed estensioni. Il tutto a cifre accessibili.

Ecco, forse è proprio il secondo punto che, da adesso in poi, segnerà la nuova asticella per chi si avvicina all’IA.
In termini di accessibilità, quindi, DeepSeek offre il suo assistente AI gratuitamente, rendendolo competitivo rispetto alle versioni a pagamento di altri chatbot e, soprattutto, praticabile a un pubblico sempre più ampio.

AI generative: chi vince il confronto?

Come enunciato all’inizio della nostra guida, non c’è un vincitore in assoluto per tutti gli utenti. Possiamo, però, dare delle definizioni che aiutano a capire meglio e, se serve, prendere una scelta.

  • L’interfaccia, le funzionalità e il modo di interagire con l’intelligenza artificiale è simile per tutti: questo aspetto è un fattore per chi si approccia con richieste di base all’IA. Domande come «quando è stata scoperta l’America?», «Quanti figli ha avuto Berlusconi?» e «Qual è la capitale della Somalia?» ricevono le stesse risposte, da ChatGPT in giù. Anche il metodo di comunicazione è sovrapponibile: una chat vuota, l’utente che scrive (o parla, nell’interazione vocale) e l’AI che risponde. Anche in maniera complessa, ma i prompt e l’output sono i medesimi.
  • Tutte le AI generative offrono servizi gratuiti: altro giro, altra corsa. Al momento, non esiste un’intelligenza artificiale, tra quelle citate, che funziona solo attraverso un piano di abbonamento. Sì, le versioni free possono avere delle limitazioni, ma non serve pagare per accedere all’AI. D’altro canto, le uniche opzioni totalmente gratuite sono DeepSeek e Grok (con limitazione nativa) o, meglio, che non prevedono upgrade previo pagamento. Occorre, però, sempre effettuare un accesso, che sia con e-mail e password, con credenziali Google o, ancora, con profilo X (esclusivamente nel caso di Grok). Ecco, possiamo dire che l’unico requisito necessario per usare l’IA è creare un profilo oppure averne uno, come Gmail e X.
  • Le risposte soggettive delle AI - alla stessa richiesta fatta su tutte e quattro le piattaforme - non sono uguali: ovvero, una AI non vale l’altra. Ovviamente, non parliamo di ricerche oggettive e analitiche (come per gli esempi fatti in precedenza), quando la risposta è unica e univoca. Ci riferiamo, invece, a quelle che possono essere le richieste soggettive che vengono fatte all’AI, come creare un testo emozionale partendo da dei dati, scrivere una tesina su un argomento noto oppure proporre delle immagini partendo da input testuali. Questo perché non tutti i modelli ragionano allo stesso modo, sono stati addestrati allo stesso modo o, ancora, hanno gli stessi accessi alle risorse utili. ChatGPT, ad esempio, è in grado di cercare sul web in tempo reale, anche nella versione free. DeepSeek (al momento della scrittura di questo testo), invece, non è in grado di farlo.

L’IA migliore per ogni utente: ecco qualche esempio

Abbiamo detto che non esiste una AI generativa che «batte» le altre a 360°, ma, stando alle informazioni attuali, può essere fatta una scelta ponderata a seconda delle esigenze e delle aspirazioni. Pertanto, proviamo a capire quale potrebbe essere la soluzione migliore in base a diversi identikit, ipotizzando, di fatto, un utilizzo erudito dell’intelligenza artificiale nella vita e nelle attività di tutti i giorni. Non fa parte di questo elenco l’utente con poche pretese, colui che magari usa l’IA generativa semplicemente come un app sul telefono, al pari di Google Search, da interpellare all’occorrenza. In questo caso, con i dovuti distinguo, abbiamo già appurato che tutte e quattro sono opzioni utili e affidabili.

1) Sono un content creator a tutto tondo, che opera nel settore commerciale così come in quelli dell’intrattenimento e della divulgazione. Non ho problemi di budget e cerco l’AI generativa che fornisca maggiori garanzie in termini di servizi accessori, aggiornamento e approfondimento, anche in tempo reale, delle informazioni.

In questo caso, la via principale è solo una: ChatGPT, versione Pro (200 dollari al mese). Con questa soluzione è possibile creare testi, immagini e video aggiornati in tempo reale grazie alla ricerca web su qualsiasi tipologia di fonte, senza limitazioni e con la possibilità di usufruire degli ultimi aggiornamenti possibili.

2) Sono un freelance o una piccola o media azienda che vorrebbe integrare l’AI nel proprio business. Ma potrei anche essere un professionista del web, sviluppatore e stratega, che lavora con le nuove tecnologie.

Questo secondo identikit non è riferito a una figura specifica ma più che altro a un vero e proprio settore. DeepSeek dà la possibilità a migliaia (forse centinaia di migliaia) di professionisti e imprese di studiare l’IA generativa open source, farla propria, migliorarla e settarla per il proprio business. Questa novità apre la strada a tante evoluzioni che prima dell’avvento di DeepSeek erano inimmaginabili.

Questi esempi fanno capire che ogni realtà (lavorativa e non) potrebbe fare scelte diverse da altre. Ad esempio, un giornalista o copywriter che lavora con la notizia, potrebbe trovare utile l’integrazione di Grok con X, il social network per eccellenza nel settore. In tal caso, invece, occhio a DeepSeek, che fa registrare una certa censura su tematiche ed eventi molto vicini al mondo cinese.

O, ancora, lo specialista web che usa i servizi Google opterebbe sicuramente per Gemini, soprattutto scegliendo l’account a pagamento di Google One che garantisce condivisione e collegamento tra le piattaforme.

Insomma, ChatGPT, Gemini, DeepSeek e Grok rappresentano quattro approcci distinti ma complementari nel panorama dell’intelligenza artificiale del 2025. Tutti con ampi margini di miglioramento, sia chiaro, ma che simboleggiano solo l’inizio di un’era che, ad oggi, è ancora difficile da decifrare per risultati e risvolti pratici.

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